“Fammi parlare”: comunicazione, fake news, odio mediatico e libertà di stampa

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Fammi parlare

Disponibile in tutte le librerie il nuovo testo del sociologo della Comunicazione Marino D’Amore e dell’antropologa culturale Tiziana Ciavardini

La prefazione del libro, “Fammi parlare“, è stata curata dal Giudice Valerio de Gioia – l’introduzione dal presidente Fnsi Giuseppe Giulietti e la postfazione da Gian Mario Gillio giornalista. L’immagine di copertina é di Mauro Biani.

“La comunicazione” – scrivono gli autori – “caratterizza fortemente la nostra quotidianità, il ritmo delle nostre vite, la nostra conoscenza del mondo, azzerando tempi e distanze. Un processo continuo, progressivo che, soprattutto oggi, vede i destinatari del messaggio mediatico assurgere a un nuovo ruolo più consapevole e attivo. Quello dei prosumer, attori mediali che personalizzano l’informazione che ricevono e creano contenuti mediatici propri attraverso aggregatori di contenuti (YouTube, Blip, Brightcove) e social network (Facebook, Twitter, ecc.)”.

L’informazione in Italia e nel Mondo

Dalla quarta di copertina si legge: “Fammi parlare” nasce dall’incontro professionale tra un’antropologa culturale e un sociologo della comunicazione. Un testo per giornalisti, comunicatori, navigatori del web, influencer, per tutta la società contemporanea. L’intento del volume è analizzare lo stato di salute dell’informazione in Italia e nel Mondo. L’Articolo 21 della nostra Costituzione esprime due principi complementari e indissolubili: la libertà del giornalista di poter informare e il diritto del cittadino ad essere informato. “Fammi Parlare”, dunque, scandaglia i fondali della comunicazione per farne emergere i diritti e le libertà, gli elementi della deontologia, dell’etica professionale e umana. E ricorda chi voce non ha. Esprime un sogno, un desiderio (un’utopia?): la conquista di un’informazione libera e indipendente da condizionamenti e da censure.

“Questo libro, scritto con rigore e grande passione civile, può essere uno stimolo alla riflessione e soprattutto alla doverosa azione. Prima che sia troppo tardi”. Giuseppe Giulietti.

Decalogo deontologico

Nel testo si affrontano vari argomenti legati al tema della comunicazione, si ricordano le varie Carte Deontologiche, il Testo Unico del Giornalista aggiornato con le ultime modifiche. Nonché le querele temerarie, la scorta mediatica, e molto altro. Particolare attenzione é stata dedicata alla Carta di Assisi, manifesto internazionale contro i muri mediatici, e l’uso delle parole presentato e firmato nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) il 6 maggio 2019. In cui per la prima volta nella storia del nostro Paese i rappresentanti delle tre fedi monoteiste hanno sottoscritto un decalogo deontologico.

Un decalogo di 10 principi teso a contrastare il pericoloso diffondersi dei discorsi d’odio nella comunicazione. La Carta di Assisi rappresenta una guida per il giornalismo e il mondo dell’informazione che vuole una stampa attenta e coscienziosa volta alla costruzione di ponti e di pace. Soprattutto si cerca il contrasto alla violenza delle parole che è di fondamentale importanza quando si parla di Religioni. Le quali spesso sono la scusa per compiere atti di violenza. Le parole invece dovrebbero essere un dono non per distruggere o per creare conflitti violenza, ma solo per costruire e dialogare. Il dialogo appunto quello che da anni si è cercato di istaurare tra le fedi maggiori.

I dieci punti del Manifesto di Assisi

1. L’ostilità è una barriera che ostacola la comprensione. Nel rispetto del dirittodovere di cronaca e delle persone occorre comprendere. Scriviamo degli altri quello che vorremmo fosse scritto di noi.

2. Una informazione corretta lo è sempre. Sono la fiducia e la lealtà a costruire una relazione onesta con il pubblico. Non temiamo di dare una rettifica quando ci accorgiamo di aver sbagliato.

3. Difendiamo la nostra dignità di persone, ma anche quella altrui, fatta di diversità e differenze. Tutti hanno diritto di parlare e di essere visibili. Diamo voce ai più deboli.

4. Costruiamo le opinioni sui fatti e quando comunichiamo rispettiamo i valori dei dati per una informazione completa e corretta. Dietro le cifre ci sono gli esseri umani. Impariamo il bene di dare i numeri giusti.

5. Se male utilizzate, le parole possono ferire e uccidere. Ridiamo il primato alla coscienza: cancelliamo la violenza dai nostri siti e blog, denunciamo gli squadristi da tastiera e impegniamoci a sanare i conflitti. Le parole sono pietre, usiamole per costruire ponti.

6. Facciamoci portavoce di chi ha sete di verità, di pace e di giustizia sociale. Quando un cronista è minacciato da criminalità e mafie, non lasciamolo solo, riprendiamo con lui il suo viaggio. Diventiamo scorta mediatica della verità.

7. Con il nostro lavoro possiamo illuminare le periferie del Mondo e dello spirito. Una missione ben più gratificante della luce dei riflettori sulle nostre persone. Non pensiamo di essere il centro del Mondo.

8. Internet è rivoluzione, ma quello che comunichiamo è rivelazione di ciò che siamo. Il nostro profilo sia autentico e trasparente. Il web è un bene prezioso: viviamolo anche come bene comune.

9. La società non è un groviglio di fili, ma una rete fatta di persone: una comunità in cui riconoscersi fratelli e sorelle. Il pluralismo politico, culturale, religioso è un valore fondamentale. Connettiamo le persone.

10. San Francesco d’Assisi operò una rivoluzione, portare la buona notizia nelle piazze; anche oggi una rivoluzione ci attende nelle nuove agorà della Rete. Diamo corpo alla notizia, portiamola nelle piazze digitali.

Credibilità nel giornalismo

Particolare attenzione in “Fammi parlare” è stata dedicata inoltre alla deontologia del giornalista esaminando i concetti di scorta mediatica, querele bavaglio, diritto di cronaca e censura. Un testo che alimenta ancora di più il dibattito sulla comunicazione attuale, sulle fake news e la necessità di riportare il giornalismo nella condizione di acquisire nuovamente credibilità nell’opinione pubblica.

 

Ginevra Larosa

Foto © Mauro Biani (immagine di apertura “la Carta di Assisi”)

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