Migranti, processione in viaggio verso il sogno americano

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9.000 honduregni bloccati in Guatemala dopo aver passato la frontiera. Diretti in Messico, con la speranza di entrare negli Usa

9.000 migranti honduregni sono stati bloccati in Guatemala dopo essere riusciti a forzare un cordone di polizia alla frontiera. Sono diretti in Messico, con la speranza di entrare negli Usa nonostante le restrizioni.

Il passaggio alla frontiera di El Florido e gli scontri a Vado Hondo

La carovana, composta da almeno novemila persone divisi in diversi contingenti, si era spostata di circa 50 chilometri nell’entroterra. Arrivando nel villaggio di Vado Hondo, nel dipartimento di Chiquimula, quasi 6.000 di loro (secondo i dati della polizia) si sono scontrati con le forze dell’ordine dispiegate lì. Finendo per essere boloccati in questo luogo a causa della geografia dei luoghi.

La folla honduregna a piedi era riuscita a entrare venerdì sera, 15 gennaio, attraverso il passaggio di frontiera di El Florido, a 220 chilometri ad est della capitale guatemalteca. «La polizia di frontiera non è intervenuta con le armi, dato che il gruppo comprendeva molte famiglie con minori», ha spiegato un ufficiale locale.

Per attraversare il confine, le autorità guatemalteche richiedono ai migranti di presentare una documentazione adeguata e un test PCR negativo per il coronavirus. Anche se molti non soddisfano questi requisiti, i migranti sono riusciti a entrare senza violenza.
Alcuni hanno ricevuto assistenza dalla Croce Rossa e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

3.500 migranti, tra cui diverse centinaia di bambini, sono già stati rimpatriati.
I restanti, secondo i dettagli forniti dalle autorità migratorie, dopo aver percorso 450 km all’interno del Guatemala, tenteranno di entrare in Messico attraverso il posto di frontiera Tecun Uman (sud-ovest). Con la speranza di poter raggiungere poi gli Usa.

Violenze e interdizione totale dell’aborto

L’Honduras (9 milioni di abitanti), antica patria del popolo Maya, è oggi un Paese soggetto alla violenza di bande e narcotrafficanti. Anche qui, come in altri Stati dell’America centrale, alle minacce di morte e alle violenze delle gang è preferibile la fuga.

La situazione economica già degradata, con il passaggio di due potenti uragani a novembre e le conseguenze della pandemia, oggi lo è ancor più di prima.

Giovedì 21 gennaio una riforma costituzionale che impedisce l’aborto è stata approvata dal Parlamento dell’Honduras. L‘Onu ha espresso preoccupazione e ribadito che tale riforma costituzionale “contravviene agli obblighi internazionali in materia di diritti umani, poiché non affronta un problema di salute pubblica che la criminalizzazione dell’aborto in tutte le sue forme sta già causando”.

Joe Biden ammorbidirà la politica migratoria degli Usa?

Il nuovo presidente americano, Joe Biden, avendo – tra le altre cose – decretato che le persone senza permesso di soggiorno negli Stati Uniti dovrebbero avere l’opportunità di ottenerlo, dà speranza anche agli immigrati. Soprattutto dal Centro America.

Gli ispanici delusi dall’ex presidente statunitense Barack Obama, confidano oggi in Biden perché realizzi la riforma dell’immigrazione che attendono da più di quindici anni. E poche ore dopo la nomina, il neopresidente ha, di fatto, inviato al Congresso un progetto di legge che soddisfa le loro richieste.

Ipotesi di regolarizzazione inviata al Congresso

Il documento prevede la regolarizzazione in più fasi dei circa undici milioni di immigrati che vivono negli Usa senza i documenti in regola. Svolgono lavori essenziali per l’economia in questi tempi di pandemia, ma non beneficiano dell’assistenza sanitaria.

Il progetto fa ben sperare i dreamers, i migranti arrivati prima di compiere i sedici anni. Donald Trump aveva cancellato il decreto introdotto da Obama che permetteva loro di restare nel Paese. Senza spingersi comunque a ordinarne la deportazione verso Stati che conoscono a malapena. La Corte Suprema ha bloccato la decisione di Trump a giugno del 2020.

Ora Biden ha firmato un decreto che ristabilisce il loro status per quattro anni. Il tempo che servirà al Congresso per adottare una legge che garantirà ai dreamers la cittadinanza statunitense. Al contempo i titolari di un permesso di soggiorno temporaneo, haitiani o centroamericani accolti per ragioni umanitarie, vedranno ripristinati i permessi di soggiorno annuali cancellati da Trump. In attesa di ottenere uno status definitivo.

Un’attenzione per le categorie colpite dal Covid-19

Il progetto di legge Us citizenship act of 2021 garantirà agli immigrati irregolari presenti negli Usa il 1 gennaio 2021 un permesso temporaneo, così che possano richiedere la green card (permesso di soggiorno) nei successivi cinque anni, a condizione di soddisfare alcuni criteri. Tre anni dopo, potranno chiedere la nazionalità americana.

I lavoratori agricoli e dei mattatoi – tra le categorie più colpite dalla pandemia, soprattutto negli stabilimenti per la lavorazione della carne del Midwest e nei campi della California – avranno la priorità nel processo di regolarizzazione, che potrebbe rientrare nel piano di rilancio economico che Biden presenterà al Congresso.

Il neocomandante in capo non ha subordinato la riforma alla promessa di rafforzare i controlli alla frontiera, come fece Barak Obama nel 2012 nella speranza di convincere i repubblicani. Al contrario, il nuovo presidente statunitense ha dimostrato di voler interrompere la costruzione del muro. Annullando la dichiarazione di stato d’emergenza nazionale che aveva permesso al suo predecessore di attingere ai fondi del Pentagono per finanziare i lavori di costruzione del muro.

La riforma dell’immigrazione

La riforma dell’immigrazione prevede infine aiuti per i Paesi dell’America centrale (El Salvador, Guatemala, Honduras) da cui oggi arrivano gran parte dei migranti.
Si tratta di circa quattro miliardi di dollari in quattro anni, che saranno condizionati agli sforzi dei governi coinvolti per eliminare corruzione e violenza. Inoltre nasceranno dei centri dove i richiedenti asilo potranno rivolgersi per chiedere di essere accolti negli Usa o in altri Paesi.

Stop alle espulsioni

In campagna elettorale Joe Biden aveva proposto una moratoria sulle espulsioni. Il 3 novembre 2020 quasi il 60% degli ispanici ha votato per lui e la sua vicepresidente Kamala Harris. Il presidente americano è consapevole di aver vinto grazie al sostegno delle minoranze.

La sera dell’inaugurazione della nuova presidenza il Dipartimento per la sicurezza nazionale ha confermato che le espulsioni saranno sospese per cento giorni a partire dal 22 gennaio, in modo da verificare che il sistema attuale sia “giusto ed efficace”. Tuttavia i collaboratori di Biden fanno notare che servirà del tempo per disfare tutto l’operato di Donald Trump, che aveva introdotto più di quattrocento misure sull’immigrazione senza passare per il Congresso.

Processioni continue dal 2018

Da ottobre 2018 molte migliaia di migranti hanno lasciato l’Honduras, più di una dozzina, e tutte si sono scontrate con migliaia di guardie di frontiera statunitensi e personale militare di stanza al confine meridionale con il Messico, senza mai riuscire a raggiungere gli Stati Uniti d’America.

 

Vedi anche l’altro nostro articolo su eurocomunicazione.eu

 

 

Rossella Vezzosi

Foto © L’Express, Commissione europea, Yahoo Finance

Video © Eurocomunicazione

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