Afghanistan, il presidente Biden parla di decisione giusta per l’America

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Immediata la richiesta dell’Onu del cessate il fuoco, e l’istituzione, attraverso negoziati, di un nuovo Governo che sia unito, inclusivo e rappresentativo, anche con la partecipazione piena, equa e significativa delle donne

«Siamo andati in Afghanistan quasi vent’anni fa con obiettivi chiari: prendere quelli che ci avevano attaccati l’11 settembre 2001. E assicurarci che Al Qaeda non avrebbe usato l’Afghanistan come base dal quale attaccarci di nuovo. Ci siamo riusciti. Abbiamo smantellato Al Qaeda e l’Afghanistan. Non abbiamo mai mollato la caccia a Osama bin Laden e lo abbiamo abbattuto. Questo è avvenuto un decennio fa. La nostra missione in Afghanistan non è mai stata quella di costruire la Nazione. Non abbiamo mai pensato di dover costruire una democrazia centralizzata e unificata. Il nostro interesse vitale in Afghanistan rimane lo stesso: prevenire un attacco terroristico sul suolo americano». Inizia così il discorso tenuto dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sulla situazione degenerata in Afghanistan.

Tante vite americane spezzate

«Così adesso mi ritrovo a chiedere a coloro che sostengono che saremmo dovuti restare: quante altre generazioni di figlie e figli dell’America mandereste a combattere la guerra civile in Afghanistan quando i soldati afghani non lo faranno? Quante altre vite, preziose vite americane, quante interminabili file di lapidi al cimitero nazionale di Arlington? Sarò chiaro nella mia risposta: non ripeterò gli errori che abbiamo fatto in passato. L’errore di rimanere e combattere all’infinito in un conflitto che non è negli interessi nazionali degli Stati Uniti. O rilanciare puntando su una guerra civile in un Paese straniero, o tentando di ricostruire un Paese attraverso il dispiegamento senza fine di forze americane. Sono errori che non possiamo continuare a ripetere perché abbiamo interessi vitali nel Mondo che non possiamo ignorare».

L’Afghanistan non combatte per se stessa

«La verità è che questa situazione si è sviluppata più velocemente di quanto avessimo previsto. Dunque, cosa è successo? I leader politici afghani si sono arresi e hanno lasciato il Paese. L’esercito è collassato, alcune volte senza provare a combattere. Se qualcosa gli sviluppi della scorsa settimana hanno rafforzato è che mettere finire al coinvolgimento militare
americano in Afghanistan è stata la decisione giusta. I soldati americani non possono e non devono combattere in una guerra e morire in una guerra che le forze afghane non voglio combattere».

Un esercito ben organizzato ma senza volontà

«Abbiamo speso più di mille miliardi di dollari. Abbiamo addestrato ed equipaggiato qualcosa come 300 mila soldati. Equipaggiati in modo incredibile. Una forza militare più grande di quella di molti dei nostri alleati Nato. Abbiamo dato loro ogni strumento di cui avevano bisogno. Abbiamo pagato i loro stipendi, provveduto al mantenimento della loro aviazione, qualcosa che i Talebani non hanno. I Talebani non hanno aviazione. Noi abbiamo anche dato un supporto aereo. Abbiamo dato loro la possibilità di determinare il loro futuro. Ciò che non potevamo dare loro era la volontà di combattere per il loro futuro».

Mancanza di volontà dei leader politici di unirsi per il popolo

«I leader politici dell’Afghanistan non sono stati capaci di unirsi per il bene del loro popolo. Non sono stati capaci di negoziare per il futuro del loro Paese quando tutte le carte erano sul tavolo. Non ci sarebbero mai riusciti mentre i soldati americani rimanevano in Afghanistan, sostenendo il peso del combattimento per loro. E i nostri veri avversari strategici, Cina e Russia, non avrebbero voluto niente di più che vedere gli Usa foraggiare con miliardi di dollari in risorse e attenzione per stabilizzare l’Afghanistan in un tempo indefinito».

Afghanistan«Quando ho ospitato il presidente Ghani e il capo Abdullah alla Casa Bianca a giugno, e lo stesso quando parlai al telefono con Ghani a luglio, abbiamo avuto una conversazione franca. Avevamo parlato di come l’Afghanistan si dovesse preparare a combattere la guerra civile una volta andati via gli Stati Uniti. Di ripulire il Governo dalla corruzione in modo da diventare efficace per il popolo afghano. Avevamo parlato del bisogno di unirsi politicamente. Hanno fallito. Avevo chiesto loro di impegnarsi nella diplomazia, nel cercare un accordo politico con i Talebani. Ma questo consiglio è stato respinto. Ghani ha insistito sul fatto che le forze afghane avrebbero combattuto, ma ovviamente si sbagliava».

Attuazione di un piano preesistente

«Oggi» – afferma Biden – «la minaccia terroristica è in metastasi ben oltre l’Afghanistan. Al Shabab in Somalia, Al Qaeda nella penisola araba, Al Nusra in Siria, l’Isis sta tentando di creare un califfato in Siria e Iraq e stabilire contatti con affiliati in molti Paesi in Africa e in Asia. La nostra attenzione e le nostre risorse guardano a queste minacce. Stiamo guidando un controterrorismo efficace in molti Paesi in cui non abbiamo una presenza militare fissa. Se necessario, faremo lo stesso in Afghanistan. Abbiamo messo in atto operazioni ad ampio raggio che ci permetteranno di tenere sotto controllo minacce dirette agli Stati Uniti nella Regione, e agire velocemente e in modo decisivo se sarà necessario».

«Quando ho assunto l’incarico, ho ereditato un accordo che il presidente Trump aveva negoziato con i Talebani. Con la sua approvazione, le forze americane avrebbero lasciato l’Afghanistan entro l’1 maggio 2021, soltanto poco più di tre mesi dopo il mio arrivo. Le forze americane erano già state ridotte, sotto l’amministrazione Trump, da quasi 15.500 soldati a 2.500. E i Talebani erano arrivati al massimo della loro forza dal 2001. La scelta, come vostro presidente, era tra andare fino in fondo con quell’accordo o essere pronto a tornare a combattere i Talebani e a riprendere una stagione di combattimenti. Non ci sarebbe stato nessun “cessate il fuoco” dopo l’1 maggio. Nessun accordo per proteggere i nostri soldati dopo l’1 maggio. Nessun riconoscimento di stabilità senza perdite americane dopo l’1 maggio. Dopo vent’anni, ho capito che non ci sarebbe mai stato un buon momento per ritirare le forze americane».

Impegno per i diritti umani

«Continueremo a guidare la nostra diplomazia, a svolgere la nostra influenza sul piano internazionale e a portare i nostri aiuti umanitari. Continueremo a chiedere il rispetto dei diritti di base del popolo afghano, di donne e ragazze, come facciamo in tutto il mondo. Sono stato chiaro, i diritti umani devono essere al centro della nostra politica estera, non devono stare al margine. Ma non si può farlo attraverso un impiego senza fine delle forze militari».

«Continueremo a sostenere la partenza del personale civile, quello ancora in servizio in
Afghanistan. L’operazione Allies Refuge, che avevo annunciato a luglio, ha già permesso a duemila afghani di ottenere il visto speciale con le loro famiglie per entrare negli Stati Uniti. Nei prossimi giorni i nostri militari daranno assistenza ad altre persone e alle loro famiglie perché lascino l’Afghanistan. Stiamo anche aumentando gli accessi ai rifugiati per coprire altre persone a rischio che lavorano per la nostra ambasciata, organizzazioni non governative e afghani che sono a rischio. So che ci sono preoccupazioni riguardo il fatto che non abbiamo cominciato prima a evacuare i civili afghani. In parte è avvenuto perché alcuni di loro non volevano partire subito, ancora speravano nel loro Paese. E in parte perché il Governo afghano e i suoi sostenitori ci avevano convinto a non organizzare un esodo di massa per evitare di innescare, così ci avevano detto, una crisi di fiducia».

«I soldati americani stanno portando avanti la missione in modo professionale ed efficace
come sempre. Ma non senza rischi. Mentre portiamo avanti queste partenze, lo diciamo chiaro ai Talebani: se attaccheranno il nostro personale o intralceranno le nostre operazioni, la presenza americana sarà rapida, e la risposta sarà veloce e potente. Difenderemo la nostra gente con una forza devastante, se necessario».

Giusta decisione per l’America

AfghanistanBiden conclude: «Gli eventi a cui stiamo assistendo ora sono la triste prova che nessuna forza militare avrebbe mai potuto garantire un Afghanistan stabile, unito e sicuro. Ciò che sta succedendo ora poteva facilmente accadere cinque anni fa o tra quindici anni. È la giusta decisione per il nostro popolo. La giusta decisione per i nostri coraggiosi membri in servizio che hanno rischiato le loro vite servendo la nostra Nazione. Ed è giusto per l’America. Vi ringrazio. Dio protegga i nostri soldati, i nostri diplomatici e tutti i coraggiosi americani che servono in una situazione di pericolo».

L’Onu preoccupato soprattutto per le donne afghane

Le vere vittime di tutta la situazione in Afghanistan sono le donne. Non avranno più volto, non avranno più nome, diventeranno schiave sessuali dei soldati talebani, ridotte a essere un numero tra tanti altri insignificanti numeri. Giusto o sbagliato che sia il ritiro delle truppe militari occidentali ha fatto ripiombare nell’oscurità la speranza delle donne afghane di avere anche loro una possibilità. E in 20 anni i passi in avanti fatti erano tanti ma sono vanificati in un soffio.

I membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onuhanno chiesto l’immediata cessazione di tutte le ostilità in Afghanistan. E l’istituzione, attraverso negoziati, di un nuovo Governo che sia unito, inclusivo e rappresentativo, anche con la partecipazione piena, equa e significativa delle donne“. In una dichiarazione all’unanimità, i Quindici “hanno sottolineato che devono essere garantite la continuità istituzionale e il rispetto degli obblighi internazionali dell’Afghanistan, nonché la sicurezza e l’incolumità di tutti i cittadini afghani e internazionali”.

«Stiamo ricevendo notizie agghiaccianti di gravi restrizioni ai diritti umani in tutto il Paese. Sono particolarmente preoccupato per le notizie delle crescenti violazioni contro le donne e le ragazze afghane, che temono un ritorno ai giorni più bui. È essenziale che i loro diritti conquistati a fatica siano protetti. Stanno cercando il supporto della comunità internazionale. Non dobbiamo deluderli». Lo ha affermato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, durante la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza.

La Merkel ammette l’errore

«In primo piano ci sono le operazioni di evacuazione. Dobbiamo cercare di portare fuori quante più persone possibile. Una valutazione sbagliata. Non una valutazione sbagliata tedesca, ma una valutazione sbagliata comune». Queste le parole della cancelliera Angela Merkel ammettendo a sua volta che sia stato un errore ritenere che le forze afghane potessero opporre resistenza ai talebani. «Non siamo riusciti a raggiungere quello che ci eravamo preposti. È molto amaro dopo una missione durata per ben 20 anni».

Approccio unitario per i leader del G7?

Il primo ministro britannico Boris Johnson ha chiesto un incontro virtuale dei leader del G7 per discutere della situazione in Afghanistan. Downing Street ha affermato che Johnson “ha espresso la sua intenzione di ospitare un incontro virtuale nei prossimi giorni” durante una telefonata al presidente francese Emmanuel Macron. Nella quale ha sottolineato la necessità di un “approccio unitario” sulla situazione. Londra detiene la presidenza di turno del G7.

AfghanistanMacron ha dichiarato di voler portare avanti un’iniziativa europea volta adanticipareeproteggere da significativi flussi migratori irregolari” che “alimentano traffici di ogni tipo”, durante un discorso televisivo sulla situazione in Afghanistan. «Proporremo quindi, in linea con la Germania e altri Paesi europei, un’iniziativa per costruire senza aspettare una risposta solida, coordinata e unita. Solidarietà nello sforzo, l’armonizzazione dei criteri di protezione e l’instaurazione di una cooperazione con i Paesi di transito».

La Cina si fa avanti

La Cina è disposta a svilupparerelazioni amichevolicon i talebani dopo la loro presa del controllo dell’Afghanistan. «La Cina rispetta il diritto del popolo afghano di determinare in modo indipendente il proprio destino e futuro. Ed è disposta a continuare a sviluppare relazioni amichevoli e di cooperazione», ha replicato la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying, a una delle domande fatte in conferenza stampa sulla situazione in Afghanistan. «Pechino, inoltre, è disposta a svolgere un ruolo costruttivo nella pace e nella ricostruzione dell’Afghanistan».

 

 

Ginevra Larosa

Foto © Voxnews, Adessonews, Dawn, Voanews, Black Enterprise, Worldatlas, Coe
Video © Eurocomunicazione

 

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