Ci ha lasciato Gigi Proietti, un’icona per tutti i cittadini

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Il gigante dello spettacolo italiano, oggi avrebbe compiuto 80 anni, quasi tutti passati ad arricchire le scene dei cinema e dei teatri italiani

Era ricoverato in una clinica privata “Villa Margherita” per gravi problemi di cuore. La famiglia ha mantenuto il massimo riserbo. L’attore romano Gigi Proietti, uno dei più noti mattatori del teatro, avrebbe compiuto 80 anni proprio oggi, il 2 novembre, e lui stesso chissà quante battute avrebbe fatto proprio su questo. Le sue condizioni si sono aggravate solo domenica. Un uomo generoso sul palco e nella vita pubblica, da poco aveva fatto il suo appello “ai nonni d’Italia” perché non si mettessero a rischio di contagio Covid19, e tanto riservato nella vita privata, sposato dagli Anni ’60 con Sagitta Alter, guida turistica svedese, dalla quale ha avuto due figlie: Susanna e Carlotta.

L’icona

Artista poliedrico proprio come i suoi personaggi, aveva prestato la voce nel cartoon Disney il genio della lampada di Aladino. Esuberante e irresistibile come quando nel suo famosissimo one man show «A me gli occhi please» negli Anni ’70, e poi di nuovo nei ’90, cantava, si dirigeva, recitava monologhi spassosi, imitava, ballava, senza mai risparmiarsi.

Le sue parole

«Un uomo, non un intellettuale, che racconta l’allegria di allora, impastandola a quella di oggi. Ma senza nostalgia, per l’amor d’iddio. No, semmai con la gioia per un passato che la mente riscrive come vuole, come un sogno ricorrente che, negli anni, abbiamo imparato a controllare», presentava così la sua vita Gigi Proietti. Ben 55 anni dei suoi 80 anni passati tra palcoscenici, set cinematografici e studi televisivi.

I dubbi della famiglia

«I miei ci tenevano alla laurea» racconta, «io studiavo, si fa per dire, Giurisprudenza ma la sera mi esibivo. Poi il mio amico Lello, che suonava nella nostra band, una sera viene a vedermi e mi dice: «Devi fare questo». Ho capito che recitare mi piaceva tantissimo, è diventata la mia vita. Ma per papà non era la scelta giusta, era preoccupato e mi ripeteva: «Prendi un pezzo di carta, se piove o tira vento è una sicurezza».

Gli inizi

I primi successi dell’attore romano arrivano in una cantina in Prati in cui recita Brecht e poi con lo Stabile dell’Aquila diretto da Antonio Calenda, che lo guida in testi di Gombrowicz e di Moravia.

La grande occasione arriva nel 1970 quando sostituisce Domenico Modugno, accanto a Renato Rascel nel musical “Alleluja brava gente” di Garinei e Giovannini. Da allora è interprete e autore di grandi successi teatrali, tra i quali “Caro Petrolini”, “Cyrano”, “I sette re di Roma”. Dopo aver recitato nel 1974 nel dramma di Sem Benelli “La cena delle beffe”, accanto a Carmelo Bene, nel 1976 stringe un sodalizio con lo scrittore Roberto Lerici, insieme al quale scrive e dirige i suoi spettacoli rimasti nella storia, “A me gli occhi, please” è un trionfo. Lo riporta in scena nel 1993, nel 1996 e nel 2000, «Ringraziamo Iddio, noi attori abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replicano tutte le sere», confessa Proietti. «Non ho rimpianti, rifarei tutto, anche quello che non è andato bene».

La poliedricità

Continua a girare film, serie tv. Nel 1996 è protagonista della serie dei record d’ascolto “Il maresciallo Rocca” nel ruolo di un carabiniere padre di quattro figli che tutti gli italiani vorrebbero incontrare, ma prima c’erano stati “Un figlio a metà”, “Italian restaurant”. In tv fa il varietà da Fatti e fattacci a “Fantastico” ma il teatro è la sua vita e la sua passione, fa rivivere Shakespeare al Globe Theatre a Roma, incoraggia i giovani attori come faceva nella sua celebre scuola (dove ha avuto allievi Flavio Insinna, Enrico Brignano, Giorgio Tirabassi e tanti altri). Anche se molto prima la sua scuola, e la sua vocazione di maestro, si era espressa al Brancaccio, di cui fu direttore dal 1978, insieme a Sandro Merli, per dare vita a una fucina di talenti. Un talento vero, da “Febbre di cavallo” al doppiaggio: presta la voce a Gatto Silvestro, in coppia con Loretta Goggi (che fa il canarino Titti), e alle star: Richard Burton, Richard Harris, Marlon Brando, Robert de Niro e Dustin Hoffman. Doppia Sylvester Stallone che grida “Adrianaaaaa!”, nel primo Rocky. Di recente aveva partecipato alla nuova stagione di Ulisse con Alberto Angela. «I classici sono tali perché non “chiudono”, non finiscono mai di interessare» diceva Proietti di Shakespeare.

Nel 2002, per il suo attaccamento ai colori giallorossi, fu anche insignito in dall’allora presidente del club Franco Sensi del premio di “Cavaliere della Roma“.

Le parole del Capo dello Stato

«È con grande dolore che ho appreso la notizia della scomparsa, nel giorno dell’ottantesimo compleanno, di Gigi Proietti. Attore poliedrico e versatile, regista, organizzatore, doppiatore, maestro di generazioni di attori, erede naturale di Ettore Petrolini, era l’espressione genuina dello spirito romanesco». Così lo ricorda Sergio Mattarella, in una dichiarazione. «Alla grande cultura, alla capacità espressiva eccezionale, frutto di un intenso lavoro su sé stesso, univa una simpatia travolgente e una bonomia naturale, che ne avevano fatto il beniamino del pubblico di ogni età. Desidero ricordarlo anche come intellettuale lucido e appassionato, sempre attento e sensibile» – prosegue il presidente della Repubblica – «alle istanze delle fasce più deboli e al rinnovamento della società (…) Alla signora Sagitta, alle figlie Susanna e Carlotta, ai suoi collaboratori e ai tanti suoi allievi desidero far giungere il mio più profondo cordoglio, a nome della Repubblica, e sentimenti di vicinanza personale», conclude

Le esequie saranno pubbliche ma con ingressi contingentati.

 

Ginevra Larosa

Foto © Gigi Proietti sito ufficiale, TeleclubItalia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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