Raffaello. L’artista ideale per riaprire Milano all’arte

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RAFFAELLO

Inaugurata la mostra Giuseppe Bossi e Raffaello al Castello Sforzesco

Raffaello si riavvicina a Leonardo e Michelangelo grazie a un prezioso nucleo di opere ora in mostra. Giuseppe Bossi e Raffaello al Castello Sforzesco di Milano apre oggi al pubblico, non solo meneghino, ove resterà sino al 30 maggio 2021.

Comprendere l’unicità di Raffaello

Giorgio Vasari, nell’edizione Giuntina delle Vite de’ piu eccellenti architetti, pittori et scultori italiani, pubblicato nel 1568, afferma che nella pittura di Raffaello “ogni cosa nel suo silenzio par che favelli“.

La forza della comunicazione dell’opera di Raffaello rimane intatta, anzi rafforzata, nell’interessante progetto Giuseppe Bossi e Raffaello al Castello Sforzesco di Milano.

Giuseppe Bossi

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La mostra, che si colloca nell’ambito delle celebrazioni dei 500 anni della morte del pittore urbinate, prende spunto dalle opere di Giuseppe Bossi per raccontare il modello della teoria artistica.

Studioso, didatta e collezionista, Bossi rappresenta uno tra i più importanti custodi dell’universale mito raffaellesco.

È lui, nel 1806, che si adopera per l’acquisto, nel suo ruolo di segretario dell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dello Sposalizio della Vergine – pala d’altare realizzata da Raffaello, su commissione, nel 1504.

Il mito

Partiamo da qui per ricordare il valore universale del divino Raffaello, che per il Bellori costituisce il termine di paragone che supera anche gli artisti dell’antichità.

Beatificato nella triade vasariana – con Leonardo e Michelangelo – è al più tardi proprio con l’opera di Bellori, Vite de’ pittori, scultori et architetti moderni del 1672, che Raffaello è incastonato come solido punto di riferimento per la pitturamoderna“.

I Raffaelleschi di ogni epoca e nazione trovano indicata – nella purezza della sua pittura – una nuova strada per l’insegnamento nelle accademie.

La mostra

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A cura di Claudio Salsi, con la collaborazione di Alessia Alberti, Giovanna Mori e Francesca Tasso, l’esperienza espositiva avvolge il visitatore.

Claudio Salsi ritiene che l’anniversario è una occasione per valorizzare il patrimonio del Castello Sforzesco, importante polo culturale.

Ancora Salsi afferma che questo «avviene attraverso un percorso trasversale tra le arti». E continua aggiungendo che esso è «in grado da una parte di illustrare la straordinaria verità che contraddistingue, sin dalle origini, la natura delle sue collezioni, dall’altra di rappresentare l’interesse suscitato da Raffaello presso gli artisti dal Cinquecento all’Ottocento».

La potenza iconica di quanto presentato alla mostra Giuseppe Bossi e Raffaello al Castello Sforzesco di Milano – parte del più ampio progetto Custodi del mito in Lombardia – trova custodia e risonanza nell’opera di artisti, intellettuali e collezionisti.

Disegni

Giuseppe Bossi dimostra sia nelle sue scelte artistiche sia in quelle collezionistiche un consapevole recupero dell’antico e una profonda ammirazione per i maestri del Rinascimento.

Bossi è infatti sensibile e vorace collezionista: forma un ricco e vario patrimonio di sculture, dipinti, disegni e stampe, avori e gioielli, medaglie e manoscritti.

L’artista e studioso riconosce in Raffaello la quintessenza del bello ideale, che troviamo copiata, meditata e infine reinterpretata.

Giuseppe Bossi spicca tra quanti hanno tramandato il segno di Raffaello tra fine Settecento e Ottocento, e lo fa con diversi suoi disegni.

Infatti dopo le copie dal vero delle Stanze Vaticane, sono le carte dell’Età matura a mostrare putti e amorini, che il visitatore può riconoscere anche nelle incisioni di Marcantonio Raimondi realizzate su disegno di Raffaello. È la Raccolta Bertarelli a custodirne alcune rarissime prove.

Incisioni e maioliche

I materiali che troviamo esposti sono molteplici e significativi delle dinamiche di ispirazione, circolazione e ricezione dei modelli.

In particolare le iconografie delle trenta celebri maioliche rinascimentali di ispirazione raffaellesca attingono a un vasto repertorio di incisioni di riproduzione.

Ogni opera nasce grazie alla straordinaria diffusione di immagini che seguì la morte di Raffaello, ed esprime con forza il legame di artisti e collezionisti alla sua figura. La riscoperta del gusto classico passa anche da qui.

Milano, scrigno di bellezze, merita una visita. Il Castello Sforzesco con i suoi tesori e il Cenacolo Vinciano ora nuovamente visibile, sono un appuntamento culturale da non mancare.

Così come la Pinacoteca di Brera con lo Sposalizio della Vergine, insieme al Cristo morto di Mantegna, al Il bacio di Hayez e alla Pala di Montefeltro di Piero della Francesca.

 

Chiara Francesca Caraffa

Foto © Castello Sforzesco, Milano

Autori delle opere: Marcantonio Raimondi, Giuseppe Bossi, Francesco Avelli

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Chiara Francesca Caraffa
Impegnata da sempre nel sociale, è Manager del Terzo Settore in Italia, ove ricopre ruoli istituzionali in differenti Organizzazioni Non Profit. Collabora con ETS in Europa e negli Stati Uniti, dove promuove iniziative per la diffusione della consapevolezza dei diritti della persona, con particolare attenzione all'ambito socio-sanitario. Insegna all'International School of Europe (Milan), dove cura il modulo di Educazione alla salute. Cultrice di Storia della Medicina e della Croce Rossa Internazionale ed esperta di antiquariato, ha pubblicato diversi volumi per Silvana Editoriale e per FrancoAngeli.

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