In Argentina approvata la “legge dei mille giorni”

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Nel 2018 si era già discusso al Congresso dello stesso tema ma il Senato si era opposto, nonostante l’approvazione della Camera

La pubblicazione della “legge dei mille giorni” nella Gazzetta ufficiale rende l’Argentina uno dei 50 Stati che hanno posto fine all’aborto insicuro.

Cosa prevede la normativa argentina

Le minori di 13 anni potranno abortire con l’approvazione di almeno uno dei loro genitori o un rappresentante legale. Le donne di età compresa tra 13 e 16 anni avranno bisogno dell’autorizzazione solo se la procedura compromette la loro salute. Dai 16 anni in poi la decisione spetta unicamente alla donna. La nuova legge sostiene anche la responsabilità dello Stato nell’attuazione della legge sull’educazione sessuale. Aggiorna le pene detentive per chi causa l’aborto o acconsente a praticarlo oltre il tempo massimo previsto dalla legge, ovvero la 14ª settimana di gestazione.

Legge dei 1.000 giorni“, così è chiamata, prevede anche dei benefici finanziari annuali alle famiglie che hanno bambini di età fra un anno e tre anni. Inoltre, le gestanti potranno avere un sostegno economico anche per tutto il periodo della gestazione. Il proposito è quello di invogliare le madri incinta in condizioni di difficoltà a portare a termine la gravidanza. Si eviterebbe così il ricorso all’aborto che d’ora in poi sarà permesso per legge.

Finora era consentito solo se la gravidanza era la conseguenza di una violenza, o quando esisteva un pericolo grave per la vita della donna incinta. Purtroppo sono moltissime in Argentina le interruzioni clandestine. Effettuate in costose cliniche private oppure in strutture che non rispettano le norme di sicurezza, mettendo a repentaglio la salute delle donne. Secondo i dati ufficiali dal 1983 hanno causato 3mila decessi, spesso tra le fasce più svantaggiate e povere della popolazione.

Festeggiamenti

Una vittoria per i movimenti per i diritti delle donne. Ma anche una decisione che avrà ripercussioni nella regione a maggioranza cattolica, dove il diritto all’aborto è fortemente limitato. Da anni le attiviste argentine sono un simbolo globale, così come i fazzoletti verdi del movimento femminista. Movimento che si è battuto per questa legge – la Campana Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito – nato 15 anni fa per affiancare le femministe nella battaglia per la legalizzazione dell’aborto. Nella piazza davanti all’edificio del Senato si erano radunate migliaia di persone. Favorevoli alla legalizzazione dell’aborto e contrari, militanti dei collettivi “pro-vita”, in attesa del risultato. L’annuncio della vice presidente Cristina Fernandez Kirchner accolto dalla folla con un boato di gioia. Su un maxischermo la scritta “Es ley!” (è legge). La stessa ex presidente ha esultato: «Aborto legale in ospedale!».

L’entusiasmo del presidente

Il presidente Alberto Fernandez, che aveva promesso la depenalizzazione esulta su Twitter, “l’aborto sicuro, legale e gratuito è legge. Siamo una società migliore che amplia i diritti delle donne e garantisce la salute pubblica. Avevo promesso di farlo nei giorni della campagna elettorale. Recuperare il valore della parola impegnata. Impegno per la politica”

Divenuto presidente nel dicembre 2019, Fernandez ha espresso spesso il suo impegno a presentare un progetto per legalizzare l’aborto nel Paese. Nonostante alcuni ritardi e la pandemia del coronavirus, a metà novembre inviò al Congresso un disegno di legge che consente l’interruzione della gravidanza fino alla 14ª settimana. Il nono progetto normativo su questo tema presentato nel Parlamento. Il Senato ha approvato la legge con 38 voti a favore e 29 contrari, dopo l’approvazione da parte della Camera dei deputati lo scorso 11 dicembre.

Nel 2018 si era già discusso al Congresso argentino dello stesso tema ma il Senato si era opposto, nonostante l’approvazione della Camera.

Proibita in tanti Paesi

L’interruzione della gravidanza è infatti ancora proibita senza eccezioni in Paesi come El Salvador, Honduras, Nicaragua, Repubblica Dominicana e Haiti. Paraguay, Venezuela, Guatemala, Perù e Costa Rica hanno alcune delle normative più restrittive e depenalizzano l’aborto solo nel caso in cui la vita o la salute della donna incinta sia in pericolo. Alcuni Paesi, come Cile, Colombia Ecuador e Brasile, includono diverse eccezioni come nei casi di stupro, o di impossibilità di vita del feto.

Dalla chiesa parole dure

I vescovi argentini in una nota criticano i parlamentari. “Siamo profondamente dispiaciuti per la lontananza della classe dirigente dai sentimenti della gente, che si è espressa in vari modi a favore della vita in tutto il nostro Paese. La Chiesa in Argentina continuerà sempre a lavorare con fermezza e passione nella cura e il servizio per la vita”.

Abbiamo la certezza che il nostro popolo continuerà sempre a scegliere tutta la vita e tutte le vite. Continueremo a lavorare per le priorità autentiche che richiedono un’attenzione urgente nel nostro Paese. I bambini che vivono in povertà in numeri sempre più allarmanti, l’abbandono della scuola da parte di molti di loro. Ma anche la pressante pandemia di fame e disoccupazione che colpisce molte famiglie. Così come la drammatica situazione dei pensionati, che vedono nuovamente violati i loro diritti. Difendere la vita sempre, senza rinunce, ci permetterà di costruire una Nazione giusta e solidale, dove nessuno viene scartato e in cui si può vivere una vera cultura dell’incontro”, conclude la nota.

Papa Francesco non commenta, almeno per ora, la legge proveniente dalla sua patria. In un udienza generale del 10 ottobre 2018 il Pontefice pose questi quesiti. «Ma come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare? È giusto far fuori una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema. Non si può, non è giusto far fuori un essere umano, benché piccolo, per risolvere un problema. È come affittare un sicario».

Martedì, 29 dicembre 2020 Papa Francesco, sul suo account Twitter, ha scritto un messaggio che sembrava un chiaro contrappunto alla imminente novità. “Il Figlio di Dio è nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio. È venuto al mondo come viene al mondo un bimbo, debole e fragile, perché noi possiamo accogliere con tenerezza le nostre fragilità”.

Importanza storica di questa giornata

La ministra italiana delle Politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova, su Facebook, scrive: “commuovono le immagini delle donne argentine radunate in piazza nel momento in cui arriva la notizia che il Parlamento nazionale ha approvato la legge sull’interruzione di gravidanza. Una legge a lungo attesa che finalmente sancisce un diritto fondamentale delle donne. Strumento irrinunciabile per la loro autodeterminazione, per la libertà di scelta consapevole, anche nella maternità, nonché per la tutela della loro salute. E basta guardare queste giovani ragazze, per capire l’importanza storica di questa giornata, per loro e per le donne di tutta l’Argentina”.

Amnesty International

Erika Guevara-Rosas, direttrice per le Americhe dei Amnesty International, ha commentato: «l’Argentina ha fatto un passo avanti emblematico nella difesa dei diritti delle donne, delle ragazze e delle persone con capacità riproduttiva. Ha anche inviato un forte messaggio di speranza a tutto il nostro continente. Possiamo cambiare rotta contro la criminalizzazione dell’aborto e contro gli aborti clandestini, che rappresentano gravi rischi per la salute e la vita di milioni di persone. Sia la legge approvata oggi dal Congresso argentino che l’enorme sforzo del movimento delle donne per raggiungere questo obiettivo sono un’ispirazione per le Americhe e per il mondo».

Mariela Belski, direttrice esecutiva dell’organizzazione in Argentina, ha aggiunto: «Ora, le persone che decidono di interrompere la gravidanza avranno un servizio sicuro e di alta qualità. Oggi siamo cresciuti come società. Amnesty si adopererà per garantire che lo Stato garantisca il rispetto dell’aborto legale in tutto il Paese».

 

Vedi anche l’altro nostro articolo su eurocomunicazione.eu

 

Ginevra Larosa

Foto ©  Vox, Science Norway, Twitter, Interris, Amnesty International

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