«Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia»

0
2199
Senza l’Italia non c’è l’Europa

Lo ha ribadito anche il nuovo premier Mario Draghi: non si può essere patrioti italiani senza esserlo anche europei

Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia

Alla vigilia della festa della Repubblica, il primo giugno scorso, in un articolo pubblicato sul sito de Il Riformista ho voluto sottolineare il coraggio e la determinazione di due donne tedesche. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la cancelliera Angela Merkel. In quei giorni ci avevano regalato un sussulto di ottimismo e speranza nella prosecuzione del cammino di unità europea. Che non è un progetto, come ricordato, ma un’eredità lasciata dai padri fondatori. Ed è l’unica ragione di speranza per la nostra e le future generazioni di non far rivivere i fantasmi dei secoli scorsi, che hanno visto il nostro continente insanguinato da guerre fratricide.

Patrioti italiani ed europei

Ho inoltre spesso sostenuto che non si può considerarsi patrioti italiani se non si è anche patrioti europei. Cercando di convincere chi, forse per la memoria corta, non si rende conto che è impossibile amare il nostro Paese e parlare di Italexit o uscita dall’Euro.

La conferma di Mario Draghi

Ma non ho mai trovato migliori parole, per spiegare quella che è per me da sempre una convinzione assoluta, delle parole usate nel discorso che il presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi ha tenuto al Senato, presentando il programma del suo Governo. Parole integralmente pubblicate da Eurocomunicazione.

Mario Draghi

«Questo Governo nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore all’Unione europea, e come protagonista dell’Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori», ha dichiarato Mario Draghi.

E per prevenire qualunque equivoco ha precisato: «Sostenere questo Governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro. Significa condividere la prospettiva di un’Unione europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini. Ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa. Anzi, nell’appartenenza convinta al destino dell’Europa siamo ancora più italiani, ancora più vicini ai nostri territori di origine o residenza. Dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell’Unione europea. Senza l’Italia non c’è l’Europa, ma fuori dall’Europa c’è meno Italia.

Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere».

L’Ue è nel Dna della Costituzione italiana

Per comprendere le basi costituzionali di queste sacrosante affermazioni del presidente del Consiglio, suggerisco ai sovranisti non ancora folgorati sulla via di Draghi, o di Bruxelles, di ripassarsi la nostra Costituzione. Rileggendo con attenzione, in particolare, gli articoli 10 e 11.

I quali sanciscono che “l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”. Ma anche che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” e “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”. Ma sanciscono anche che l’Italia “promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

Un monito per i veri patrioti

Le parole di Mario Draghi, un gigante italiano ed europeo, sono la conferma di quello che non possono più ignorare i veri patrioti. Italiani, e necessariamente europei. Perché non c’è futuro per l’Europa senza Italia. Come non c’è futuro per l’Italia fuori dell’Europa unita. E non è mai tardi per comprenderlo.

A condizione che si smetta da subito, pur nel rispetto delle diverse idee di Europa, di evocare pericolose sciocchezze come l’Italexit. O l’uscita dall’euro.

 

Alessandro Butticé

Foto © Eurocomunicazione, Commissione europea, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Facebook

 

Articolo precedenteDiscorso integrale del premier Mario Draghi al Parlamento
Articolo successivoGiornata del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato
Da sempre Patriota italiano ed europeo. Padre di quattro giovani e nonno di quattro giovanissimi europei. Continuo a battermi perché possano vivere nell’Europa unita dei padri fondatori. Giornalista dall'età giovanile, poi Ufficiale della Guardia di Finanza e dirigente della Commissione Europea, alternando periodicamente la comunicazione istituzionale all’attività operativa, mi trovo ora nel terzo tempo della mia vita. E voglio viverlo facendo tesoro del pensiero di Mário De Andrade in “Il tempo prezioso delle persone mature”. Soprattutto facendo, dicendo e scrivendo quello che mi piace e quando mi piace. In tutta indipendenza. Giornalismo, attività associative e volontariato sono le mie uniche attività. Almeno per il momento.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui