«La strategia non è e non può essere la stessa della primavera». Troppi tamponi positivi
Dai servizi di informazione alle semplici discussioni tra amici e colleghi ormai non si parla d’altro: Covid-19.
Questo virus di cui prima non conoscevamo l’esistenza, se non altre varianti dello stesso, ha radicalmente modificato il nostro modo di vivere e di relazionarci con gli altri. Tanta è la paura e le incertezze sia su come contrastare la crescita dei contagi, sia sul futuro economico del Belpaese, che non sembra dei più rosei.
Dopo un’estate relativamente tranquilla, in cui i casi positivi erano diminuiti e la situazione sembrava essere tornata alla normalità, siamo arrivati a più di circa 10.000 contagi.
Questo dato preoccupante, ha richiesto un immediato intervento del governo per la stesura di un nuovo (l’ennesimo) Dpcm, enunciato dal premier Giuseppe Conte domenica 18 ottobre alla presenza di un ristretto numero di giornalisti, nel rispetto delle misure di sicurezza anti contagio.
Questo nuovo decreto arriva, sulla pagina ufficiale del premier Giuseppe Conte, con qualche ritardo, dovuto al prolungarsi della riunione di governo data la delicatezza dei temi da affrontare e delle decisioni da prendere.
Così, dopo un’ora di attesa davanti la tv o il pc, preoccupati forse dallo spettro di un altro lockdown, parziale o totale che sia, Conte illustra il nuovo Dpcm ribattezzato “antimovida“.
Sono infatti i ristoranti e i bar al centro del dibattito. Dovranno chiudere a mezzanotte salvo disposizioni eccezionali e dovranno esporre il numero delle persone per tavolo. Per una maggiore collaborazione e controllo sul territorio, saranno i sindaci a far chiudere le attività in quelle zone ad alto rischio di assembramento per le 21, facendo storcere il naso a molti primi cittadini. «Sarebbe un coprifuoco scaricato sulle nostre spalle. L’esecutivo si assuma le sue responsabilità» ha affermato il presidente dell’Anci Antonio Decaro.
Difficile trovare una soluzione per quanto riguarda il trasporto locale, per ora l’unica soluzione sembrerebbe essere quella di portare la quota dello smartworking dal 50 al 75%, accontentando così sia le Regioni che l’Esecutivo. Non ci sarà una riduzione della capienza dei mezzi di trasporto, ma aumenterà il controllo sulle banchine delle metropolitane per agevolare il distanziamento sociale e i flussi di salita/discesa.
Anche la scuola dovrà aggiornare il proprio calendario, prendendo in considerazione la possibilità dei turni pomeridiani. Caldo il tema della didattica a distanza che trova l’incertezza del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, nonostante il pressing stretto delle Regioni che chiedono un potenziamento dello stesso e ai quali risponde: «La scuola in presenza è fondamentale per tutti dai più piccoli all’ultimo anno del secondo grado»
Sospese sagre e fiere, mentre continuano le manifestazioni nazionali e internazionali, salvo diverse disposizioni, in base all’avanzamento del virus.
Solo le palestre al momento si sono salvate dal nuovo decreto, il governo gli ha concesso una settimana e non oltre, Conte è stato perentorio in questo, per adeguarsi al rispetto di tutte le misure di sicurezza come richiesto dal Comitato tecnico scientifico.
Sacrifici, tanti, ma per superare questo problema mondiale dobbiamo unire le forze per uscirne vincitori. Molte sono le critiche e i negazionismi che vedono questo virus come qualcosa montato a tavolino per chissà quale scopo, per non parlare di chi è contrario all’utilizzo della mascherina. Forse dovremmo ricordarci di quello che abbiamo passato sotto lockdown e riflettere.
Gianfranco Cannarozzo
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