La deputata PD interviene al think tank di professionisti con sede a Londra per discutere i punti della Legge di Bilancio che riguardano le agevolazioni volte a ridurre il gap con gli uomini
A ridosso della pausa natalizia, il Business Club Italia – il think tank di professionisti, imprenditori, finanzieri e avvocati italiani con sede a Londra e luogo di confronto tra associati ed esponenti dell’imprenditoria, della politica, del mondo economico e accademico – ha ospitato in un breakfast telematico via Zoom la deputata del Partito Democratico Laura Boldrini. Il tema dell’incontro è stato “Obiettivo 62%. Una legge per incentivare l’occupazione e l’imprenditoria femminile”, con una discussione sugli stimoli in materia messi in campo dal governo con la Legge di Bilancio 2021.
Le novità preannunciate
La manovra, che dovrà essere convertita in legge entro fine anno, prevederà salvo modifiche 500 milioni da destinare alle politiche sul lavoro.
Tra le misure, si pensa a sgravi fiscali fino al 100% se entro i 6.000 euro annui per chi assume donne e ulteriori supporti all’imprenditoria femminile, secondo le linee guida della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo.
Saranno introdotte politiche per le famiglie, spesso colpite gravemente dalla pandemia di Covid-19, con l’assegno unico per i figli e il bonus asilo; sostegni all’occupazione e alla nascita di imprese al femminile.
Recovery Fund
Sarà anche proposta la creazione di un fondo specifico da 20 milioni l’anno per il biennio 2021-22, secondo quanto stabilito dalle legge a firma della deputata PD Marianna Madia, volta a inserire l’Italia nel tracciato segnato dall’Unione europea con il programma settennale 2021-2027 Next Generation Eu.
L’Italia è infatti in ritardo rispetto alla media europea: dai dati forniti dal quotidiano di economia Il Sole 24 Ore, solo il 21% delle imprese registrate alla Camera di Commercio ha la direzione al femminile e le cifre calano ulteriormente se si prendono in esame le start up innovative, appena il 13,5%. Le partite Iva riconducibili a persone fisiche di sesso femminile sono il 27%, contro il 45% di quelle maschili, mentre il resto appartiene a persone giuridiche.
Anche buone notizie
L’aspetto positivo è che, finalmente, la tendenza vede una forte crescita, nel 2018 si è superata quota 1,3 milioni di imprese con una direttrice. Secondo quanto riportato da Unioncamere e Infocamere, i settori prevalenti riguardano istruzione, welfare privato, sanità e assistenza sociale. La longevità è però un punto critico, con una media di 2,3 anni in meno rispetto alle attività maschili.
Per questo, oltre al supporto economico in senso stretto, si punta a rafforzare la formazione, l’orientamento, l’assistenza tecnica e professionale a chi intende intraprendere percorsi di autoimprenditorialità. Per la consulenza e l’attuazione alle misure, il ministero dello Sviluppo economico ha preposto a queste funzioni il Comitato impresa Donna, che oltre a indirizzare fattivamente le linee guida, stilerà un rapporto annuale sulla partecipazione femminile all’economia italiana.
Il rapporto “Gender equality index”
Nell’Unione europea, stando al rapporto APID – Imprenditorialità Donna sulle Politiche Europee per l’Imprenditorialità Femminile, le donne costituiscono solo il 30% della totalità imprenditoriale nei Paesi membri, con valori oscillanti da Stato a Stato e, sull’innovazione, si scende addirittura della metà.
Il rapporto Gender equality index 2020 evidenzia come l’Italia sia anche il Paese che sta segnando i più significativi miglioramenti verso la parità di genere negli ultimi dieci anni. Ovviamente ci sono importanti dislivelli da colmare, ma sono passi avanti verso il pieno sfruttamento dell’imprenditoria femminile, a detta di tutti un potenziale non ancora pienamente espresso.
Raisa Ambros
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