America divisa a metà, anche nelle Camere

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Manifestazioni, cortei, proteste e disordini accompagnano le strade di diversi Stati Usa. Varie le persone arrestate

Negli Stati Uniti si sta verificando la più alta affluenza alle urne da oltre un secolo. Per l’Us Electoral Project dell’Università della Florida, oltre 101 milioni di americani hanno votato prima dell’Election Day, di cui oltre 65 milioni per posta. Secondo dati preliminari l’afflusso potrebbe raggiungere il 67% e stabilire un vero e proprio record. In almeno sette Stati la partecipazione ha già nettamente superato quella del 2016. Quattro anni fa votarono complessivamente 139 milioni di americani, il 59,2% della popolazione che aveva i requisiti per votare.

Gli Stati

È un duello all’ultimo voto fra i due candidati, in attesa del risultato finale. Joe Biden ottiene Wisconsin e Michigan e parla al Paese: «È il popolo americano che determina chi è il presidente degli Stati Uniti». Dalla Casa Bianca, Donald Trump, che si era già proclamato vincitore, annuncia azioni legali contro i risultati elettorali.

Trump: Utah, Kansas, North e South Dakota, Montana, Louisiana, Nebraska, Wyoming, Indiana, Iowa, West Virginia, Kentucky, South Carolina, Texas, Alabama, Arkansas, Oklahoma, Missouri, Tennessee, Idaho e Mississippi, Ohio, Florida.

Biden: Arizona, Oregon, Washington, California, Colorado, Hawaii, Illinois, Connecticut, Virginia, Vermont, Massachussetts, Maryland, Minnesota, Delaware, New Jersey, Rhode Island, New York, New Mexico e il District of Columbia, New Hampshire, Maine, Wisconsin, Michigan.

Incerti: Nevada, North Carolina, Pennsylvania, Georgia e Alaska.

Biden vicino al traguardo?

La vittoria in Michigan e Wisconsin portano Biden a un soffio dalla conquista dei 270 Grandi Elettori necessari per guidare il Paese. «È chiaro che vinceremo abbastanza Stati per ottenere i 270 voti», ha affermato. Lo staff si mostra ottimista. «Siamo fiduciosi sul fatto che Joe Biden sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti». Lo afferma Jen O’Malley Dillon, il manager della campagna dell’ex vicepresidente. «Trump rischia una sconfitta imbarazzante se ricorre alla Corte Suprema per le elezioni», afferma la campagna. E lo sfidante democratico avverte: «Non avremo pace finché ogni voto non sarà contato». Joe Biden batte Barack Obama. L’ex presidente nel 2008 ha conquistato 69.498.516 voti, affermandosi come il candidato che ne ha raccolti di più nella storia delle presidenziali americane. Mentre lo scrutinio è ancora in corso, Biden ha già raccolto 69.589.840 voti, superando il suo ex capo. Attualmente in testa sul presidente in carica per il voto popolare, il quale finora ha incassato 66.706.923 voti.

Trump pronto alla causa legale

Trump solleva il sospetto di brogli e irregolarità e minaccia: «Ci stanno rubando le elezioni, non lo permetteremo». Intanto la sua campagna ha annunciato un’azione legale in Michigan, Georgia e Pennsylvania per sospendere immediatamente il conteggio dei voti fino a quando non sarà garantito allo staff del presidente un significativo accesso nelle stanze dello scrutinio, per controllare che tutto proceda regolarmente. Ed è pronta anche a chiedere il riconteggio dei voti in Wisconsin. Ma non è questa la sola causa legale ad essere stata presentata dall’attuale inquilino della Casa Bianca. Una seconda infatti è stata avanzata anche contro la Pennsylvania: l’accusa è di aver “illegalmente prorogato il termine per gli elettori per posta”.

Camere spartite a metà

Per quanto riguarda il Congresso degli Stati Uniti, la Camera è rimasta in mano ai democratici, il primo vero verdetto dell’Election Day, mentre al Senato sembra delinearsi una conferma dei repubblicani. Wall Street chiude in forte rialzo. Il Dow Jones sale dell’1,35% a 27.849,84 punti, il Nasdaq avanza del 3,85% a 11.590,78 punti mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso del 2,21% a 3.443,53 punti.

Diverse le città americane in cui sono state organizzate delle manifestazioni per chiedere elezioni eque sotto lo slogan “conta ogni voto” (“Count Every Vote“, come nell’immagine accanto, ndr). Per protestare contro le azioni legali dei repubblicani, per fermare il conteggio delle schede, sono scesi in piazza a Detroit, Chicago, Filadelfia, New York e Baltimora. Migliaia di fan di Joe Biden si sono uniti in cortei a New York per chiedere che “tutti i voti siano contati“, come sollecita il candidato dem alla Casa Bianca. Ha partecipato pacificamente gente di ogni età alle manifestazioni lungo la famosa Fifth Avenue nella Grande Mela. La polizia ha però arrestato 20 persone accusate di trasformare una manifestazione pacifica in aggressioni e atti di vandalismo.

Gli scontri nelle piazze

Diversa e più agitata la protesta a Detroit, davanti a un centro elettorale dove è in corso lo spoglio delle schede e dove la polizia ha impedito l’accesso ai sostenitori di Trump. Secondo il Detroit Free Press, sul posto sono arrivati anche alcuni fan di Biden, contribuendo ad accrescere la tensione. A Minneapolis decine di persone sono state bloccate dalla polizia lungo la Strada 94 su cui marciavano per chiedere il conteggio di tutti i voti e denunciare le azioni legali della campagna di Trump contro gli spogli. Scene simili si sono verificate a Portland, in Oregon, dove ci sono stati diversi arresti da parte della polizia con l’accusa di aver rotto alcune finestre. Come per le altre l’argomento delle rimostranze era quella di permettere il conteggio di tutti i voti.

Il calendario

Dopo la lunga notte elettorale americana, dunque, ancora non c’è un vincitore tra Donald Trump e Joe Biden. Queste sono le tappe che porteranno all’insediamento di chi, tra i due, guiderà la Casa Bianca nei prossimi quattro anni:

8 Dicembre, ultimo termine per risolvere le dispute. Entro questa data dovranno essere concluse le eventuali controversie, a partire da quelle sul voto per posta ancora in fase di spoglio in alcuni Stati. Il termine vale anche per l’eventuale riconteggio dei voti nei singoli Stati, per le cause nei tribunali e per l’eventuale ricorso alla Corte Suprema.

14 Dicembre, l’elezione del presidente: spetta al collegio elettorale formato da 538 grandi elettori. Ogni candidato, Stato per Stato, sceglie quali Grandi Elettori dovranno rappresentarlo nel collegio. Questi poi si incontrano ciascuno nel suo Stato e votano per il candidato che li ha scelti. I Grandi Elettori che lo tradiscono (caso raro) vengono chiamati “elettori infedeli”.

Le novità dal 2021

3 Gennaio, al via il nuovo Congresso. Il 117° Congresso debutterà prima del presidente: Camera dei Rappresentanti e Senato si insedieranno il 3 gennaio 2021 a mezzogiorno.

6 Gennaio, lo scenario Pelosi. La speaker della Camera, terza carica dello Stato, ha spiegato che se lo stallo per l’elezione del presidente dovesse sorprendentemente perdurare entro quella data dovrà essere la Camera dei Rappresentanti del Congresso americano (rimasta in mano ai democratici) a decidere.

Dicembre/Gennaio, la transizione. È il processo per il trasferimento formale dei poteri dal presidente uscente al nuovo presidente eletto, se questo dovesse cambiare, dunque se dovesse vincere Joe Biden. Questo processo avviene solitamente tra la proclamazione del nuovo presidente e l’Inauguration Day, data dell’insediamento alla Casa Bianca. Se ne occupano i “transition team” dei due candidati.

20 Gennaio, il giuramento. È l’Inauguration Day. Il vincitore delle elezioni inizierà il suo mandato presidenziale il 20 gennaio 2021, con la cerimonia del giuramento a Capitol Hill, sede del Congresso americano, in genere alla presenza degli ex presidenti.

 

Ginevra Larosa

Foto © Forbs, The Sun, Linkedin, Bitcoin news, Daily express, Us embassy, The White House

Video © Eurocomunicazione/Ansa

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