Il Green Pass è incostituzionale? Intervista al giurista Vincenzo Musacchio

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Green Pass

Green Pass discriminatorio non solo filosoficamente ma anche giuridicamente

Sul Green Pass a breve si esprimerà anche la Corte Costituzionale francese. Oggi è al centro del dibattito europeo e noi lo analizziamo sotto il profilo giuridico con l’ausilio del prof. Vincenzo Musacchio, giurista, criminologo e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (Riacs) di Newark (Usa). Oltre ad essere ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera, il giurista è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia nella seconda metà degli anni ’80.

Cecilia Sandroni fondatrice della piattaforma ItaliensPR lo ha intervistato per Eurocomunicazione

  • Professore iniziamo subito con una domanda cruciale. Il Green Pass è compatibile con la nostra Costituzione?

«Per rispondere alla sua domanda partirei da una recentissima risoluzione del Consiglio d’Europa. Che, sia chiaro, adotta risoluzioni parlamentari che poi ogni singolo Stato membro è libero di recepire attraverso gli strumenti previsti dai propri ordinamenti costituzionali. Nella Risoluzione n. 2361/21 del CdE si specifica che gli Stati devono “assicurarsi che i cittadini siano informati del fatto che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è politicamente, socialmente o altrimenti sottoposto a pressioni per farsi vaccinare, se non desidera farlo”. Si raccomanda ai Paesi membri di “garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, a causa di possibili rischi per la salute o per non voler essere vaccinato”».

Green Pass«Si sono poste nel dibattito di natura giuridica di due argomentazioni fondamentali su cui stranamente vige uno strano silenzio. La Risoluzione, che la si recepisca o meno, pone comunque due principi cardine per regolamentare la materia complicata del Green Pass: 1) il divieto dell’obbligo vaccinale e delle pressioni per spingere i cittadini a vaccinarsi; 2) il divieto di discriminazioni nei confronti di chi non intende sottoporsi a vaccinazione. A questo punto da giurista mi chiedo: perché lo Stato italiano non ha recepito questa Risoluzione anche in ossequio all’art. 10 della Costituzione?».

«C’è compatibilità tra le norme della Risoluzione del Consiglio d’Europa con l’obbligo introdotto dal Governo italiano con decreto-legge n. 105/2021, a partire dal 6 agosto, di possedere il cosiddetto “Green Pass” – valido nove mesi – addirittura per sedersi all’interno di un bar, di un ristorante o di un cinema? Sottoporsi a vaccinazione o essere esclusi dall’esercizio dei più elementari diritti di cittadinanza (si pensi ad esempio al divieto di partecipare ai concorsi pubblici se non si è in possesso del green pass) è compatibile con la nostra Carta Costituzionale?».

  • Come ha precisato lei, la Risoluzione del Consiglio d’Europa non è vincolante?

«È esatto, ma l’Italia potrebbe recepire la Risoluzione e attribuirne eventualmente forza di legge, attraverso una legge ordinaria adottata dal Parlamento (art. 80 della Costituzione), oppure attraverso un ordine del giorno votato dalle Camere che però avrebbe un valore molto limitato, quello di mero indirizzo politico nei confronti del Governo. Insomma, gli strumenti per recepire il Regolamento non mancano. La domanda quindi dovrebbe essere: perché si ignora questa Risoluzione?»

  • Secondo lei perché la si ignora?

«La Risoluzione è stata ed è al vaglio del Parlamento in ben tre Commissioni del Senato (Affari esteri, Politiche comunitarie e Sanità), ma lì è rimasta, e nessun gruppo parlamentare si è mosso per accelerare l’iter di recepimento. È evidente che fino ad ora sia mancata la volontà politica. Il Green Pass di fatto è uno strumento politico per incentivare i cittadini a vaccinarsi e non lo dico io ma autorevoli scienziati del settore (come Andrea Crisanti, ndr)».

  • Scendendo nel merito lei individua punti di conflitto tra il Green Pass e la nostra Costituzione?

«Guardi dal 6 agosto sono imposte diverse e pregnanti limitazioni in Italia per chi non dovesse essere in possesso di un vaccino anti-Covid somministrato. Questo, di fatto, genera un trattamento differenziato tra soggetti aventi pari dignità sociale per andare al ristorante, al teatro, ai centri culturali, a scuola o al lavoro. In questo noto una non compatibilità con l’art. 3 comma 3 del decreto legge pochi giorni fa approvato poiché attribuisce ai titolari o ai gestori di servizi il potere di verificare l’accesso ai predetti servizi e attività e che ciò avvenga nel rispetto delle prescrizioni adottate. Sussiste anche una evidente compressione di libertà costituzionali fondamentali (libertà personale e libertà di circolazione) e una palese violazione di principi costituzionali fondamentali come il principio di eguaglianza, il principio di legalità e il principio della certezza del diritto».

«È bene sottolineare che siamo in regime di assoluta assenza di obbligo vaccinale. Mi sembra abbastanza logico che solo una legge che imponga la vaccinazione obbligatoria – ove sussistano i presupposti legali e scientifici – potrebbe costituire valido fondamento giuridico al Green Pass attualmente in vigore. Su una materia così delicata si dovrebbe esprimere il Parlamento che ancora una volta viene spodestato delle sue funzioni essenziali in una democrazia. Sono fermamente convinto che soltanto una legge ordinaria possa subordinare l’esercizio di determinati diritti o libertà all’esibizione di tale certificazione. Come sottolineai ai tempi di Conte marginalizzare il Parlamento su scelte simili è sempre una scelta sbagliata. Ciò che valeva per Conte naturalmente vale anche per Draghi».

  • Lei quindi cosa si augura che accada nel prossimo futuro in merito proprio al Green Pass?

«Il mio augurio è che in sede di conversione del decreto-legge si rifletta attentamente su simili argomentazioni e si consideri la Risoluzione del Consiglio d’Europa nel contesto di un complessivo ripensamento dell’istituto che così come è stato concepito solleva non pochi dubbi di costituzionalità. Il conclusione mi corre l’obbligo di precisare che non sono unnovax”, ho avuto il Covid e sono guarito e ho fortunatamente sviluppato anche una forte risposta immunitaria».

  • Cosa ne pensa del pensiero espresso da Cacciari sul Green Pass?

«Cacciari è certamente tra i migliori filosofi che abbiamo in Europa e a livello mondiale. Non per questo condivido sempre il suo pensiero. Questa volta però lo condivido quando dice che il Green Pass è discriminatorio. Per me dice una cosa giusta e non solo filosoficamente ma anche giuridicamente».

 

Cecilia Sandroni

Foto © Smartworld, Camit news, Vivienna, Il Post

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Cecilia Sandroni
Fondatrice della Piattaforma internazionale ItaliensPR. Cecilia Sandroni, per formazione semiotico del teatro, è membro della Foreign Press di Roma come Italienspr (italienspr.com/global press), oltre ad essere un'esperta di relazioni internazionali nella comunicazione. Le sue competenze spaziano dal teatro-cinema, alla fotografia, all'arte e al restauro, con la passione per i diritti umani. Indipendente, creativa, concreta, ha collaborato con importanti istituzioni italiane e straniere per la realizzazione di progetti culturali e civili.

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