Le decisioni del Consiglio degli Affari esteri dell’Unione europea

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Consiglio degli Affari esteri dell’Unione europea

Tra i temi discussi: la relazione con la Russia, il ritorno degli Stati Uniti nell’accordo nucleare iraniano, la risposta al colpo di Stato in Birmania, la stretta della Cina su Hong Kong

Il 22 febbraio, a Bruxelles, si è riunito il Consiglio degli Affari esteri dell’Unione europea.
L’Ue ha deciso di attivare per la prima volta il suo regime di sanzioni globali sui diritti umani contro il Cremlino. I ministri dei 27 Stati membri hanno discusso se e quali nuove sanzioni preparare, identificando le persone e le entità interessate.

Un accordo politico sulle sanzioni è stato raggiunto“, hanno assicurato diversi diplomatici. Tali sanzioni dovrebbero essere adottate per il vertice europeo del 25-26 marzo. Nessun accordo dovrebbe costringere la Germania ad abbandonare il progetto Nord Stream 2. Le sanzioni statunitensi stanno comunque rallentando il completamento dell’oleodotto di 1.200 chilometri, che è cofinanziato da cinque gruppi privati europei.

In videoconferenza il nuovo segretario di Stato Usa ha partecipato al colloquio

Il fatto che il segretario di Stato americano Antony Blinken abbia accettato di partecipare all’incontro dei ministri degli Esteri europei, subito dopo la sua conferma, è un “segnale” importante. E l’espressione della volontà del presidente Joe Biden di ricollegarsi agli europei.

Il ritorno degli Stati Uniti all’accordo nucleare iraniano, la risposta al colpo di Stato in Birmania e la stretta della Cina su Hong Kong sono stati gli altri temi discussi durante il colloquio.

L’insuccesso della recente visita a Mosca dell’alto rappresentante dell’Ue

Consiglio degli Affari esteriTra la fine del mancato ricevimento del dossier Navalny e le espulsioni dei diplomatici europei, la visita a Mosca dell’alto rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell, i primi di febbraio, è stata un insuccesso. Potrebbe significare la rottura del dialogo politico tra Mosca e Bruxelles. E la determinazione della Russia a rifiutare qualsiasi forma di interferenza nella sua politica interna.

Mosca non vuole dialogare con l’Ue, ma solo con alcuni dei suoi Stati membri. Dobbiamo contrastare questa strategia e rimanere uniti”, ha detto un diplomatico europeo. Non tutti gli Stati membri concordano. In alcuni Paesi sono state mosse critiche contro Josep Borrell e sono state chieste le sue dimissioni. Dai rappresentanti europei degli Stati baltici e dei Paesi dell’Europa orientale.

La CEDU ha chiesto alla Russia “di rilasciare il richiedente Alexei Navanly”

In risposta alla domanda presentata il 20 gennaio da Alexei Navalny alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, la CEDU ha reagito chiedendo alla Russiadi rilasciare il richiedente Alexei Navanly”. Sottolineando poi come “questa misura si applica con effetto immediato”.

“La Corte ha tenuto conto della natura e della portata del rischio per la vita del ricorrente, (…) considerato alla luce delle circostanze generali dell’attuale detenzione del ricorrente”, ha scritto la CEDU in un comunicato, una decisione che la Russia, firmataria della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ha l’obbligo di rispettare“. Navalny è stato arrestato il 17 gennaio dopo essere tornato dalla convalescenza in Germania.
La sua detenzione aveva scatenato proteste in tutta la Russia, che hanno portato a circa 11.000 arresti.

Non c’è “base giuridica”

Sulla scia di questo, la Russia mercoledì 16 febbraio ha precisato che non c’èbase giuridicaper la decisione della Corte europea dei diritti umani di ordinare il rilascio dell’oppositore russo Alexei Navalny. “Questa richiesta è deliberatamente inapplicabile perché non c’è nessuna base legale nella legge russa che permetta il rilascio di questa persona”, ha rilevato il ministro della Giustizia Konstantin Chushchenko, secondo le agenzie russe, denunciando inoltre “l’interferenzanegli Affari interni.

L’obbligo al rispetto delle misure provvisorie della Convenzione dei diritti dell’uomo

Ma la CEDU ribadisce che la Russia in quanto Stato membro della Convenzione dei diritti dell’uomo hal’obbligo di rispettarele misure provvisorie che essa pronuncia. Il mancato rispetto di tale misura ha già dei precedenti.
Nel 2005, la Turchia ha estradato due cittadini uzbeki nonostante una misura provvisoria presa dalla CEDU. Da allora, altri Paesi, tra cui la Moldavia nel 2009 e la stessa Russia nel 2016, sono stati condannati dalla CEDU per “inosservanza” di tale misura.

Il diritto di petizione individuale e l’articolo 39 del Regolamento della Corte

Il mancato rispetto di queste misure da parte di uno Stato che ha ratificato la Convenzione “mette in pericolo l’efficacia del diritto di petizione individuale”, così come l’impegno formale dello Stato a “salvaguardare i diritti e le libertà enunciati nella Convenzione”, sottolinea la CEDU. Le misure provvisorie sono il risultato di una procedura eccezionale. Si tratta di “misure urgenti”, prese in considerazione di un “rischio imminente di danno irreparabile”, per permettere ilcorretto svolgimento del procedimento“. La CEDU ricorda che una tale decisione non permette di “pregiudicare le decisioni successive sull’ammissibilità o sul merito della causa”.

Le conclusioni del Consiglio sul colpo di Stato militare in Birmania

“Il Consiglio (dei ministri) afferma che l‘Ue è pronta ad adottare misure restrittive nei confronti dei diretti responsabili del colpo di Stato militare in Birmania e dei loro interessi economici“, e chiede “una de-escalation della crisi attuale attraverso la fine immediata dello stato di emergenza“, il ripristino del governo civile e il rilascio dei prigionieri tra cui l’ex leader Aung San Suu Kyi.
È stato inoltre concordato che l‘Ue continuerà a sostenere la società civile e a fornire servizi di base alla popolazione di Myanmar.

 

Rossella Vezzosi

Foto © Ministero della Difesa, Voice of America, Italy24, Ius in itinere, LifeGate

 

 

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