Ue, firmato contratto vaccino Pfizer-BioNTech per la fornitura di 300 milioni di dosi

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Coronavirus, von der Leyen annuncia primo accordo. Italia lavora su distribuzione, possibile già da fine anno per la commissaria europea alla salute, Stella Kyriakides

L’Europa più vicina al vaccino anti-Covid, dopo la notizia diffusa dall’americana Pfizer sull’efficacia al 90% del farmaco messo a punto con la tedesca BioNtech. La presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen ha annunciato via Twitter – e poi il collegio dei commissari dell’Unione europea ha ratificato – il via libera a sottoscrivere il contratto per il vaccino anti-Covid 19 con Pfizer-Biontech, fino a 300 milioni di dosi (acquisto iniziale di 200 con l’opzione per 100 milioni di dosi ulteriori, ndr).

I dettagli

La commissaria Ue alla salute, Stella Kyriakides, sottolinea: nello scenario migliore le prime dosi del vaccino anti coronavirus «potrebbero arrivare già a fine 2020, inizio 2021». Ma «un solo vaccino non sarà la panacea. Bisogna essere chiari con i cittadini: la strada da percorrere è ancora lunga (vedere lo specifico articolo su eurocomunicazione.eu). In effetti quello con Pfizer e BionTech è «il quarto contratto» di preacquisto dopo quelli siglati con AstraZeneca, Sanofi-Gsk e Johnson & Johnson e «altri seguiranno», come ha concluso la Von der Leyen, riferendosi ai colloqui esplorativi conclusi con successo con CureVac e Moderna.

Perché gli accordi

Tecnicamente la Commissione europea finanzia le imprese che producono i vaccini aiutandole a sostenere i costi degli investimenti, che sono ingenti, perché si tratta di produrre in anticipo milioni e milioni di dosi, senza avere la garanzia che siano efficaci, con il rischio di dover buttare tutto, cosa che comporterebbe perdite enormi. Nessuna azienda privata, che risponde a degli azionisti, può assumersi in proprio rischi così ingenti: di fatto l’Ue con questo approccio, di condivisione dei rischi in cambio di un accesso privilegiato al vaccino, segue il modello della Barda (Biomedical Advanced Research and Development Authority), l’agenzia pubblica Usa grazie alla quale Washington è avanti a tutti nella corsa a procurarsi il futuro vaccino contro il Covid-19.

Gli esperti in Italia

Intanto in Italia a tirare le somme è Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza: «al termine di queste valutazioni, quando il vaccino sarà stato sperimentato con successo, saremo già in possesso di tante dosi, perché queste sono già in corso di produzione, e quindi immediatamente distribuibili. Non occorreranno altri mesi». A questo proposito, il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, fa sapere che «si è gia cominciato a lavorare sulla strategia di distribuzione del vaccino», definendo «particolarmente apprezzabili» i risultati di protezione di quello messo a punto da Pfizer. Per il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro «garantire la sicurezza dei vaccini anti-Covid, produrli in grandi quantità e distribuirli su larga scala in modo che siano ampiamente disponibili: è questa la grande sfida globale che la scienza dovrà affrontare in un quadro di cooperazione internazionale».

Quante dosi nel Belpaese

All’Italia andranno almeno 13,51% dei 300 milioni di dosi di vaccino Pfizer-Biontec riservati all’Ue (200milioni più un’opzione per altri 100milioni). «La ripartizione delle dosi» – spiegano dall’esecutivo comunitario – avviene sulla base della popolazione di ciascun Stato membro rispetto al totale degli abitanti dell’Unione europea» e il dato si ricava da fonti Eurostat. Ma la percentuale di dosi per l’Italia potrebbe anche essere più alta: con la procedura partita oggi dopo il via libera del collegio dei commissari Ue, le capitali avranno cinque giorni per presentare eventuali opt out. In caso di astensioni aumenteranno le dosi per gli altri Paesi.

Non solo il vaccino

«Il vaccino non è l’unica arma» contro il coronavirus, «non è il Santo Graal: è un’arma importante, ma bisogna sviluppare farmaci specifici, cosa che stiamo facendo, per trattare persone infette oltre a procedure sanitarie per il managment dei pazienti, il testing e il tracciamento. Con questa combinazione di attività conviveremo con il Covid come con altre infezioni». Lo ha dichiarato Alessandro Marcello, virologo dell’Icgeb (Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologia) di Trieste. Secondo Marcello per tornare a una vita normale ci vorrà tempo. «Bisognerà aspettare tutto questo inverno. Poi il prossimo anno nei mesi estivi ci sarà un miglioramento come è avvenuto quest’anno. Poi bisognerà affrontare l’inverno successivo. Ma avremo a disposizione più armi».

 

Ginevra Larosa

Foto © Yahoo, Salute.gov, TrasportoEuropa

Video © Eurocomunicazione

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