I sindaci dell’Agrigentino contro il Recovery Plan

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I sindaci

Dopo la manifestazione a Roma di fine aprile, i sindaci dei comuni della provincia siciliana continuano a far sentire la propria voce: il territorio ha bisogno di investimenti infrastrutturali per uscire dalla marginalità geografica

Sorpresa amara per Agrigento: la provincia è esclusa dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (il famigerato Pnrr) che individua gli investimenti nei quali impiegare i fondi del tanto atteso Recovery Plan. Ma i sindaci di 25 tra i principali comuni del territorio non si sono persi d’animo e, con lo slogan “Agrigento non è fuori dall’Italia”, hanno organizzato un sit-in di protesta davanti a Palazzo Chigi prima di essere ricevuti da Mara Carfagna (ministra per il Sud e la Coesione Territoriale) e Mariastella Gelmini (ministra per gli Affari Regionali).

Mancanza di infrastrutture: l’annosa questione

Già oltre un anno fa, il 25 gennaio 2020 e quindi prima della scoppio della pandemia da Covid-19, i primi cittadini dei Comuni agrigentini, insieme al Cartello Sociale locale – che riunisce sotto un unico cappello Curia, sindacati e forze sociali – avevano organizzato un’imponente manifestazione popolare, culminata con una marcia sulla SS 640 – la “Strada degli scrittori” che dovrebbe collegare Agrigento a Caltanissetta, ma che ancora non è ultimata – e con la realizzazione di un tavolo tecnico prima e di un cronoprogramma poi, proprio per chiedere la realizzazione di una serie di infrastrutture considerate fondamentali per lo sviluppo della provincia siciliana.

Provincia che subisce un continuo spopolamento, con un 16% di cittadini iscritti all’Aire (ovvero l’Anagrafe Italiana Residenti all’Estero) a fronte di un 10% del resto della Regione, e con ben tre Comuni tra i primi 25 in Italia per flussi emigratori, per un totale di oltre 156mila agrigentini residenti all’estero, 12mila trasferitisi nel solo 2019.

La voce dei sindaci

«Noi sindaci siamo il “front office” dei cittadini: dopo la costituzione del cartello sociale con l’imponente manifestazione provinciale dello scorso anno era doveroso farsi sentire e sopperire all’assenza dei partiti politici. Non è possibile rimanere ancora in questa marginalità: non è stato completato l’anello autostradale CastelvetranoGela, non è stata realizzata un’arteria stradale che colleghi in tempi brevi i comuni dell’entroterra agrigentino con ospedali, porti, aeroporti; la rete ferroviaria funziona con un solo binario e i tre porti della provincia – Licata, Porto Empedocle e Sciacca – per mancanza di interventi strutturali non assicurano il dispiegamento delle potenzialità di sviluppo. Per valorizzare l’ingente patrimonio artistico-culturale della nostra Regione è fondamentale e necessario superare la marginalità geografica e bloccare lo spopolamento del cuore della Sicilia, divenuta ormai un’area ultra-periferica» ha spiegato a Eurocomunicazione Francesco Cacciatore, sindaco di Santo Stefano Quisquina (nella foto) nonché componente dell’Assemblea Regionale di Anci Sicilia (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e presidente di Ali Sicilia (acronimo di Autonomie Locali Italiane).

Ferrovie e autostrade per lo sviluppo territoriale

Tra le opere per le quali si sperava di ricevere i finanziamenti, oltre alla realizzazione di strade e all’adeguamento della rete ferroviaria c’è anche, come ha accennato Francesco Cacciatore, il completamento dell’autostrada GelaCastelvetrano.

«Ritengo che l’autostrada tra Gela e Castelvetrano sia una struttura strategica per la Sicilia sia per il fatto che metterebbe in collegamento i due aeroporti di Comiso e Birgi (rispettivamente in provincia di Ragusa e di Trapani, ndr), sia perché libererebbe dal traffico la Valle dei Templi di Agrigento – patrimonio dell’Unesco – e molti centri urbani di paesi e città della riviera agrigentina; non ultimo perché darebbe alle imprese di questo territorio una possibilità maggiore di raggiungere gli snodi autostradali» ha affermato ancora Cacciatore, che prosegue: «Sul mancato inserimento di alcune opere strategiche è stato evidenziato da autorevoli esponenti della maggioranza di governo come il Governo della Regione Sicilia non abbia individuato e indicato progetti esecutivi e cantierabili».

Le strategie per il futuro

Ottimistico il risultato dell’incontro di Palazzo Chigi: il Governo si è infatti impegnato a trovare le risorse necessarie per la realizzazione delle infrastrutture richieste dal territorio di Agrigento, finanziabili sia con la parte dei fondi del Recovery Plan non ancora allocati, sia ricorrendo a fondi europei.

Se quindi la “marcia su Roma” ha avuto un epilogo positivo, ha anche tracciato il solco del ruolo che i sindaci dovranno rivestire anche in futuro: «I sindaci e i territori devono diventare i veri protagonisti di questa nuova stagione politica post-pandemia. Le nostre richieste sono sempre “vere” e frutto di una lucida analisi dei bisogni delle nostre comunità. La battaglia per le Zone Franche di Montagna per una fiscalità di sviluppo, o peri fondi Snai (Strategia Nazionale Aree Interne, ovvero la politica per lo sviluppo locale delle aree interne del Paese in modo da contrastare marginalizzazione e declino demografico e proteggere i territori più fragili preservandone la ricchezza culturale e le peculiarità locali, ndr) rientrano in questo ambito per dare sviluppo e attrarre investimenti. Proprio alcuni giorni fa, in 133 sindaci abbiamo manifestato per accelerare l’iter di questa legge ferma in Senato. Senza la valorizzazione dei Comuni non ci sarà ripresa, senza sviluppo dei territori non ci sarà ripartenza» ha chiosato il primo cittadino di Santo Stefano Quisquina.

 

Simona P.K.Daviddi

 

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