A pochi giorni dall’evacuazione dei rifugiati in Place de la République a Parigi, il caso del produttore musicale rilancia il tema delle violenze poliziesche
Giovedì scorso 26 novembre, Gérald Darmanin, il ministro dell’Interno francese, ha chiesto la “sospensione” degli agenti di polizia che hanno seguito e poi picchiato nel suo studio di registrazione a Parigi un produttore musicale. I funzionari, dopo che un video con la registrazione dei fatti è stato pubblicato sui social network, sono sotto inchiesta da parte della procura di Parigi per “violenza” e “falsificazione in scrittura pubblica”.
Oltre il danno la beffa
Gli agenti di polizia avevano, infatti, inizialmente portato alla stazione di polizia e tenuto in custodia il produttore musicale e tutti coloro che erano intervenuti per aiutarlo, a motivo di “violenza contro una persona che detiene un’autorità pubblica” e “ribellione”. Ma la Procura della Repubblica di Parigi ha chiuso questa inchiesta e ha aperto una nuova procedura per “violenza da parte di persone che detengono la pubblica autorità” e “falsificazione in pubblico scritto”, affidata all’Ispettorato Generale della Polizia Nazionale (IGPN).
Le marce contro il ddl
Sabato 28 novembre 133.000 persone, secondo i dati del Ministero dell’Interno, e 500.000 secondo gli organizzatori, hanno marciato in Francia contro il disegno di legge sulla “sicurezza globale“, la cui prima lettura era stata approvata all’Assemblea nazionale martedì 24 novembre. E soprattutto contro la sua misura chiave, l’articolo 24 del disegno di legge, che prevede di limitare la possibilità di filmare le forze dell’ordine. I manifestanti hanno anche denunciato la violenza della polizia e il razzismo.
L’articolo 24 sarà interamente riscritto
In seguito alle manifestazioni di sabato contro la legge sulla “sicurezza globale” e la violenza, lunedì 30 novembre i presidenti dei gruppi di maggioranza all’Assemblea nazionale hanno annunciato che l’articolo 24 del disegno di legge, che cristallizza le critiche, sarà interamente riscritto.
Le parole del presidente LRM
«Non si tratta né di un ritiro né di una sospensione, ma di una completa riscrittura del testo», per eliminare «malintesi e dubbi», ha dichiarato il presidente del LRM (La République en Marche) Christophe Castaner, in una conferenza stampa.
Il punto della discordia
L’articolo in questione, prevede la criminalizzazione della diffusione dolosa di immagini delle forze di sicurezza, ed è fortemente condannato dai sindacati dei giornalisti e dai difensori delle libertà pubbliche.
Rossella Vezzosi
Foto © Al Jazeera, Le Monde, Le Parisien, LCI