Europeismo dogmatico e radical chic? Bisogna stare con i piedi per terra

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Europeismo

Una buona notizia la conversione della Lega. Alle cui parole devono seguire i fatti

Nel giorno dell’insediamento del Governo Draghi, merita dedicare un pensiero e qualche considerazione all’auspicata unità nazionale. Fatta di sovranisti pentiti e convinti europeisti.
Non prima però di augurare buon lavoro al nuovo Governo, con ottimismo, ma senza l’illusione di attendersi facili miracoli.
Perché é un Governo che Mario Draghi ha dovuto fare con ciò che gli passa il convento: la composizione del Parlamento che noi elettori (non i marziani) gli abbiamo offerto. Anche se (ed é già una grossa novità) ha solo 2 ministri che non siano laureati. E avendo visto i risultati dell’”uno vale uno” penso sia già una buona cosa.
L’incoraggiamento a non attendersi facili miracoli é accompagnato dalla preoccupazione per il grande e rapido plebiscito. Da parte di un popolo, quello italiano, che ha troppe volte dimostrato essere capace di passare, molto rapidamente e con grande disinvoltura, dalle diverse Piazze Venezia ai Piazzale Loreto della nostra storia contemporanea.
Quello che é certo é che con Draghi saremo nuovamente e a pieno titolo in Europa. Senza necessità di andarci col “cappello in mano“. Ma nemmeno di doversbattere i pugni sul tavolo“. Perché i suoi argomenti e parole saranno molto più solidi, rispettati e ascoltati degli schiamazzi da osteria o da social.

L’Ue non é gli “zero virgola” o la “curvatura di banane e cetrioli”

Se vogliamo comprendere davvero la fortuna che abbiamo di avere l’Ue e di esserne parte, dobbiamo ricordare le tragedie della storia nazionale ed europea del secolo scorso.
E mai dimenticare il perché della sua costituzione.
Che non è neglizero virgolao nellecurvature delle banane o dei cetrioli“. Come spesso recita certa stolta narrativa contemporanea. Ma nell’evitare che si ripetano orribili tragedie fratricide. Come quella delle Foibe, ricordate il 10 febbraio, giorno del Ricordo. E del muro di Gorizia, di cui pochi in Italia hanno persino sentito parlare.

Consiglio per gli amici “sovranisti”

Consiglio da sempre gli amici sovranisti (e non solo italiani) di rileggersi la storia. Comprenderebbero meglio che oggi i piccoli staterelli nazionali europeicompresa la grandepiccola Germaniadevono competere con giganti demografici, economici e militari. Che non hanno il livello di libertà, democrazia e sicurezza sociale che noi diamo per scontati. E che scontati non sono. Penso a Cina, Russia e India, ad esempio. Chi vuole davvero essere un patriota, deve quindi esserlo, oltre che nazionale, anche europeo. Sia esso italiano, ungherese, polacco, francese, tedesco, ecc.. Perché solo uniti nell’Ue abbiamo la capacità di fare fronte, e anche emergere, nel confronto con questi giganti. Senza rischiare di diventarne misere colonie. Come alcuni pifferai magici hanno rischiato di indurli a diventare raccontando le sciocchezze degli Exit. E riuscendoci con la Brexit. Al prezzo che sarà duramente pagato dalle giovani generazioni britanniche.
E ho detto patrioti. Che é diverso dall’essere nazionalisti. Come bene ricordava Charles de Gaulle, un vero patriota. Per il quale l’amore per la sua gente veniva per primo. A differenza del nazionalista, per il quale viene per primo l’odio per chi non fa parte della sua gente.
Sembra averlo oggi capito persino la Lega di Matteo Salvini. Con il suo “capitano” fulminato (forse da un fulmine lanciato da Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia) sulla via di Mario Draghi. E spero che presto lo capisca persino Giorgia Meloni. Che sta comunque cominciando a cambiare il tono della sua narrativa sull’Europa. E le tornerebbe certamente utile, se ha davvero ambizioni di governare il Paese.

Consiglio per gli amici “europeisti”

Allo stesso tempo ho un invito per gli amici europeisti come chi scrive. Ma anche a tutti quelli che si definiscono tali. Invitandoli ad attendere di vedere nella pratica il neo-europeismo leghista. Senza cominciare ad attaccare questa conversione come pericolosa, ipocrita o altro. Wait and see, please!

L’invito, che è quasi una preghiera, è quello di non frustrare i tanti sforzi di quei coraggiosi leghisti che sono da tempo convinti europeisti. I quali, con vento contrario, e rischiando di essere indicati dai vari Antonio Maria Rinaldi, come sognatori dissidenti, sono finalmente riusciti a convincere il loro leader alla svolta che molti attendevano (e alcuni anche previsto) da tempo. Si pensi ad esempio a europarlamentari come Anna BonfriscoPaolo Borchia e Giannatonio Da Re.

Interessando francamente poco la convinzione e sincerità personale di Matteo Salvini. Il perché chi scrive l’ha spiegato su Il Riformista (Salvini l’europeista) e in altro articolo per Eurocomunicazione (Lega, prove “di fede” sempre più europeiste).

Interessa invece di più che il suo partito smetta di inneggiare all’Italexit o all’uscita dall’Euro. E non si può che esserne contenti. Almeno chi, come chi scrive, si consideri convintamente europeista e patriota italiano. Bisogna essere contenti di vedere che anche europarlamentari leghisti dall’accento non proprio padano, come ad esempio Rinaldi, sconfessano ora sui social chi gli ricorda che fino a poco tempo fa inneggiavano all’uscita dall’Euro. Se non addirittura all’Italexit. Sventolando teorie economiche un tanto al chilo. La memoria è spesso corta. Ma cambiare idea non é un peccato. A condizione che la si cambi per il meglio del Paese.

Bisogna pensare che nessuno abbia il diritto di dare un label di qualità o autenticità dell’europeismo. E va detto esortando chi crede nell’Europa in cui crede chi scrive, a  considerarla come la casa di tutti gli europei. Come lo è l’Italia per tutti gli italiani. Indipendentemente dal governo o dalla governance. Sia essa nazionale o europea. E dalle diverse idee politiche, filosofiche, religiose, e sensibilità personali. Che possono e devono interagire, nel mutare dei tempi, nella legittima dialettica pluralista e democratica. Senza tuttavia mai affibbiare etichette partitiche o ideologiche all’Ue. Che non sia l’etichetta del rispetto dello stato di diritto, delle libertà fondamentali, dei diritti dell’uomo e della democrazia.
EuropeismoL’europeismo da piedistallo, elitario, acritico e dogmatico, é oggi forse più pericoloso del peloso sovranismo. E deve essere superato e combattuto. Se si vuole davvero difendere l’edificio europeo dall’incendio che lo circonda. Bisogna evitare di continuare a presentare l’Ue come patrimonio di una parte. Ad esempio di  quella «gauche caviar» e pariolina oggetto di molte reazioni proprio dal mondo che un tempo apparteneva alla sinistra. O di una ristretta cerchia di partiti politici.
I veri europeisti devono invece incoraggiare tutte le forze politiche a offrire il loro contributo democratico, e costruttivo, per migliorare l’Ue. Non per metterne in discussione l’esistenza. Come hanno fatto alcuni, forse anche per reazione e agenda politica interna, negli ultimi anni.
E questo deve essere fatto al di fuori di ogni tipo di pensiero unico. E di presunzione di monopolio della verità. Sia essa di destra, che di sinistra, che di centro, di nord, di sud, est o ovest.
Comprendendo l’europeismo dogmatico e pelosamente talebano di alcuni.
E lo sostengo da patriota. Convintamente italiano ed europeo. Ma allergico ad ogni forma di pensiero unico.

Alessandro Butticé

Foto © Eurocomunicazione, Commissione europea, Facebook

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Da sempre Patriota italiano ed europeo. Padre di quattro giovani e nonno di quattro giovanissimi europei. Continuo a battermi perché possano vivere nell’Europa unita dei padri fondatori. Giornalista dall'età giovanile, poi Ufficiale della Guardia di Finanza e dirigente della Commissione Europea, alternando periodicamente la comunicazione istituzionale all’attività operativa, mi trovo ora nel terzo tempo della mia vita. E voglio viverlo facendo tesoro del pensiero di Mário De Andrade in “Il tempo prezioso delle persone mature”. Soprattutto facendo, dicendo e scrivendo quello che mi piace e quando mi piace. In tutta indipendenza. Giornalismo, attività associative e volontariato sono le mie uniche attività. Almeno per il momento.

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