Sogin, Nucleco, studio Morandini, Javys e la Slovacchia

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I dubbi sull’affaire per spedire i rifiuti radioattivi di Caorso a Bohunice, le connessioni tra un direttore, Troiani, l’ad Fontani, lo studio Morandini che risulterebbe consulente di Sogin e Javys

Quando si scrive della Sogin, la società preposta allo smantellamento delle ex centrali nucleari italiane, di certo non si ci si annoia. Anzi alcune vicende ne fanno per giunta accentuare alcune curiosità.

Dal canto suo la curiosità delle volte potrebbe lasciare anche stupiti, soprattutto quando delle circostanze sembrerebbero assumere le vesti di veri e propri misteri. È allora che scatta quella molla che fa sì, articolo dopo articolo, si cerchi di giungere, inevitabilmente, alla ricerca di una logica spiegazione. Per tale ragione incominciano a farsi strada le ipotesi e per dimostrarle non rimane altro da fare che seguire un metodo. Lo stesso che la scienza utilizza per raggiungere una conoscenza verificabile della realtà. Così, da una parte si procede con il raccogliere dei dati in base a delle supposizioni. Dall’altra, a un’analisi logica associando quei dati alle dimostrazioni. Per cercare di far comprendere meglio i fatti, le coincidenze, quel che si definisce il fatal destino e le affinità tra certi elementi, bisogna pian piano andare a ritroso nel tempo.

Un contratto da 34,5 milioni di euro

Nella nostra vicenda una dimostrazione è, senza dubbio, rappresentata dalla circostanza che una società slovacca, di nome Javys, abbia vinto un appalto di 34,5 milioni di euro. Con un ribasso dello 0,5%, per lo smaltimento delle resine e dei fanghi della centrale nucleare di Caorso, di proprietà della Sogin. Rifiuti che, dopo essere stati trattati, faranno rientro in Italia dalla centrale nucleare slovacca di Bohunice. Si tratta della stessa centrale in cui la Sogin è impegnata a fornire assistenza tecnica per lo smantellamento del reattore V1, secondo un contratto firmato con Javys il 19 dicembre 2014 con decorrenza 1 gennaio 2015, pari a 3,1 milioni di euro.

In base a questi contratti in essere, da quanto riportato anche da un altro organo d’informazione, la Sogin avrebbe aperto una sede di rappresentanza a Bratislava in Slovacchia: “nello studio slovacco di un consulente avvocato italiano, Piersante Morandini (al quale le persone più vicine al dossier attribuiscono rapporti assai amichevoli con il nuovo amministratore delegato)”.

Le strane congiunture

Ecco come potrebbe spiegarsi il perché, in un convegno dal tema “il decommissioning nucleare in Italia” tenutosi a Roma il 16 ottobre 2019 (il nuovo Cda Sogin fu nominato due mesi dopo), proprio Morandini, durante il proprio intervento, auspicava: “… ad oggi la situazione italiana del decommissioning delle centrali nucleari è in una evidente fase critica e l’auspicio è che si possa avere un veloce rilancio cogliendo l’occasione del rinnovo in Sogin dei vertici aziendali”. I retroscena svelano che Morandini parrebbe non essere solo tanto amico dell’attuale amministratore delegato di questa azienda, ma che potrebbe essere anche il padrino del figlio. Minuzia da non trascurare in questa narrazione. Da questa, come vedremo in seguito, sembrerebbero emergere dei dettagli che ne farebbero assumere delle caratteristiche con strane congiunture.

Il passato di Fontani con la Slovacchia

La vicenda slovacca incomincia a prendere dei contorni interessanti, potrebbero dimostrarsi solo delle coincidenze, ma sta di fatto che stupisce apprendere un primo particolare. Chi in passato, ancor prima di far parte della Sogin, aveva avuto esperienza come project manager acquisizione Slovacchia per conto Enel, risulta essere proprio l’attuale amministratore delegato della Sogin, l’ingegnere Emanuele Fontani. Proviamo ancora una certa sorpresa quando ci troviamo di fronte al dettaglio, più comprensibile nel prosieguo, che questi alla data della firma del contratto con la Javys ricopriva l’incarico di amministratore delegato della Nucleco Spa (dal 31 maggio 2012 fino al 28 febbraio 2017).

Corsi e ricorsi storici

Una società al 60% di proprietà della Sogin e al 40% dell’Enea che ne esprime la presidenza. E qui ci si imbatte in un’ennesima concomitanza. Dal 31 maggio 2012 all’8 dicembre 2013 tale incarico, di vertice, risulta essere stato ricoperto da un ingegnere, Francesco Troiani, che poi  ritroviamo in Sogin, sempre dal 2013. Le curiosità sembrano non finire qui, probabilmente sono appena iniziate. Quando si dice corsi e ricorsi storici, se ci si munisce di tanta pazienza, dando una scorsa tra i dati dei fornitori e consulenti della Nucleco dapprima e poi della Sogin, si può constatare che già nei periodi succitati, compare la presenza di uno studio, quello della Morandini e Associati. Il particolare che, da subito, balza agli occhi è che codesto, oltre ad apparire più volte, sembrerebbe anche assumere denominazioni diverse.

Il rompicapo delle società in Slovacchia

Di primo acchito si potrebbe supporre che, forse, si tratti di una semplice omonimia. E perché mai diverse denominazioni? Lo stato delle cose, l’accavallarsi dei periodi in cui i tre nominativi in questione, simultaneamente, risulterebbero presenti presso la Nucleco, porterebbe a pensare che si conoscessero, se non altro, per ovvie ragioni di lavoro. Per fugare ogni dubbio sul rompicapo delle società cangianti nei nomi, per caso incappate nella ricerca, appare evidente che non resti altro da fare che dare uno sguardo in Slovacchia. Con somma meraviglia, nella terra famosa per i tanti castelli, proprio ai piedi di uno di questi, di stile gotico a Bratislava, sembrerebbe svelarsi l’arcano. Le società in questione, nonostante avessero denominazioni diverse, parrebbero avere tre unici comuni denominatori, l’ex intestazione societaria (Morandini e Associati), la presenza delle stesse direttrici esecutive e l’indirizzo, via Michalská 7 Bratislava.

Tre comuni denominatori

Così come in una sorta di tour turistico, seguendo sulla cartina l’indirizzo, si rivive la stessa esperienza riservata a dei viaggiatori che percorrono un itinerario. La differenza sta solo nel fatto che il tragitto porta da una società slovacca all’altra. Il viaggio all’interno di queste sembrerebbe sempre più evidenziare gli identici tre indizi, questo però fino ad un certo punto del percorso. Pardon, del periodo. Da una certa data, nelle società come SMA Advisory, ex Studio Morandini e Associati, SMA advokátska kancelária sro, ex M&A Morandini e Associati, SMA Invest, lo studio scomparirebbe, ma senza non lasciare traccia. Sembrerebbe che continuino a comparire solo le due direttrici Denisa Lastovková e Katarína Duchoňová. Tra l’altro leggendo i loro curriculum vitae, per completezza di informazione, si apprende che da molti anni lavorino con Nucleco e Sogin. Ma va là!

Le consulenze date alle società slovacche all’epoca in cui Fontani era al vertice della Nucleco

Quindi ricapitolando, lo studio uscirebbe di scena, nonostante le società avessero delle consulenze in pancia. E ad ereditare tali incarichi sarebbero rimaste, stranamente, le due persone che prima lavoravano per lo studio stesso, come per voler dimostrare alcuna attinenza con il passato. Stimolati dagli eventi, si è proseguiti sulla rotta del nostro screening. Scorrazzando nei dati della Nucleco non si può fare a meno di notare un’ulteriore concomitanza. Nel periodo in cui Fontani ricopriva il ruolo di amministratore delegato di questa, inaspettatamente, tra i consulenti compaiono un Consorzio Italo Slovacco SK, una M&A Morandini e Associati, e uno Studio Morandini e Associati. Incrociando gli elementi riscontrati in precedenza, si prende atto che tutte le volte ci si imbatte costantemente nelle stesse traccie, sarà una casualità, ancora e comunque appare l’indirizzo di via Michalská 7 a Bratislava.

I contratti dello studio Morandini in Sogin

Che dire, verrebbe da pensare che si tratti di un indirizzo dove ha sede un ufficio molto affollato. La trama incomincia a prendere una piega appassionante, quando si decide di fare la medesima cosa eseguita, in precedenza, per la Nucleco, questa volta gironzolando tra i vari dati della Sogin. Decidiamo di farci aiutare dalla disciplina della matematica e dato che il tutto sembrerebbe, sempre più, assumere le sfaccettature di una commedia, ci siamo fatti ispirare da una frase capolavoro di Totò: “È la somma che fa il totale”. Così seguendo la dritta del principe della risata, dopo un po’ di analisi, appuriamo che i contratti presenti in Sogin, sommati a quelli della Nucleco, concessi allo studio Morandini e Associati, sotto diverse denominazioni, in un certo lasso di tempo, raggiungerebbero la somma 1.193.045,54 di euro. “Oh perbacco!” avrebbe esclamato il principe De Curtis.

Gli incarichi per traduzione, segreteria, corsi di inglese

Alcuni di questi incarichi sono “per servizi di supporto nell’ambito del contratto attivo Javys per Bohunice”, con successive varianti che ne modificano gli importi dove viene specificato che: “nell’ambito di tale contratto, Sogin si è impegnata ad affidare a terzi le seguenti attività: servizi di segreteria; traduzione; interpretariato; assistenza legale; corsi di inglese. In fase di offerta Sogin ha proposto e ricevuto l’approvazione da parte di Javys per l’affidamento delle attività di cui sopra allo Studio Morandini e Associati (s.r.o.), di seguito SMA”. In taluni casi, le descrizioni dell’attribuzione degli incarichi conterrebbero diciture con solo: “spese studi, ricerche, programmazione, consulenze” o con l’aggiunta di “prestazioni professionali estero, sopravvenienze passive ordinarie”. Sopravvenienze passive ordinarie?

Come potrebbe essere andata la storia del contratto con Javys

Giunti a questo punto, appare interessante comprendere come avrebbe avuto origine il contratto con l’azienda slovacca. La storia potrebbe essere andata in questo modo. Qualcuno in Sogin, forse, avrà sollevato il problema delle resine della centrale di Caorso, magari con la motivazione che la WOX (processo di ossidazione ad umido per trasformare la materia organica in acqua e anidride) non funzionasse. SoginSollevata la questione, la soluzione sarebbe stata individuata nella preparazione di una maxi gara per incenerirle, facendo preparare delle specifiche, a cura di un ingegnere e di una dottoressa, quest’ultima probabilmente chiamata proprio dalla Nucleco. Strano che in tutta la Sogin non vi fosse nessun altro in grado di fare lo stesso lavoro, sarebbe intrigante conoscere il nominativo di chi abbia avanzato la richiesta.

La casualità di Morandini sempre presente

Potrebbe essersi verificato il caso che, in questa gara, vi sia stata una parte poco concernente al servizio di incenerimento di resine e fanghi, quindi potrebbe essere stata aggiunta un’ulteriore attività, forse anche poco attinente, come quella dell’estrazione dei fusti dai depositi di Caorso. Cui protex? Pardon, cui prodest? Alla gara in oggetto partecipano, con un minimo ribasso, in RTI (Raggruppamento Temporaneo di Imprese) solo Javys e Ansaldo Nucleare, di questa come sub appaltatore la Nucleco, all’epoca a guida Fontani. La straordinarietà degli eventi continua a stupire.

Chi si ritrova? Lo studio Morandini e Associati come consulente o sub appaltatore, elemento che troverebbe un riscontro in una lettera che sarebbe stata inoltrata dalla Javys, nel mese di marzo, in cui la società slovacca farebbe un chiaro riferimento allo Studio Morandini: “… Per Studio Morandini e Associati vi sarà la Sig.ra Katarina Duchoriova”.

La lettera inoltrata dalla Javys a Sogin

La lettera in questione parrebbe fare menzione a una negoziazione tra le parti per discutere gli argomenti, le questioni tecniche e operative che sono emerse fin’ora nel progetto. La Javys, in RTI, si mostrerebbe interessata a trovare soluzioni adeguate alla situazione sorta nel progetto prima possibile per continuare la sua effettuazione, ma a causa del Covid-19 proporrebbe una serie di incontri via web. Sarebbe molto interessante e chiarificatore se oltre le associazioni dei consumatori, anche le istituzioni preposte a vigilare, il ministero della Transizione Ecologica, il ministero dello Sviluppo Economico, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, l’Arera e gli stessi parlamentari incominciassero a porsi qualche domanda.

Le domande a cui Fontani deve delle risposte

Nel frattempo, per agevolarli nel lavoro, ne suggeriamo qualcuna: La Javys aveva di fatto tutte quelle capacità tecniche per far fronte agli impegni presi? Il contratto sta procedendo? L’azienda slovacca, ad oggi, ha mantenuto fede sul carico preso, raddoppiando la propria capacità produttiva incenerendo quanto stabilito o vi sono stati dei ritardi? Il forno che avrebbe dovuto ridurre in cenere il materiale di Caorso è funzionante o vi è stata la necessità di costruirne un secondo? È stato realizzato? Su tale forno esiste una documentazione che dimostra che questo bruci con poca produttività? Esiste un impianto preliminare all’incenerimento costruito da Ansaldo? A chi rimarrebbe la proprietà di tale impianto? Sarebbe uno scandalo se si scoprisse che con i soldi già concessi per contratto alla Javys, i famosi milioni, questa rimarrebbe anche proprietaria dell’impianto. Perché è stata scelta questa tecnologia?

Il probabile conflitto d’interesse di Morandini

Sembrerebbe che il direttore tecnico, poi divenuto dell’innovazione tecnologica, Francesco Troiani, avrebbe scelto la tecnologia, a quanto pare, più onerosa, complessa e lenta, quando invece sembrerebbe esisterne una americana più conveniente. Più vantaggiosa nonostante i costi di trasporto, 22 milioni a fronte dei 34,5 della Javys, una differenza di 12,5 milioni. Perché gli americani sono stati tenuti fuori? Altro elemento, alquanto strano, che scaturirebbe da tutto questo racconto è che lo studio Morandini al contempo sia alleato con la Sogin, nella gara indetta dalla Javys con la Bers, che è alleato della Javys nel contratto di appalto con la Sogin. Si tratterrebbe di un puro conflitto di interessi.

Il contratto passato da Studio Morandini e Associati a SMA Advisory

Può essere che nessuno al vertice se ne sia accorto? Un fatto parrebbe ancora una volta bizzarro. Dopo la nomina di Emanuele Fontani ad amministratore delegato della Sogin, avvenuta il 12 dicembre 2019, nel primo Cda, questi sembra aver proposto ai consiglieri, appena insediati, il prosieguo della consulenza allo studio Morandini, definendolo un atto dovuto. A quanto è dato sapere, sembrerebbe che alcuni consiglieri abbiano in quella occasione soprasseduto. In seguito lo stesso contratto risulterebbe essere stato convertito dallo Studio Morandini e Associati a SMA Advisory. Singolare caso, l’assonanza della SMA Advisory con la stessa sede dello studio Morandini e Associati in Slovacchia. A pensar male si fa peccato, ma spesso si ci azzecca, usava dire un politico del passato. Tuttavia l’accaduto porterebbe a far pensare all’eventualità che tra i soci non risulti più lo studio Morandini.

Il rebus delle società slovacche

Il fatto inspiegabile è che, comunque, compaiono sempre le due donne Denisa Lastovková e Katarína Duchoňová, le stesse di cui si riscontrerebbe la presenza in alcune società dove lo studio Morandini risultava azionista. Se fosse così, verrebbe da avanzare l’ipotesi che per non far palesare, a occhi altrui, l’evidente conflitto di interessi tra Fontani e Morandini, quest’ultimo sia uscito da questa e da altre società. Più si ci addentra in questa narrazione più appaiono dei quesiti all’orizzonte. Se Javys ha avuto dei problemi che non gli permettevano di rispettare gli impegni contrattuali, perché Fontani come ad di Sogin non si è imposto dicendo qualcosa? È logico che arrivati a questo punto si faccia strada un ragionevole dubbio: Per caso, c’entra qualcosa Morandini?

Quel contratto di 6,9 milioni di euro dato dalla Nucleco a Javys con affidamento diretto

D’altronde parrebbe banale, dato lo stato delle cose, sentirsi rispondere accampando la scusa che un contratto possa prevedere delle penali solo a fine esecuzione. Mhmm… Dulcis in fundo, l’incongruenza di certe azioni traspare rivedendo alcuni dati della Nucleco che firma alla Javys un contratto, per bruciare dei rifiuti radioattivi medicali, con affidamento diretto per la modica cifra di 6.909.505,00 di euro. Ma come, all’azienda slovacca che parrebbe già aver mostrato una certa lentezza nel non rispettare i tempi del contratto con Sogin, per bruciare resine e fanghi tecnologicamente complessi, le verrebbe successivamente data un’ulteriore commessa dalla controllata della stessa Sogin?

La beffa in tutto questo potrebbe essere rappresentata dal fatto che la Javys come giustificativo per i ritardi verso la Sogin, sembrerebbe, abbia addotto la motivazione che sia stata impegnata nel bruciare i rifiuti della Nucleco, rifiuti radioattivi medicali, rifiuti più semplici.

Il Cda sapeva?

D’emblée sembrerebbe una boutade (ci scusiamo se non usiamo lo slovacco, ma confidiamo nei corsi di traduzione dello studio Morandini). Il bello è che tutto questo sembrerebbe accadere senza che nessuno all’interno del Cda della Sogin e degli altri organi preposti alla vigilanza, contabile e amministrativa approfondisca. Forse non ne sono a conoscenza o pensano che il problema sia stato risolto. Chissà? SoginBel dilemma per un Cda al quale manca solo un anno e mezzo alla conclusione del proprio mandato. Senza dubbio i consiglieri che ne fanno parte, per forza di cose, dovranno mettere sul piatto della bilancia quanto convenga alle loro carriere. Quindi, continuare a lasciar correre quella zona d’ombra o far luce sulla vicenda. Magari prima che altri lo facciano. Allontanando in questo modo il sospetto che siano poco accorti, con l’inevitabile conseguenza di non essere più credibili per ulteriori incarichi.

L’unica certezza la professionalità dei lavoratori

Unica certezza che è bene sottolineare, per non cadere in facili equivoci, risiede nel fatto che in Sogin vi sono moltissime professionalità valide. Lavoratori che nulla hanno a che spartire con ciò che accade nel palazzo. Ma che dal palazzo molte volte subiscono scelte errate, delle quali non sono responsabili. Quindi una cosa è la Sogin con il bagaglio di professionalità dei dipendenti, un’altra è il porre l’accento sul modo di operare di qualcuno posto nel ruolo manageriale, alla guida, che non vuol dire avere qualcosa contro l’azienda. Si chiama diritto di cronaca e critica.

Invece, molte volte accade che chi riveste tale ruolo cerca di fare, astutamente, una voluta confusione che sfocia in una cattiva abitudine. Il vizio, tutto nostrano, di nascondersi dietro il nome dell’azienda. O, ancor peggio, far credere che sia per colore politico, il tutto per il misero scopo di trovare un sicuro riparo. Sgombrato il campo da qualsiasi qui pro quo, continueremo sul tema.

 

Alessandro Cicero

Foto © Uniat, Euronews, Alessandro Cicero, Javys.sk, IldomanidItalia, Wikipedia

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Alessandro Cicero
Alessandro Cicero è nato in Africa settentrionale, da genitori italiani di origine siciliana, si è trasferito da piccolo nella città di Salerno, oggi vive a Roma, svolge la sua attività tra la capitale e Londra. Scrive su alcune testate giornalistiche nazionali e su un organo di informazione europeo ed internazionale incentrato su tematiche politiche, economiche, industriali e su argomenti sociali e del lavoro inerenti il Parlamento Europeo e i rapporti con gli Stati membri ed esteri. È, inoltre, impegnato nella cura di rapporti istituzionali internazionali e di interfaccia con i media, creando campagne di stampa e cura dell’immagine istituzionale. Ha maturato esperienze nell’ambito del public relations, relations intelligence, crisis management e strategie digitali, corporate communication & public affair. È stato impegnato nello sviluppo e nella cura della comunicazione e delle relazioni esterne, anche in campagne di comunicazione elettorali internazionali. È stato consulente per l’elezione a Presidente della Repubblica di un importante Stato africano conseguendo la nomina, nell’ambito di quella specifica coalizione, di Consigliere per le Pubbliche Relazioni, Relazioni Istituzionali, Commerciali, Economiche per la Comunicazione in Italia e presso le Istituzioni Europee a Bruxelles. Ha fondato e diretto, come direttore editoriale, un settimanale nazionale sia cartaceo che online, ha scritto su alcune testate nazionali ed europee, ha partecipato come commentatore in alcune trasmissioni televisive come RaiNews24, Uno Mattina Rai, Rai Radio 1, Rai 2, intervistato su TG1 economia Rai. Tra le varie esperienze è stato osservatore per le elezioni presidenziali in Ucraina, nelle quali fu eletto Viktor Yushchenko e alcuni anni prima osservatore e corrispondente per le elezioni presidenziali in Albania, che portarono all’elezione di Sali Ram Berisha. Ha operato nel settore mass media, editoria e comunicazione in joint venture con la tedesco-romena Roumanainvest, il primo gruppo televisivo privato in Romania. Ha svolto incarichi nell’ambito del settore Ambiente ed Energia È stato cofirmatario, assieme all’amministratore delegato dell’Enel dell’epoca, Alfonso Limbruno e al Direttore Generale, Claudio Poggi, del Contratto Nazionale di Lavoro del Settore Elettrico nell’ambito delle relazioni industriali. Come editorialista e appassionato della materia, ha scritto e rilasciato anche interviste su organi nazionali d’informazione su temi di energia, ambiente, industria e riorganizzazione aziendale e di settori industriali, in particolare su aziende come ENI, Enel e Sogin.

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