«Roma non è Copenaghen», monta la protesta contro le autostrade ciclabili

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Roma ciclabili

I cittadini contestano le piste per le bici che stanno penalizzando il traffico privato, mentre i bus continuano a prendere fuoco

Nonostante il lockdown, le chiusure, le restrizioni e il coprifuoco, a Roma stanno montando le proteste contro le piste ciclabili, che il Campidoglio sta realizzando anche nei punti nevralgici della circolazione, con l’effetto di mandare in tilt pure l’esiguo volume di traffico di questi mesi di pandemia.

Roma non è Copenaghen

«Roma non è Copenaghen», lamenta il presidente del Movimento Storico Romano, Sergio Iacomoni, soprannominato Nerone. Non è un esempio a caso. La capitale danese, infatti, è nota per la capillare rete di corsie ciclabili, che corrono a fianco delle auto. Ma è nota, soprattutto, per la puntualità dei mezzi pubblici. Una volta atterrati a Copenaghen, è sufficiente sincronizzare l’orologio con quello del terminal. Bus, treni, metro viaggiano accordati e rispettano la tabella di marcia spaccando il secondo. È così possibile fissare più appuntamenti, programmando la propria giornata lavorativa (e non solo) con la certezza che non avverranno contrattempi.

Un confronto sconfortante

La situazione del trasporto pubblico a Roma è tristemente nota a tutto il pianeta Terra, altro che ciclabili. I bus che prendono fuoco con i passeggeri all’interno, le tragicomiche avventure dei tram, i trenini da cui scaturiscono fuoco e fiamme, oltre che esplosioni, le stazioni metro chiuse a causa delle scale mobili guaste, sono argomento quotidiano dei media globali. Con buona pace del turismo, al netto del covid, e del lavoro. «Non è un caso se dalla capitale le grandi aziende, come le redazioni dei giornali, scappano. Dove non funzionano i trasporti, infatti, non funziona l’economia, non ci sono lavoro, servizi, welfare. Nulla. Lo avevano capito gli antichi romani, i quali, infatti, avevano creato una rete stradale nel mondo allora conosciuto, gran parte della quale è ancora esistente».

I numeri, indicatori sempre veritieri

Roma è anche una città gigantesca, dal punto di vista dell’estensione territoriale. È più grande di New York, come di Parigi. È ampia 1.287,36 chilometri quadrati, contro gli 86 e rotti di Copenaghen, sempre per stare all’esempio (fonte Wikipedia). Ha un’orografia ben diversa, non è una città pianeggiante, ad esempio. Ergo, si può pensare di usare il monopattino – peraltro pericoloso secondo le statistiche dei sinistri – o la bicicletta, ma solo per brevi tratte e in particolari contingenze. E bisogna pure essere in piena salute. La mobilità a Roma funziona non con le ciclabili, ma per forza di cose con gli scooter e le auto, se il cittadino necessita di arrivare. Con i bus, si sa, non esistono certezze, nemmeno riguardo al momento della partenza.

Il dibattito infuocato

Roma ciclabili

A Roma, con il Campidoglio che s’è trovato impreparato (usando un eufemismo) di fronte alla questione mobilità, sono state realizzate corsie ciclabili, ricavandole dove possibile – quindi anche pericolose, come sulla Tuscolana – o realizzando delle autostrade per le due ruote all’interno dei nodi del traffico. Ergo, penalizzando i mezzi sia pubblici sia privati, e andando a incidere negativamente a cascata sulla circolazione di ampi settori della capitale. La situazione rischia di degenerare irreparabilmente quando la pandemia cesserà e i flussi consueti di traffico riprenderanno.

Il caso San Giovanni-Appio

Roma ciclabili

Il Comune di Roma, partendo dai pressi delle mura aureliane di piazzale Appio, di fronte alla basilica di San Giovanni, ha realizzato un’autostrada per le bici lunga circa 300 metri. Un’altra ne sta creando a due passi, tanto per evitare troppa fatica agli amanti delle due ruote. La circolazione veicolare è stata rivoluzionata, con le auto confinate a senso unico negli spazi rimanenti. Il traffico è esploso. Non solo. Gli attraversamenti pedonali sono divenuti pericolosi, alcuni palazzi del quartiere risultano emarginati dal contesto, un parcheggio multipiano e i box di un’intera strada sono stati “isolati”. Diciamo che si è pensato alle due ruote, senza troppa considerazione del contesto. Così è montata la protesta dei cittadini, dei commercianti, delle associazioni, dei comitati, dei politici, a prescindere dalle appartenenze. «Ho effettuate più sopralluoghi» – spiega Sergio Nerone Iacomoni – «e ho parlato con la gente esasperata. Mi chiamano, scrivono e-mail, mi tengono aggiornato. Sono disperati e hanno ragione». Nel frattempo, neanche a dirlo, l’autostrada ciclabile è vuota.

La finta marcia indietro

Da parte sua, la sindaca di Roma Virginia Raggi, tirata per la giacchetta da più parti a seguito delle proteste, s’è presentata sul luogo del cantiere dell’infausta realizzazione ciclabile, rendendosi conto che quanto progettato sulla carta, nella realtà di tutti i giorni, non funziona. Così, davanti alle telecamere, e sul profilo Facebook personale, si è impegnata a fare marcia indietro, restituendo ai romani quel che era dei romani.  «Ma alle parole finora non sono seguiti i fatti concreti: il cantiere della seconda autostrada ciclabile di San Giovanni sta andando avanti, come da programma. I lavori dovranno terminare a maggio», sottolinea Sergio Nerone Iacomoni.

Il Visconte Cobram

E a San Giovanni c’è chi fa riferimento alla tragicomica pellicola fantozziana dove appare il dott. ing. Visconte Cobram, che costringe gli impiegati assoggettati a diventare ciclisti, abbandonando per sempre l’automobile. “In sella!”, intimava agli «inferiori», mentre lui viaggiava su una comoda cabriolet. «In effetti» – nota Sergio Nerone Iacomoni – «sembra quello che sta avvenendo al San Giovanni-Appio e in altre parti di Roma, con il Campidoglio che ti spinge a comprare la bicicletta e a stare a casa, perché con le due ruote non puoi lavorare. Pedalare va bene in luoghi ameni, e a Roma di verde, pur se non curato, ne abbiamo molto. Ma è impossibile farlo per gli spostamenti quotidiani, se hai un impiego, un’attività, se devi accompagnare i figli a scuola, occuparti dei tuoi cari o semplicemente se hai una certa età. Lo capirebbe chiunque. Nonostante ciò, l’intimazione “in sella!” del Visconte Cobram sembra riecheggiare sinistra per le strade della capitale».

 

Leo Agabiti

 

 

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