Scuola, didattica a distanza e pandemia

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Didattica a distanza

Tra tante lezioni un’analisi sull’apprendimento: solo uno studente su dieci sembra promuovere i docenti

Il mondo della scuola, la didattica a distanza e la pandemia hanno permesso di analizzare a lungo l’impatto di quest’ultima tra le diverse fasce di età. Tutto questo ha evidenziato il rapporto con un habitat che, durante le lezioni, i ragazzi non avevano mai sperimentato, come con i familiari o la permanenza in un ambiente diverso da quello scolastico. L’Associazione nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP, cyberbullismo) ha condotto un sondaggio insieme al portale Skuola.net, coinvolgendo un campione di circa 10.000 studenti, con età compresa tra gli 11 e i 19 anni. Leitmotiv dello stesso è stato la didattica a distanza e le loro opinioni al riguardo. Un anno di Dad è stato promosso solo da 1 studente su 10, soprattutto per quanto riguarda i docenti.

L’origine delle distrazioni

Analizzando le risposte, gli studenti pongono l’attenzione (soprattutto) sui molti insegnanti che non sono stati in grado di coinvolgerli durante le lezioni, come a scuola. Ma anche, o peggio, sul corollario di distrazioni, tra strumenti tecnologici e la presenza dei familiari. E l’impossibilità di condividere con i loro compagni il vissuto emotivo, come in presenza. Una solitudine forzata spesso maestra di conseguenti cattive abitudini. La didattica a distanza sembra non aver convinto gli studenti, poiché secondo questo sondaggio il 62% dei 10.000 intervistati ne dà infatti un giudizio negativo. Alla radice un insieme di fattori su cui riflettere, anche considerando il rientro in aula per le scuole superiori dal 70% al 100% in presenza – nelle zone gialle e arancioni – a partire dal 26 del mese di aprile, giusto in tempo per l’ultimo mese dell’anno scolastico.

Tecnologia tra distrazione e rendimento

Associazione Di.Te logoIl 48,6% degli studenti sostiene di aver perso la motivazione nel seguire le lezioni, complici anche docenti che non sono riusciti a organizzare lezioni stimolanti. Questo aspetto sembra aver gravato anche sul rendimento, di cui il 28,7% degli studenti lo ha percepito come nettamente o leggermente peggiorato rispetto a quello in presenza. Ma tornando sul tema delle distrazioni, la motivazione principale come la non presenza e di conseguenza la mancanza di vigilanza dell’insegnante, ha permesso a tanti ragazzi di poter messaggiare con i loro compagni o amici, durante la didattica. Il 58% ha infatti dichiarato di aver usato strumenti come WhatsApp e/o simili per avere scambi di conversazione durante le lezioni.

La mancanza di spazi privati

Quali fattori hanno portato gli studenti a distrarsi? Le colpe non vanno sempre verso di loro: vari studenti riportano di non essere riusciti a seguire le lezioni perché distratti (58%) o interrotti (51,4%) da altre persone presenti in casa. Inoltre, il 15% degli intervistati ha raccontato di non poter mai o quasi mai usufruire di uno spazio privato per seguire la Dad. Altre motivazioni i problemi di connessione, riscontrate qualche volta nel 36,8% dei casi. Va aggiunta anche la carenza di adattamento dei docenti al nuovo modo di fare lezione: solo il 9,1% degli studenti intervistati ritiene che tutti (o quasi) i docenti sappiano davvero fare lezione in Dad, cui si aggiunge un 23,5% che salva la maggioranza.

Dad: un’alternativa da (ri)considerare

Daniele Grassucci direttore Skuola.net«Non possiamo bocciare la Dad a priori: laddove si è abbastanza fortunati da avere a disposizione insegnanti preparati, connessione, spazi adeguati in casa, una classe disciplinata. L’apprendimento a casa può funzionare addirittura meglio di quello in presenza» – commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – «tuttavia per 3 studenti su 10 che affermano di aver ottenuto un rendimento scolastico migliore, ce ne sono altrettanti che sono peggiorati. I dati però dimostrano che, al di là dei voti scolastici, i danni che stanno subendo i giovani nella loro crescita sono profondi e non vanno ignorati. Bene quindi l’impegno del Governo finalizzato al rientro in classe, sperando che la percentuale possa crescere sempre di più sulla base dell’andamento dei contagi e delle effettive possibilità degli istituti».

L’aumento delle cattive abitudini

Questo lungo periodo di lezioni a distanza ha avuto anche conseguenze negative sulle abitudini dei ragazzi. Alcuni hanno cominciato a far uso di sostanze stupefacenti (18%), sigarette (12%) e alcool (quasi 18%). Tra coloro che già ne facevano uso, si è registrato un incremento netto del 10% tra il consumo di stupefacenti, del 6% degli alcolici e del 16% delle sigarette. Cui va aggiunto chi confessa un aumento lieve (12% per alcolici e stupefacenti, quasi 20% per alcolici). Cambiamenti che si sono riscontrati anche nell’alimentazione. Il 50% degli adolescenti ha dichiarato di aver aumentato il consumo di cibo nel periodo che li ha costretti a vivere in casa. Un altro aspetto riguarda l’alterazione del sonno. Circa un terzo dei ragazzi (36%) dice di avere dormito più ore, il 44% ha ammesso di aver dormito di meno rispetto a quanto dormisse prima della pandemia e della didattica a distanza.

Un malessere percepibile

Giuseppe Lavenia presidente Di.Te.«Questi sono solo alcuni dei riflessi di un disagio che si protrae da lungo tempo. Dormire di più può rivelare uno stato depressivo, mentre dormire di meno o in modo discontinuo può sottendere a uno stato ansioso», fa riflettere Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione nazionale Di.Te. «Il malessere dei giovani è percepibile, ed è più che urgente intervenire quanto prima per contenerlo, arginarlo e invertire la rotta occupandoci della loro salute mentale. Oltre a non avere avuto occasioni sociali, hanno perso anche molte delle loro valvole di sfogo, tra cui lo sport. Se si analizza come hanno vissuto il rapporto con l’attività fisica, fondamentale per mettere in circolo le endorfine, gli ormoni del benessere, si osserva che più della metà degli intervistati non ha fatto nessuna attività».

Il ritorno a scuola e il cyberbullismo

Essere in presenza rappresenta anche il luogo nel quale la creatività si sviluppa, dove le menti e i cuori si confrontano, imparando a interagire con gli altri. Dai dati emersi, più del 76% degli studenti percepiscono le lezioni in Dad inadatte a coinvolgerli. Il 53,3% dei casi ha accusato la mancanza di spazi di condivisione del loro vissuto emotivo, non aiutando il rapporto di fiducia con gli insegnanti. Lo abbiamo visto anche da alcuni fatti di cronaca, come il caso della studentessa di 15 anni, bendata durante un’interrogazione in Dad. Un problema si è riscontrato anche per gli atti di cyberbullismo durante la Dad, successo nell’11% dei casi. Chi ha avuto problemi di questo genere ha dichiarato che ha iniziato a isolarsi nel 77% dei casi.

«Molti ragazzi vittime di cyberbullismo avranno difficoltà a tornare sui banchi di scuola: se non interveniamo con un percorso di supporto studiato ad hoc, assisteremo a un aumento dell’abbandono scolastico», ha concluso Giuseppe Lavenia.

 

Alessandra Broglia

Foto © Pixabay, Skuola.net, Di.Te

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