Il Sistema della Pesca nei mari d’Europa

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Pesca

Le nuove regole e gli aggiornamenti dei finanziamenti del settore pesca

La politica comune della pesca (Pcp o CFP, Common Fisheries Policy) è stata formulata per la prima volta nel Trattato di Roma, e inizialmente era collegata alla politica agricola comune (Pac). La pesca svolse un ruolo fondamentale nei negoziati che portarono all’adesione del Regno Unito, dell’Irlanda e della Danimarca alla Cee nel 1972. Con l’ampliamento dei diritti nazionali esclusivi di pesca costiera nelle acque territoriali ci fu un allontanamento dal principio fondamentale della libertà di accesso al mare. Gli Stati membri accettarono che la gestione delle risorse ittiche rientrasse nelle competenze della Comunità europea.

Competenza esclusiva dell’Ue

La Pcp consiste in una serie di norme per la gestione delle flotte pescherecce europee e la conservazione degli stock ittici. Il sistema della pesca è pensato per sostenere la Pcp. La cui attività principale è una delle poche competenze esclusive dell’Ue. Il sistema di controllo della pesca è tuttavia concepito come una competenza nazionale. Gli Stati membri sono responsabili del controllo delle loro attività di pesca e attività correlate, mentre la Commissione verifica il modo in cui essi assolvono alle loro responsabilità.

Nel 1970 il Consiglio europeo adottò gli atti per l’istituzione di un’organizzazione comune dei mercati per i prodotti della pesca. Inoltre, pose in essere una politica strutturale comunitaria relativa alla pesca con l’attivazione del Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia (Feaog). La politica è stata aggiornata a più riprese: nel 1992 il Consiglio europeo di Edimburgo ha deciso di integrare la politica strutturale della pesca nel dispositivo dei Fondi strutturali con l’obiettivo n.5a, per adeguare le strutture della pesca e per creare opportunità con lo Strumento finanziario di orientamento della pesca (Sfop).

La Pcp, dopo la revisione del 2002, mira a garantire una pesca sostenibile, redditi e occupazione stabili per i pescatori, dal trattato di Lisbona che ha introdotto numerose modifiche alla politica della pesca. Nel 2013 il Consiglio e il Parlamento hanno raggiunto un accordo su una nuova Pcp, per garantire la sostenibilità a lungo termine delle attività di pesca e di acquacultura sotto il profilo ambientale, economico e sociale. In seguito, nell’ambito della riforma della Pcp, il Fep ha sostituito lo Sfop a partire dal periodo 2007-2013.

La politica strutturale della pesca

Si può affermare che il fine della politica degli investimenti è l’armonizzazione. Infatti, sebbene sia importante massimizzare le catture, occorre porre dei limiti e garantire che le pratiche di pesca non impediscano ai pesci di riprodursi. Perciò i Paesi Ue hanno preso delle misure per garantire che l’industria europea della pesca sia sostenibile e non minacci nel lungo termine le dimensioni e la produttività della popolazione ittica.

La Pcp si articola in quattro settori: Gestione della pesca, Politica internazionale, Mercati e politica commerciale, Finanziamento della politica della pesca, FEP 20072013 FEAMP 20142020 EMFF proposal for 20212027. Inoltre ha il compito di fissare anche le norme in materia di acquacoltura e partecipazione dei portatori di interessi.

Accesso paritario alle acque

Il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca Feamp, è uno dei cinque fondi strutturali e di investimento europei (fondi Sie) per il periodo 20142020. L’ultimo aggiornamento è entrato in vigore il 1º gennaio 2014. Il suo obiettivo è gestire una risorsa comune, dando a tutte le flotte europee un accesso paritario alle acque dell’Ue e permettendo ai pescatori di competere in modo equo. Esso rappresenta il principale strumento finanziario a sostegno della Pcp dell’Ue e contribuisce in misura modesta a sostenere una politica marittima integrata (Pmi). La Pcp promuove fondamentalmente la pesca sostenibile, l’acquacoltura sostenibile, il controllo e l’esecuzione, la raccolta di dati e l’economia blu.

PescaIl Feamp sostiene inoltre obiettivi a livello dell’Ue in materia di affari marittimi e costieri, quali la governance internazionale, le conoscenze marine e la pianificazione dello spazio marino. Il Feamp per il periodo 2014-2020 ammonta a 6,4 miliardi di Euro. L’89% del fondo è gestito dagli Stati membri e utilizzato per ridurre l’impatto della pesca sull’ambiente marino. Il fondo punta a dirigere in modo mirato i finanziamenti erogati dal bilancio dell’Unione. Questo, per sostenere la politica comune della pesca, la politica marittima, gli impegni internazionali dell’Unione in materia di governance degli oceani.

Attualmente le azioni relative al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca per il periodo 2021-2027 proseguono in base alla risoluzione legislativa del Parlamento del 4 aprile 2019.

I consumi di pesce dei cittadini europei

I prodotti della pesca e dell’acquacoltura costituiscono un’importante fonte di proteine e una componente essenziale di una dieta sana. L’europeo medio consuma 24,9 kg di pesce e frutti di mare all’anno (6 kg in più rispetto al resto del Mondo). Vi sono tuttavia notevoli variazioni da uno Stato membro all’altro. Per esempio, da 5,3 kg pro capite in Ungheria a 56,8 kg in Portogallo. I prodotti ittici consumati nell’Ue provengono per tre quarti dalla pesca selvatica e per un quarto dall’acquacoltura. Tonno, salmone e merluzzo bianco sono le specie più popolari.

L’approvvigionamento del mercato dell’Unione è coperto dalla produzione propria dell’Ue e dalle importazioni: 13,84 milioni di tonnellate sono state messe a disposizione per il consumo umano nel 2012. Nello stesso anno, il consumo apparente, ottenuto sottraendo da questo dato le esportazioni, è stato di 11,97 milioni di tonnellate.

Lo scenario Europa 2000 e Brexit

Nel quadro della strategia a lungo termine per sostenere una crescita sostenibile nei settori marino e marittimo, denominata Crescita blu, l’Ue riconosce da molti anni che i mari e gli oceani rappresentano un motore per l’economia europea. Con le enormi potenzialità per l’innovazione e la crescita rappresenta il contributo della politica marittima integrata per la strategia Europa 2020: una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. L’economia blu impiega 5,4 milioni di persone e genera un valore aggiunto lordo di quasi 500 miliardi di euro l’anno. Ma alcuni settori presentano ulteriori margini di crescita.

Con la Brexit si introducono alcune modifiche sulla pesca. A partire dal 2025 cesserà la validità del quadro di riferimento attuale. Entreranno, così, in vigore le nuove quote tra Unione europea e Regno Unito: la riduzione per l’Ue sarà del 25%. La transizione durerà fino al 30 giugno 2026. Nel periodo di adeguamento l’accesso alle acque britanniche sarà garantito e il 10 dicembre di ogni anno si dovranno concordare le condizioni per l’anno successivo.

Il 5 febbraio 2021 la commissione per la pesca del Parlamento nella sua relazione ha approvato la localizzazione di tutti i pescherecci, l’informazione relativa a tutte le catture e il miglioramento della tracciabilità dei prodotti della pesca. Proposta l’armonizzazione delle sanzioni in caso di violazione delle norme in materia in tutta l’Ue e chiesta l’istituzione di un registro unionale delle infrazioni.

 

Laura Testa

Foto © European Parliament, European Union, New Europe

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Laura Testa
Laureata in Lettere e specializzata in Scienze delle Comunicazioni presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista con esperienza di addetto stampa in ambito sia pubblico che privato, nei settori turismo, infrastrutture, economia del territorio, architettura, restauro e cultura. Ha collaborato con Agricoltura Italiana on line, Quigiovani, Nuova Economia, il Giornale del Mattino di Arezzo, Class Golf, ClubIN,Servizio Scuola, Campus, Rai Radiocampus, Block Notes, Italiani come noi, La Scuola si Aggiorna, Mister Help, Mediamente. Attualmente scrive sul quotidiano online Unonotizie,Turismo Informazioni, Area Wellness, A noi la parola. Autrice del catalogo d’arte Femminilinee e dell’Enciclopedia Mosaico.

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