Trasformazione digitale, Francesca Agostino alla presidenza del Comitato etico Entd

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L’etica strumento per deliberazioni consapevoli, contrastare la “deriva tecnologicocratica”

L’elezione, formalizzata lo scorso 12 marzo, avvia formalmente i lavori del Comitato etico dell’Ente nazionale per la trasformazione digitale (Entd). Organizzazione non governativa di recente istituzione e con forte vocazione innovativa. In un’ottica di sistema e con l’intento di apportare un contributo fattivo alle molteplici e rilevanti opportunità di sviluppo economico e innovazione nel nostro Paese. Ne abbiamo parlato direttamente con la neoeletta presidente del Comitato etico, Francesca Agostino, che ha illustrato funzioni e compiti del Comitato all’interno dell’Ente e le linee operative e programmatiche del suo mandato.

  • Che cos’è Entd e qual è il ruolo del Comitato etico al suo interno?

«Rispondo con entusiasmo anzitutto alla prima domanda. L’Ente nazionale per la trasformazione digitale è il lungimirante progetto nato dalla fortunata intuizione di un gruppo di professionisti. Poi, formalizzato in un’organizzazione presieduta da Pasquale Aiello, con diverse competenze in campo digitale e tecnologico. Il quale, anche alla luce di esperienze professionali maturate sia in Italia che all’estero (che hanno costituito l’opportunità di operare una proficua comparazione internazionale) hanno intravisto proprio nella trasformazione digitale la frontiera per un terreno fertile ma ancora da esplorare e denso di opportunità per lo sviluppo economico nel nostro Paese».

«Un gruppo di professionisti che decide di organizzare una struttura associativa, afferente al terzo settore, in cui far confluire competenze digitali e tecnologiche. Professionalità in grado di supportare processi virtuosi in campo educativo, sociale, lavorativo e istituzionale. Con un approccio trasversale basato anzitutto sul valore della conoscenza, delle competenze, della meritocrazia».

  • Qual è, in tale organizzazione, il ruolo del Comitato etico?

«Ho molto apprezzato, sin dall’ingresso in Entd in qualità di componente senior del Comitato etico, la volontà dell’Ente di dotare la propria organizzazione di un apposito organo interno. A cui attribuire la delicata funzione di orientare le proprie attività e decisioni basandosi su parametri etici. I comitati in materia etica sono per definizione strutture con un ruolo consultivo, cui è tendenzialmente demandata una preventiva valutazione di impatto di progetti, processi e decisioni da attuare. Valutandone primariamente la compatibilità con l’assetto giuridico-normativo che sottende la tutela dei diritti fondamentali della persona. Come, anche, l’insieme di principi e valori formalizzati nei codici deontologici professionali o nei codici etici e comportamentali di ciascuna organizzazione».

  • Qual è il ruolo di un Comitato etico all’interno di un Ente “a vocazione tecnologica”?

«Il Comitato etico come organo indipendente, interno a un’organizzazione, è un’infrastruttura molto diffusa in ambito medico-scientifico e socio-sanitario. Soprattutto in relazione a questioni di carattere bioetico o in materia di sperimentazione. Per questioni inerenti, ad esempio, la formazione del consenso dei soggetti della sperimentazione umana. O per le implicazioni etiche o morali sulle conseguenze della sperimentazione, o ancora, su decisioni rilevanti in ambito farmacologico. Tuttavia, in ragione del crescente ruolo dei processi ditransizione digitalee in generale del progresso tecnologico, sempre più pervasivo nelle organizzazioni sociali, politiche, economiche e amministrative, è evidente come anche tali evoluzioni generino continuamente sviluppi e interrogativi, producendo implicazioni di carattere etico sempre più rilevanti».

«Basti pensare alla grande dicotomia tra la riservatezza dei dati personali e la digitalizzazione delle comunicazioni e nel commercio, la profilazione dei dati ai fini predittivi/commerciali, il ruolo degli algoritmi nella formazione della decisione e i rischi di manipolazione del processo di formazione del consenso stesso, sia in campo commerciale e ancor più in campo politico o sociale».

«È evidente che si tratta realmente di un ruolo di grande responsabilità. Il fatto che un’organizzazione che con grande ambizione opera nel terzo settore nel grande contesto della trasformazione digitale sia consapevole di tali implicazioni, e si preoccupi di avvalersi di pareri indipendenti e in base a essi assumere decisioni consapevoli, è indice di lungimiranza e al contempo di durevolezza, di una visione proiettata nel futuro, in piena consapevolezza della complessità del terreno su cui ci si muove e del proprio ruolo e responsabilità sociale per il progresso tecnologico, culturale e umano».

  • Come intende caratterizzare il suo mandato?

«Siamo in fase di insediamento e in questo momento il Comitato, il cui ruolo è stato di recente formalizzato nello statuto di Entd, sta organizzando le regole di funzionamento. Il Comitato ha statutariamente una funzione consultiva e lavorerà essenzialmente mediante l’elaborazione di pareri sulle questioni che saranno di volta in volta sottoposte dall’organo direttivo. Tali pareri, che saranno adottati collegialmente e in massima condivisione tra tutti i soci e componenti del Comitato, che ricordo, è costituito da persone di indiscussa professionalità e integrità morale, saranno resi secondo criteri di piena autonomia e indipendenza, in modo terzo e imparziale e basandosi esclusivamente sulla conformità ai principi espressi dal codice etico e al contesto valoriale, giuridico, culturale, legale e sociale in cui saranno sviluppate le diverse questioni e materie che saranno sottoposte».

«Trattandosi del primo mandato operativo di un organo di nuova istituzione il senso di responsabilità è duplice. Da un lato, c’è la preoccupazione per un corretto e pieno adempimento delle funzioni a esso attribuito dallo statuto, dall’altro occorre avviare e strutturare il processo decisionale, gli iter e processi di deliberazione dei pareri. Siamo in una fase che definireiedificante“, una sfida complessa, ma da affrontare comunque con entusiasmo e consapevolezza della rilevanza del ruolo».

  • Ma quanto incide l’etica nella “trasformazione digitale”?

«La questione ha risvolti non solamente filosofici ma soprattutto pratici. L’innovazione è sempre un’opportunità di miglioramento, ma come ogni cambiamento e come ogni passo in avanti, porta insiti in sé rischi e minacce. Analizzare i rischi e i benefici dell’innovazione digitale, specie per l’intelligenza artificiale, la robotica, gli algoritmi, significa operare un bilanciamento tra la capacità di tali strumenti, nelle loro applicazioni alle organizzazioni sociali, di supportare l’ottimizzazione di processi, semplificazione ed efficientamento dei servizi, e la loro compatibilità con l’assetto giuridico e sociale inerente la tutela dei diritti umani fondamentali. Quali la libertà di scelta, la libertà di informazione, l’assenza di condizionamenti nella formazione delle opinioni, senza dimenticare i rischi insiti nell’applicazione di tali strumenti ai processi decisionali».

«Riguardo alle applicazioni in ambito politico, ad esempio, assistiamo a una sempre crescente rilevanza attribuita alle campagne di comunicazione social e agli algoritmi utilizzati per l’intercettazione dell’umore dell’elettorato. Fenomeno che vede una sempre crescente influenza nello svolgimento delle campagne elettorali o di informazione politica mediante l’intercettazione del consenso. Con la conseguenza che la politica può optare, anziché per l’adozione di una decisione deliberata criticamente, per una deliberazione aprioristica. Lasciandosi, così, orientare dalla sfera emozionale o umorale, sicché la democrazia, disperdendo o delegando la propria funzione di rappresentanza politica e la funzione decisionale che le è propria a un algoritmo o a un sistema tecnologico, va persino oltre laderiva tecnocraticaper diveniretecnologicocrazia“».

Trasformazione Digitale«È pertanto indispensabile coniugare il processo di evoluzione digitale e tecnologica con il fattore umano. Il quale è e deve rimanere centrale e che certamente è centrale per l’Entd. Proprio per questo la dimensione etica assume una rilevanza strategica».

  • Quali prospettive per la trasformazione digitale in Italia?

«La trasformazione digitale ha acquisito un ruolo crescente a partire dalla prima decade del nuovo millennio. Lo si evince anche dall’analisi dell’architettura istituzionale della Pubblica Amministrazione. E alla delega, da parte del Governo, di specifiche funzioni mediante la costituzione di apposite strutture gestionali, più o meno indipendenti e dotate di autonomia, ma comunque riconducibili all’iniziativa, al controllo o alla vigilanza del Governo. Dalle Agenzie autonome (in primis, l’Agid istituita nel 2012 incorporando funzioni proprie della preesistente Agenzia), alle strutture commissariali che l’hanno affiancata. Come la struttura commissariale di Governo per l’attuazione dell’Agenda digitale. E più recentemente, appositi ministeri senza portafoglio. Dal ministero per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione (Mid) operativo fino al 2021 sino al ruolo dell’attuale ministro per l’Innovazione tecnologica e digitale (Mitd)».

  • Che rilevanza assumono tali strutture nell’ambito dei grandi processi connessi al Recovery Fund?

«Oggi, nella fase di profonda trasformazione in cui ci troviamo anche per effetto della disgregazione sistemica prodotta dalla crisi pandemica, tali strutture risultano fondamentali. Soprattutto al fine di recepire le ingenti risorse destinate a questo comparto strategico dalla Pnrr. Ma è chiaro che le stesse dovranno dimostrarsi al contempo flessibili e in grado di intercettare e tradurre in concrete opportunità tutte quelle istanze che traggono origine dall’economia reale e dalla società. In modo da evitare dispersioni di risorse, per generare processi virtuosi, logici, razionali e soprattutto condivisi con le realtà sociali che dovranno avvalersene».

«E anche in questo contesto l’etica giocherà un ruolo cruciale per l’orientamento virtuoso delle azioni che saranno implementate. Di certo è auspicabile che il processo sia quanto più possibile condiviso e trasparente, e quanto meno possibile autoreferenziale. In modo che tutta l’attività di progettazione sia il più possibile permeata da partecipazione civica e declinazione territoriale. Ma anche implementata in costante dialogo e con la massima trasparenza. Possibilmente evitando proliferazione di strutture tecniche, task forces, comitati di esperti. Ma attraverso un pieno ed effettivo coinvolgimento, in un coordinamento efficace e nella sintesi politica più efficiente, delle strutture esistenti e delle realtà associative e sociali che possono senza dubbio apportare valore aggiunto alle decisioni. E una di queste realtà è, senza dubbio, l’Entd».

 

Ginevra Larosa

Foto © Entd

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