Nuova Zelanda, confini chiusi fino a quando cittadini “vaccinati e protetti”

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Jacinda Ardern, primo ministro della Nuova Zelanda

Il primo ministro Jacinda Ardern afferma che il Covid-19 rimarrà per gran parte del 2021

Nuova Zelanda più isolata che mai

Dopo che l’Australia ha interrotto per 72 ore il corridoio di viaggio con la Nuova Zelanda a seguito del primo caso di Covid-19 del 2021 nella comunità, riscontrato nel Northland dopo due mesi di tiepido ottimismo, Jacinda Ardern non attende per fare alcune dichiarazioni in una situazione che definisce comunque “sotto controllo”. I casi sino ad oggi registrati sono infatti 2.290 su meno di 5 milioni di abitanti, 25 i morti. 

Ardern esprime per prima cosa delusione circa la decisione di Camberra e chiede contestualmente a Scott Morrison, primo ministro australiano, rassicurazioni circa l’eccezionalità delle recenti “chiusure delle frontiere a breve termine“, che non devono in alcun modo diventare la norma di quell’accordo di collegamento tra i due Stati che essi chiamano bolla.

Quest’ultima, rotta rumorosamente dal governo australiano, ha come effetto l’interruzione degli accordi bilaterali che prevedono la possibilità di muoversi tra i due Paesi senza obbligo di quarantena.

Meta turistica

STEFAN LEHNER

La Nuova Zelanda osserva procedure d’ingresso rigorose e l’accesso è vietato a tutti tranne che ai residenti e ai cittadini permanenti. Tutti gli arrivi devono essere messi in quarantena per 14 giorni in una struttura gestita.

In tempi normali, circa 200.000 britannici visitano la Nuova Zelanda ogni anno. I siti turistici più famosi includono la città principale, Auckland, la regione vinicola di Marlborough e la nota località di sport invernali Queenstown.

Tracciamento di Kiwi e Māori

Dopo il caso della donna risultata positiva al virus, contratto presso l’hotel Pullman di Auckland, è iniziato il tracciamento delle persone con cui è entrata in relazione: solo una su 16 è risultata positiva, e successivamente centinaia di residenti dell’area del Northland sono stati testati per scrupolo, tra i quali il gruppo più rappresentato è quello dei Māori.

Il tracciamento in Nuova Zelanda funziona grazie a insegne con QR code poste in prossimità delle bellezze naturalistiche, dei capanni e rifugi, delle spiagge: anche l’escursionista amante di luoghi non eccessivamente affollati incontra, lungo il suo cammino, poster segnaletici che invitano a passare il proprio smartphone sul codice o a utilizzare l’app Covid Tracer, persino nelle Great Walks.

La legge locale ne prevede, infatti, l’utilizzo non solo nelle attività commerciali, e anche se nelle aree meno abitate non risulta facile il posizionamento di totem, il governo confida sul fatto che le persone saranno incoraggiate a segnalare manualmente – sul diario all’interno dell’app – i luoghi sprovvisti di codice QR. Allo stesso modo, qualora vi fossero problemi di accessibilità alla app, ai visitatori è richiesto di tracciare e poi riferire la propria posizione con altri mezzi. Quali ad esempio la compilazione del libro delle presenze conservato nelle capanne, scattare fotografie o tenere un diario personale.

Prevenzione primaria

Jacinda Ardern AP

Jacinda Ardern ha annunciato che vi sono «rapidi progressi verso la vaccinazione dei neozelandesi contro il virus» e la Nuova Zelanda potrebbe vedere l’approvazione del primo vaccino Covid-19 dal 3 febbraio.

Ciononostante, i confini nazionali resteranno a lungo chiusi: «il resto del mondo rappresenta semplicemente un rischio troppo grande per la nostra salute e l’economia», ha affermato il primo ministro, valutando come indispensabile un doppio nodo di sicurezza che vede in un vaccino “sicuro ed efficace” e nell’isolamento – fatte salve le bolle di viaggio con l’Australia e il Pacifico – i due elementi fondamentali.

Chris Hipkins, ministro con la delega alla gestione della pandemia, ha affermato che i lavoratori frontalieri saranno tra i primi ad essere vaccinati, con una attesa che si stima inferiore alle due settimane. «Questo sarà l’inizio della più grande campagna di vaccinazione mai realizzata in Nuova Zelanda. In questo modo si aggiungerà un altro livello alle nostre difese di confine» affermano dal governo. Aggiungendo che dopo le categorie a maggiore rischio – operatori sanitari in prima linea ad alto rischio, operatori del settore pubblico in prima linea e personale dei servizi di emergenza – prospettano di iniziare a vaccinare in massa la popolazione a metà anno.

Vaccini: protezione della salute e del benessere dei neozelandesi

Il governo ha acquistato 7,6 milioni di dosi del vaccino dell’Università di Oxford/AstraZeneca, che potrebbe coprire 3,8 milioni di neozelandesi. Ha anche ottenuto 10,7 milioni di dosi da Novavax, società statunitense di sviluppo di vaccini, che potrebbe vaccinare 5,6 milioni di persone. A questi vaccini, che richiedono la somministrazione di due dosi, si aggiungono i 750.000 di Pfizer e i cinque milioni di Janssen.

Dopo aver formato 1.200 vaccinatori provvisori, pronti a completare la formazione sul vaccino Covid-19 una volta disponibile, ora «stiamo pianificando ulteriori 2.000-3.000 vaccinatori a tempo pieno che saranno formati e disponibili quando necessario in tutta la Nuova Zelanda». Il governo, attraverso diversi ministeri, sta lavorando con partner in tutto il sistema sanitario e della disabilità (comprese le autorità di regolamentazione per le professioni sanitarie pertinenti e gli operatori sanitari sul lavoro) per coinvolgere ulteriori capacità di vaccinazione in tutto il Paese. Questa formazione dovrebbe iniziare a febbraio, inizialmente per quei vaccinatori che consegneranno il vaccino Pfizer e poi per infermieri, medici e farmacisti.

JA RNZ : Richard Tindiller

«Dobbiamo rimanere uniti, abbiamo dimostrato l’anno scorso quanto siamo bravi», dichiara Jacinda Ardern. Dall’Europa attendiamo di vedere se la commemorazione del 6 febbraio prossimo – quando cade il Waitangi Day, data in cui si celebra la festa nazionale della Nuova Zelanda – sarà ricordata insieme all’arrivo del vaccino.

 

Chiara Francesca Caraffa

Foto © Alliance/D. Munoz, Stefan Lehner, AP, Richard Tindiller

 

 

 

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Chiara Francesca Caraffa
Impegnata da sempre nel sociale, è Manager del Terzo Settore in Italia, ove ricopre ruoli istituzionali in differenti Organizzazioni Non Profit. Collabora con ETS in Europa e negli Stati Uniti, dove promuove iniziative per la diffusione della consapevolezza dei diritti della persona, con particolare attenzione all'ambito socio-sanitario. Insegna all'International School of Europe (Milan), dove cura il modulo di Educazione alla salute. Cultrice di Storia della Medicina e della Croce Rossa Internazionale ed esperta di antiquariato, ha pubblicato diversi volumi per Silvana Editoriale e per FrancoAngeli.

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