Covid, gli Stati Uniti alzano il livello di guardia

0
801
Covid

La variante Delta preoccupa, numerosi i casi tra i giovanissimi

Covid, l’America non ha pace. Mentre gli ingranaggi dell’impeachment di Stato iniziano a girare attorno allo scandalo sui presunti abusi sessuali del governatore Cuomo, Biden cerca di vincere la battaglia dell’eloquenza. Intanto la variante Delta si diffonde, mentre i repubblicani deviano e ricorrono alla demagogia di Trump. L’aumento della virulenza, a loro avviso, dipende dagli immigrati che attraversano il confine meridionale del Paese.

Fallimento nella comunicazione sulla salute pubblica

Stati Uniti: prima potenza occidentale a sostenere la fine dell’obbligo della mascherina al chiuso, nonostante l’evidenza scientifica della sua utilità.

Covid«Sono sorpreso dalla rapidità con cui siamo disposti a scartare ciò che di buono abbiamo imparato», aveva dichiarato Ian Mackay, professore associato di virologia quando oltre tre mesi fa fu presa la decisione.

L’azzardo degli Usa sembra quindi aver fallito l’obiettivo.

Il numero di dosi di vaccino somministrate nelle ultime settimane è peraltro meno della metà di quello della settimana del 13 maggio, quando è stato sospeso l’obbligo di indossare protezioni individuali.

Oggi gli Usa fanno un passo indietro e il CDC, Centers for Disease Control and Prevention, cambia di nuovo le sue linee guida, raccomandando a tutti gli americani di indossare le mascherine al chiuso negli spazi pubblici.

Anche l’Oms, tramite il suo portavoce Tarik Jasarevic, ha fatto sapere che l’organismo sanitario globale consiglia ai Governi di continuare a enfatizzare le comprovate misure di salute pubblica e sociale, comprese le mascherine, «finché ci sarà la diffusione del virus».

La trasmissione tra i 73 milioni di bambini preoccupa

La positività al test Covid-19 tra i preadolescenti e adolescenti statunitensi nella fascia 1217 (12,3%) è superiore rispetto a qualsiasi altra fascia di età.

Il numero di bambini ricoverati in ospedale a causa del Covid-19 è raddoppiato tra il 30 giugno e il 31 luglio.

Giovedì scorso, gli ospedali negli Usa registravano 249 ricoveri pediatrici causati dal virus. Dato pericolosamente vicino al record di 253 ricoveri registrati in un solo giorno in un passato non troppo lontano.

Preoccupa che anche i casi lievi o asintomatici di Covid-19 tra i bambini possano evolvere in forme acute, debilitanti, di Covid-19.

Nuova battuta d’arresto verso il ritorno alla normalità

Concetto purtroppo ben diverso rispetto al passato, tanto da aprire riflessioni sociologiche circa il cambiamento occorso nella percezione individuale e collettiva del pericolo. L’assuefazione alla morte e alla sofferenza, poi, cosa lasceranno?

Si percepisce una sorta familiarità con la malattia e la perdita che, però, potrebbe determinare un abbassamento del livello di guardia. Tra la popolazione giovanile in particolare.

Ritorno a scuola

Le probabilità di trasmettere la variante Delta sono più di 1,6 volte superiori rispetto alla variante Alpha, che ha alimentato l’ondata precedente.

Covid Uno studio dell’Imperial College di Londra rileva che la positività al test Covid-19 tra i bambini del Regno Unito da 5 a 12 anni è da due a sei volte superiore rispetto alle persone di età pari o superiore a 45 anni.

Negli scorsi 5 giorni 1/10 dei test Covid-19 fatti ai bambini statunitensi nella fascia di età 5 – 11 anni è risultato positivo.

L’aumento settimanale della positività al test sta salendo molto velocemente.

Occorre quindi adeguare immediatamente i piani per il ritorno a scuola, a tutela di studenti, insegnanti, personale amministrativo e di supporto.

Tutti per tutti

L’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite ha fatto un appello: le Nazioni più ricche devono aiutare a migliorare l’accesso ai vaccini nei Paesi in via di sviluppo.

Questi hanno somministrato in media circa 100 dosi contro il coronavirus ogni 100 persone. Mentre i Paesi a basso reddito, ostacolati dalla scarsità di scorte, hanno fornito circa 1,5 dosi ogni 100 persone.

Un nonnulla, che preoccupa particolarmente l’Oms visto il dilagare della variante δ.

Terza dose?

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro. Significato: prima vaccinare chi non ha ancora ricevuto neppure la prima dose.

Israele, Francia, Germania e molti Paesi del Medio Oriente somministrano già il richiamo per la terza dose. Altre Nazioni – tra cui Stati Uniti e Gran Bretagna – valutano se e come impostare la nuova campagna vaccinale sul territorio.

Che riguarderebbe, per primi, i più vulnerabili. L’approccio “me first” non sconfiggerebbe infatti il dilagare del Covid-19.

Solidarietà

Tedros Adhanom Ghebreyesus, dal 2017 direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, fa appello alla solidarietà.

«Abbiamo bisogno della cooperazione di tutti, in particolare della manciata di Paesi e aziende che controllano la fornitura globale di vaccini», dice ai Paesi del G20.

Donare, adesso, è una scelta obbligata.

Organizzazione mondiale della sanità

La pandemia ha ucciso sinora più di 4,25 milioni di persone in tutto il Mondo. L’Oms adesso vuole una moratoria sui richiami: prima occorre vaccinare almeno il 10% della popolazione mondiale. Obiettivo da centrare entro settembre.

Gli Stati Uniti contestano l’appello e condannano le richieste dell’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite.

Ritardare il richiamo del vaccino contro il Covid-19 nel grande Nord aiuterebbe però ad alleviare la drastica iniquità nella distribuzione dei vaccini tra Nazioni ricche e povere.

«Non possiamo accettare che i Paesi che hanno già utilizzato la maggior parte della fornitura globale di vaccini ne utilizzino ancora di più, mentre le persone più vulnerabili del Mondo rimangono non protette», tuona Ghebreyesus.

Botta e risposta

La Casa Bianca respinge la richiesta dell’Oms, sostenendo che potrebbe fornire dosi agli americani e sostenere gli sforzi di vaccinazione globali.

«Riteniamo decisamente che sia una scelta errata, possiamo fare entrambe le cose», dichiara ai giornalisti il ​​segretario stampa della Casa Bianca Jen Psaki. Aggiungendo che gli Stati Uniti hanno donato più dosi di qualsiasi altro Paese.

«Abbiamo abbastanza scorte per garantire che ogni americano abbia accesso al vaccino», sottolinea perentoriamente.

New York

Pochi giorni prima dello scandalo, seguendo l’esempio del sindaco di New York, Bill De Blasio, Andrew Cuomo rese obbligatoria la vaccinazione dei dipendenti pubblici dello Stato federale – dove solo il 58% dei cittadini è immunizzato – a partire da settembre.

Mandatoria se vorranno continuare a lavorare per le istituzioni. Gli operatori sanitari della città, invece, sono stati obbligati a vaccinarsi o a sottoporsi a tamponi settimanali dal 2 agosto scorso.

Il governatore aveva anche avviato le contrattazioni con i sindacati di New York per rendere il nuovo programma vaccinale, volto a circa 300.000 lavoratori dei servizi pubblici, rapido ed efficace.

Secondo la sua interpretazione, infatti, la legge permette agli imprenditori di richiedere che i lavoratori siano vaccinati, e ciò sarebbe una buona pratica commerciale. «Tutti devono tornare negli uffici. Ci servono i lavoratori per supportare i ristoranti, i negozi e i servizi».

Per accedere ai quali, ora, bisognerà dare prova di essere vaccinati. «È tempo che le persone considerino la vaccinazione come letteralmente necessaria per vivere una vita che sia buona, piena e sana», auspica De Blasio.

La sicurezza delle città americane è in predicato

Il presidente degli Stati Uniti dà senza indugio le sue disposizioni: obbligo di vaccinazione o test periodici per i civili che lavorano per il Governo federale e per i militari.

Le nuove normative, che avranno effetto su 4 milioni di americani, coinvolgono principalmente i lavoratori del Governo federale e quelli di New York e California dove l’incremento dei casi giornalieri desta la preoccupazione di esperti e cittadini.

$100 a chi si vaccina

Biden segue le decisioni del sindaco di New York Bill De Blasio, e incita a sua volta le autorità delle città e degli Stati a offrire $100 ai cittadini che si vaccineranno.

«Con gli incentivi e gli obblighi imposti, possiamo fare una grande differenza e salvare molte vite» afferma il presidente.

Le Big Tech

Sull’obbligo vaccinale i colossi tecnologici della Silicon Valley sono divisi. Già a giugno compagnie come Adobe, VMware, Twilio e Asana chiesero al personale di sottoporsi alla terapia di immunizzazione.

Per Facebook, Google e Netflix i dipendenti sono tenuti a immunizzarsi. Microsoft e Amazon lasciano invece libertà di scelta in vista del ritorno in ufficio.

Per tutte le aziende il protocollo più rigido si applicherà, al momento, solo alle sedi americane.

Facebook prevede per settembre il ritorno in ufficio al 50% della capienza, che dovrà salire al 100% entro ottobre.

In un post il Ceo di Google, Sundar Pichai, ha spiegato che l’obbligo di vaccino si applicherà agli uffici americani ma non esclude che possa estendersi ad altri Paesi.

«Vaccinarsi» – scrive – «è uno dei modi più importanti per mettere al sicuro tutti noi e le nostre comunità».

Alcuni altri big hanno invece, almeno per ora, optato per una linea intermedia: chi tornerà in ufficio dovrà mostrare la prova di essere vaccinato ma, se è contrario, potrà continuare a lavorare da remoto, connesso dalla propria abitazione.

Assicurazioni sotto la lente di ingrandimento

Nel secondo trimestre 2021 cinque delle maggiori assicurazioni sanitarie americane hanno registrato oltre 11 miliardi di dollari di profitti, in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando la pandemia ha contribuito a farli salire alle stelle.

L’aumento dello scorso anno è risultato dal fatto che i cittadini, pur continuando a pagare l’assicurazione sanitaria, hanno richiesto meno cure mediche proprio a causa dei timori determinati dalla diffusione del Covid-19.

Che hanno paralizzato – non solo negli Usa – la prenotazione di controlli periodici e visite mediche. Nel medesimo periodo gli americani hanno infatti sopportato il peso della crisi finanziaria causata dalla pandemia e dalla conseguente recessione.

Tracciabilità, elemento essenziale

Parte di quei profitti, secondo un articolo pubblicato su JAMAJournal of the American Medical Association lo scorso autunno, dovrebbero essere assegnati ad altri settori del sistema sanitario. Quale ad esempio il dipartimento della sanità pubblica, che dovrebbe potenziare la tracciabilità dei contatti. Già finanziata in parte dall’American Rescue Plan.

Maggiore trasparenza

Joshua M. Sharfstein, vicepresidente della scuola di sanità pubblica per la pratica della sanità pubblica e l’impegno della comunità, fa una riflessione. «Sarebbe stato meglio recuperare parte dei fondi dalle assicurazioni invece di utilizzare il denaro dei contribuenti».

«Penso» – afferma – «che parte della disfunzione della risposta degli Stati Uniti al Covid-19 sia stata determinata dal fatto che il denaro si stava accumulando in una parte dell’universo sanitario mentre era disperatamente necessario in un’altra parte».

Sondaggi

In un sondaggio condotto tra marzo e giugno, secondo uno studio del Commonwealth Fund il 36% degli adulti con un’assicurazione sanitaria ha dichiarato di avere difficoltà a sostenere le spese mediche, e di avere addirittura debiti.

Chi ha avuto il Covid-19, in particolare, riferisce di aver perso parte significativa del reddito. Altri hanno invece perso l’assicurazione sanitaria, benefit sponsorizzato dal datore di lavoro.

Insomma, molti americani hanno dovuto sostenere spese mediche più elevate e sperimentato problemi di debito rispetto a coloro che non sono stati colpiti direttamente dalla pandemia.

Washington frattanto non ha ancora annunciato il piano per il richiamo della vaccinazione, ma appare chiara la posizione: prima gli americani.

 

 

Chiara Francesca Caraffa

Foto © amNewYork, Seth Wenig AP, The Atlantic, Fay Observer, FIRSTonline, CDC

Articolo precedenteGiochi olimpici di Tokyo 2020 terminati con un’Italia trionfante
Articolo successivoIl Green Pass è incostituzionale? Intervista al giurista Vincenzo Musacchio
Chiara Francesca Caraffa
Impegnata da sempre nel sociale, è Manager del Terzo Settore in Italia, ove ricopre ruoli istituzionali in differenti Organizzazioni Non Profit. Collabora con ETS in Europa e negli Stati Uniti, dove promuove iniziative per la diffusione della consapevolezza dei diritti della persona, con particolare attenzione all'ambito socio-sanitario. Insegna all'International School of Europe (Milan), dove cura il modulo di Educazione alla salute. Cultrice di Storia della Medicina e della Croce Rossa Internazionale ed esperta di antiquariato, ha pubblicato diversi volumi per Silvana Editoriale e per FrancoAngeli.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui