Sogin, chiesto il commissariamento o la sospensione cautelare dell’Ad

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I senatori Corrado, Morra, Granato, Angrisani e Lannutti vogliono vederci chiaro sull’azienda, sui contratti con la Javys slovacca, lo studio Morandini Associati e chiedono ai ministeri competenti di intervenire

La Sogin continua inesorabile a far parlare di sé, vuoi o non vuoi l’azienda che si dovrebbe occupare delle ex centrali nucleari e del loro smantellamento, pare abbia una innata predisposizione a fare notizia. Diciamo che un deciso aiutino sembrerebbe averlo dato l’avvento dell’amministratore delegato della stessa azienda, l’ingegnere Emanuele Fontani, che già in passato aveva ricoperto l’identico ruolo nella controllata Nucleco. Insomma per così dire un predestinato, ma alle volte il fato gioca strani scherzi. In Sogin sembrerebbe che anche le mura tutto questo oramai lo sapessero, già da quando nel 2019 Fontani fu nominato Ad, si sarebbe trattato solo di una questione di tempo, ma che qualcosa saltasse fuori era inevitabile.

L’interrogazione parlamentare

Com’era, d’altronde, facile dedurre che dopo l’articoloSogin, Nucleco, studio Morandini, Javys e la Slovacchia”, comparso su Eurocomunicazione, a livello istituzionale si ci muovesse per comprendere che fine facessero i soldi dati alla Sogin, dai cittadini italiani, attraverso il pagamento delle bollette elettriche. Così ben cinque senatori, prima firmataria Margherita Corrado, Nicola Morra, Bianca Laura Granato, Luisa Angrisani e Elio Lannutti hanno ritenuto opportuno vederci chiaro, presentando un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’Economia e Finanze, dello Sviluppo Economico e della Transizione Ecologica.

Il neo dei contratti con la Slovacchia

I senatori nell’interesse dei cittadini hanno acceso i riflettori su un contratto, pari a 34,5 milioni di euro, che Sogin ha sottoscritto con la società slovacca Javys, per lo smaltimento delle resine e dei fanghi della centrale nucleare di Caorso. Rifiuti che, dopo essere stati trattati, rientreranno in Italia dalla centrale nucleare slovacca di Bohunice. Spiegando che, a sua volta, Sogin è impegnata da un contratto con la stessa Javys, per 3,1 milioni di euro, per fornire assistenza tecnica nello smantellamento del reattore V1 della suddetta centrale. Come riportato dall’articolo, i parlamentari hanno fatto presente che in base a questi contratti in essere, la Sogin avrebbe aperto una sede di rappresentanza in Slovacchia, nella città di Bratislava, che risulterebbe essere presso lo studio Morandini Associati.

Lo studio Morandini dalle diverse denominazioni

Tale studio, anche se con denominazioni differenti, sarebbe stato beneficiario di alcuni contratti sia con Sogin che con Nucleco, società al 60% di proprietà di Sogin, che ne esprime l’amministratore delegato, e al 40% dell’Enea, che ne esprime il presidente. I senatori hanno posto l’accento sul dato che all’epoca dei fatti, tali ruoli di vertice in Nucleco erano ricoperti rispettivamente dall’ingegner Emanule Fontani (oggi amministratore delegato in Sogin), che precedentemente risulta essere stato in Enel come “project manager acquisizione Slovacchia”.

Gli incarichi pari a 1.193.045,54 milioni dati allo stesso studio

Durante il mandato dell’ingegner Fontani in Nucleco come amministratore delegato dapprima, poi come direttore disattivazione impianti e in seguito, come detto, amministratore delegato di Sogin, e mentre l’ingegner Francesco Troiani era presidente di Nucleco, poi passato in Sogin come direttore tecnico e successivamente direttore dell’innovazione tecnologica (in cui rientra l’estero), risulterebbero essere stati dati allo studio Morandini Associati, sotto diverse denominazioni, incarichi pari a 1.193.045,54 di euro. Inoltre, gli interroganti hanno evidenziato, nell’esposizione delle circostanze, che lo studio in questione sembrerebbe essere presente con Sogin in una gara indetta dalla Javys, con la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), sia partecipe con Javys nel contratto di appalto con Sogin.

L’affidamento diretto di 6.909.505 milioni dati all’azienda slovacca Javys

Ciò che stupisce è il dato che la stessa Javys, inoltre, risulterebbe firmataria con la Nucleco di un contratto di 6.909.505 euro per bruciare rifiuti radioattivi medicali, sulla base di un affidamento diretto. Un’azienda pubblica che dà un affidamento diretto di 6.909.505, senza gara? I senatori Corrado, Morra, Granato, Angrisani e Lannutti con la loro iniziativa hanno dato dimostrazione di fare ciò che si ci aspetta da un parlamentare della Repubblica italiana, fare gli interessi dei cittadini. Per questo motivo hanno posto ai ministeri competenti le domande che Eurocomunicazione aveva in parte pubblicato, chiedendo alle istituzioni interessate se ci fosse una presa di coscienza che la Javys avesse avuto realmente tutte quelle capacità tecniche necessarie per far fronte agli impegni presi con Sogin, per lo smaltimento delle resine e dei fanghi della centrale nucleare di Caorso.

I dubbi sull’effettiva capacità produttiva della Javys nell’incenerire il materiale di Caorso

Da tutto questo scaturirebbe anche un ragionevole dubbio, quello che porterebbe a pensare se l’azienda slovacca avesse, di fatto, mantenuto fede al contratto, raddoppiando la propria capacità produttiva incenerendo quanto stabilito, o vi siano stati dei ritardi. Le domande divengono ancor più interessanti, quando si chiede se questo forno, che nei fatti avrebbe dovuto ridurre in cenere il materiale di Caorso, sia funzionante. I cinque membri del Senato, non si fermano a questo, ma vogliono sapere se esisterebbe una documentazione attestante che questo forno bruci con poca produttività, o se vi sia stata la necessità di costruirne un secondo, e se questo sia stato realizzato, volendo conoscere altresì chi ne rimarrebbe proprietario.

Chi ha dato l’ordine di non fare una gara pubblica?

L’interrogazione mette in luce un ulteriore sospetto, anche sulla tecnologia utilizzata, quando sembrerebbero esisterne altre molto meno onerose. E ancora, perché proprio alla stessa Javys, nonostante la lentezza dimostrata, le sia stata data una seconda commessa dalla controllata di Sogin, la Nucleco, i famosi 6.909.505 di euro. Gli interrogativi vertono anche su chi abbia potuto firmare un affidamento diretto di tale importo e se chi ha firmato abbia obbedito ad un ordine o comunque abbia ricevuto una sorta di via libera da qualcuno in Sogin, in quanto società di riferimento. Per tali motivi i senatori firmatari, per sgombrare il campo da ogni ragionevole equivoco, hanno ritenuto opportuno avanzare la proposta, di instituire al più presto un tavolo tecnico di valutazione.

Un tavolo tecnico indipendente la proposta dei 5 senatori

Il tutto indipendente da Sogin, con professionalità non legate né direttamente né indirettamente a questa, sia per il presente che per il passato. Un compito ben preciso e chiaro, verificare l’opportunità o meno dell’utilizzo della tecnologia scelta per l’incenerimento di resine e fanghi e dell’ulteriore attività dell’estrazione dei fusti dai loculi di Caorso. Questo nell’ottica di dare un segno evidente di reale trasparenza, come dire agli italiani, ecco, non vi è nulla da nascondere sotto il tappetto. E a proposito di trasparenza, viene finanche posto un importante accento sul fatto di conoscere se sia mai stato disposto un approfondimento sia sulla gestione e lo stato di avanzamento dei due appalti dati alla Javys da Sogin e Nucleco, sia sul ruolo svolto dallo studio Morandini Associati negli appalti indicati e nelle attività di Sogin in Slovacchia.

Nell’interrogazione si chiede se nel Cda di Sogin qualcuno abbia fatto un’istanza

Dinnanzi a tutto questo appare quanto meno curioso, secondo i senatori, che un consiglio d’amministrazione non abbia battuto ciglio o mai chiesto delucidazioni, in merito, all’amministratore delegato Fontani. La domanda contenuta nell’interrogazione è molto pertinente, la logica porterebbe a pensare che esista un verbale del Cda, dove sicuramente sarà stata riportata l’eventuale istanza, se posta. Certo diviene stimolante conoscere come sia stata affrontata la questione, chi in seno allo stesso Cda ha scelto di soprassedere, è con quale motivazione, e chi invece, eventualmente, ha chiesto di fare chiarezza.

L’eventuale conflitto d’interessi dell’Ad Fontani e la voltura del contratto

Il bandolo della matassa si scioglierebbe da sé, una volta ricevuta anche la risposta alla domanda che pongono gli interroganti, sull’ipotesi che tra l’ingegner Emanuele Fontani e Piersante Morandini, dello studio omonimo, esistesse una certa correlazione, come quella che quest’ultimo fosse non solo molto amico, ma anche padrino del figlio di Fontani. Si ci chiede se questo non rappresenti un conflitto di interessi, nella presenza dello studio, se pure in raggruppamento temporaneo di imprese, sia in Sogin che in Javys. Nel documento presentato al Senato, come se non bastasse, si fa rilevare la perplessità che potrebbe sorgere nel fatto che, dopo la nomina dell’ingegner Fontani quale amministratore delegato di Sogin, il contratto tra Sogin e studio Morandini Associati parrebbe essere stato girato ad una società denominata Sma Advisory.

La richiesta di commissariamento o la sospensione dell’incarico dell’Ad di Sogin

La stranezza che probabilmente si è voluta far emergere è che vi sono due fattori che richiamano l’attenzione. Uno rappresentato dalla presenza di una figura professionale riconducibile sempre allo studio citato e l’altro non scritto, ma palese, l’indirizzo, lo stesso dell’ex studio Morandini Associati in Slovacchia. Per tutta questa serie di motivi la Corrado, Morra, Granato, Angrisani e Lannutti hanno chiesto ai ministri competenti di procedere con un commissariamento delle funzioni dell’amministratore delegato della Sogin, Emanuele Fontani, o comunque alla sua sospensione cautelare. Questo probabilmente nell’ipotesi di evitare che, in virtù della carica ricoperta, questi possa cercare di rendere più difficile i passi verso il cammino per giungere alla chiarezza.

Il probabile pellegrinaggio verso i palazzi delle istituzioni

Al momento parrebbe che siano state lasciate parecchie impronte che farebbero presupporre altro. A proposito di cammino, non sarebbe da stupirsi se, da ieri, possa aver avuto inizio una sorte di pellegrinaggio, alla stregua di quello di Santiago di Compostela. Partenza da Via Marsala 51/c, sede della Sogin, con arrivo Senato, Camera dei Deputati o qualche ministero, magari per cercare di far passare sotto traccia la questione sollevata. Dalla storia di ognuno di questi senatori, francamente non si evince che siano persone che mollino così facilmente, anzi.

L’auspicio è che altri parlamentari, oltre gli organi di vigilanza preposti, facciano qualcosa, oltre che nell’interesse dei cittadini italiani anche delle professionalità dei lavoratori presenti in azienda, che ripetiamo, non c’entrano nulla in queste dinamiche di vertice. E di dinamiche sembrerebbero essercene ancora di interessanti…

 

Alessandro Cicero

Foto © Consiglio nazionale dei geologi, liberoquotidiano.it, sfrill.it, nextquotidiano.it, agropolinews.it, wikipedia

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Alessandro Cicero
Alessandro Cicero è nato in Africa settentrionale, da genitori italiani di origine siciliana, si è trasferito da piccolo nella città di Salerno, oggi vive a Roma, svolge la sua attività tra la capitale e Londra. Scrive su alcune testate giornalistiche nazionali e su un organo di informazione europeo ed internazionale incentrato su tematiche politiche, economiche, industriali e su argomenti sociali e del lavoro inerenti il Parlamento Europeo e i rapporti con gli Stati membri ed esteri. È, inoltre, impegnato nella cura di rapporti istituzionali internazionali e di interfaccia con i media, creando campagne di stampa e cura dell’immagine istituzionale. Ha maturato esperienze nell’ambito del public relations, relations intelligence, crisis management e strategie digitali, corporate communication & public affair. È stato impegnato nello sviluppo e nella cura della comunicazione e delle relazioni esterne, anche in campagne di comunicazione elettorali internazionali. È stato consulente per l’elezione a Presidente della Repubblica di un importante Stato africano conseguendo la nomina, nell’ambito di quella specifica coalizione, di Consigliere per le Pubbliche Relazioni, Relazioni Istituzionali, Commerciali, Economiche per la Comunicazione in Italia e presso le Istituzioni Europee a Bruxelles. Ha fondato e diretto, come direttore editoriale, un settimanale nazionale sia cartaceo che online, ha scritto su alcune testate nazionali ed europee, ha partecipato come commentatore in alcune trasmissioni televisive come RaiNews24, Uno Mattina Rai, Rai Radio 1, Rai 2, intervistato su TG1 economia Rai. Tra le varie esperienze è stato osservatore per le elezioni presidenziali in Ucraina, nelle quali fu eletto Viktor Yushchenko e alcuni anni prima osservatore e corrispondente per le elezioni presidenziali in Albania, che portarono all’elezione di Sali Ram Berisha. Ha operato nel settore mass media, editoria e comunicazione in joint venture con la tedesco-romena Roumanainvest, il primo gruppo televisivo privato in Romania. Ha svolto incarichi nell’ambito del settore Ambiente ed Energia È stato cofirmatario, assieme all’amministratore delegato dell’Enel dell’epoca, Alfonso Limbruno e al Direttore Generale, Claudio Poggi, del Contratto Nazionale di Lavoro del Settore Elettrico nell’ambito delle relazioni industriali. Come editorialista e appassionato della materia, ha scritto e rilasciato anche interviste su organi nazionali d’informazione su temi di energia, ambiente, industria e riorganizzazione aziendale e di settori industriali, in particolare su aziende come ENI, Enel e Sogin.

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