Crisi idrica planetaria a breve, se non si interviene

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Le ‘chiare, fresche et dolci acque’ del Petrarca, ancora per poco tempo

Ormai da anni si parla di una ricchezza sempre più rara: il famoso oro blu.
Abbiamo l’oro giallo, abbiamo l’oro nero, il petrolio, e ora l’oro blu, l’acqua che certamente è il tesoro più prezioso. Per questo si deve intervenire sulla crisi idrica.

Eppure non c’è cosa più normale che aprire il rubinetto di casa e far scorrere l’acqua fredda o calda, secondo le esigenze. Inoltre, è sempre a disposizione per dissetare, lavare o pulire, insomma, un prodotto così a buon mercato come può essere considerato oro blu?

Transizione ecologica

crisi idricaSemplice, come tutte le ricchezze di questo Pianeta, anche l’acqua tende a scarseggiare. Senza fare catastrofismi, possiamo affermare quasi con certezza che alla fine di questo secolo non sarà poi così normale aprire un rubinetto e vedere uscire acqua. Forse l’avremo ogni due giorni, o una volta a settimana. Oppure forse dovremo riempire le taniche alla fontanella comunale secondo le nostre necessità.

Un incubo? Speriamo di no, però la situazione, leggendo i dati internazionali, non è molto confortante.

Rischio a breve

Il Mondo potrebbe affrontare una crisi idrica planetaria, addirittura del 40%, tra appena nove anni, nel 2030, a causa della sovra-popolazione in molte aree della Terra.

Il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci, vera riserva dell’acqua dolce, e di conseguenza l’aumento dei consumi, primi tra tutti di energia, faranno il resto nel depauperamento delle risorse idriche e non solo.

Dati che, come vedremo avanti, sono pubblicati nel Rapporto mondiale 2020 delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche e lotta alle desertificazioni.

La metà della popolazione mondiale già ci convive

Più che un semplice rapporto scientifico ci è sembrato di leggere un grido d’allarme che ci riguarda tutti e questa volta senza differenze.

crisi idricaVediamo allora i dati del Rapporto: su quasi 8 miliardi di persone che vivono attualmente sulla Terra, ben 4 vivono con una grave scarsità di acqua per almeno un mese l’anno e anche di più secondo la disponibilità stagionale nei vari luoghi del globo.

A questa grave situazione dobbiamo aggiungere che il consumo pro capite è aumentato di almeno 6 volte in poco meno di cento anni, con un tasso di incremento che si aggira all’incirca dell’1% annuo.

Conseguenze in tutti gli ambiti

Una penuria di acqua significa problemi nel settore alimentare, solo il 70% di tutti i prelievi di acqua dolce è destinata all’irrigazione, un problema non da poco desertificare, per mancanza di acqua, interi territori destinati all’agricoltura.

Questo significa, con il cambio climatico e il conseguente crollo dell’economia, specie nei Paesi più fragili, l’acuirsi di fenomeni che già conosciamo come la migrazione.

Ricordiamo solamente che dagli anni ’80 ad oggi le inondazioni a livello mondiale sono aumentate del 50% con un ritmo di crescita mai registrato finora. Insieme a tempeste, siccità, sbalzi improvvisi di calore, eventi aumentati di almeno un terzo solo in questo decennio.

Una catastrofe

Una situazione drammatica se pensiamo che tutto questo in un solo anno è costato la vita a 166 mila persone. E colpito in varia misura circa tre miliardi persone, con un danno economico di oltre 700 miliardi di dollari.

crisi idricaTornando al problema dell’acqua, la siccità ha delineato in questi anni il 5% dei disastri, la morte di 22.000 persone e 100 miliardi, secondo alcune stime, e tutto questo solo in venti anni dal 1995 al 2015.

Davanti a tante avversità ci sono anche aspetti che ci fanno guardare al futuro se non proprio roseo almeno meno nero. L’acqua, nonostante le difficoltà, si riesce a distribuire, ma non con i risultati sperati.

Note positive e non

Dall’inizio del terzo millennio 1,8 miliardi di persone hanno potuto accedere finalmente con l’acqua ai servizi igienici basilari pur nelle disparità.

Il 29% della popolazione mondiale, circa 2,2 miliardi di persone non dispone dell’acqua dentro le proprie abitazioni e altri 4.5 miliardi pur avendo la possibilità di avere acqua non hanno sevizi igienici sicuri, ma sicuramente il dato più drammatico è di 870 milioni di persone che usufruiscono di acqua non potabile e molto spesso pure contaminata.

«In particolare» – afferma Vito Felice Uricchio dell’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del Cnr – «un abitante su dieci non ha ancora accesso sicuro all’acqua, inclusi i 144 milioni di persone che per bere attingono da bacini non controllati».

Ciò comporta, come conseguenza, una contaminazione di batteri patogeni con una serie di patologie anche gravi che colpiscono specialmente per i bambini.

I dati drammatici

Ogni anno muoiono 840 mila persone di cui almeno 100 sono bambini sotto i cinque anni. Malattie come colera, dissenteria, epatite, poliomielite, tifo e di malattie tropicali trascurate si sviluppano soprattutto nei Paesi della fascia subsahariana dell’Africa.

«L’80% delle persone prive di accesso all’acqua potabile vive in aree rurali» – prosegue il ricercatore Uricchio – «senza reti idriche controllate e nel 70% dei casi non dispone di un bagno. Peggiore, poi, è la situazione igienica nei Paesi coinvolti da lungo tempo in conflitti. Dove i bambini sotto i 15 anni hanno una probabilità tre volte maggiore di morire per malattie diarroiche che per la violenza bellica in sé».

Infatti, i dati parlano chiaro. In 16 Stati coinvolti in conflitti, si calcola che i bambini al di sotto dei 5 anni hanno probabilità 20 volte maggiori di morire per diarrea che non per effetto della guerra.

Conclusioni

Conclude Uricchio: «Ora più che mai è necessario agire sulla cooperazione internazionale a tutela dell’acqua e sull’equo approvvigionamento sicuro, per affrontare le sfide derivanti dalla crescita demografica e dagli effetti dello sviluppo economico, con conseguenze sull’inquinamento».

Parole di saggezza quelle del ricercatore italiano che meritano una risposta concreta a livello planetario. Davanti una situazione così eccezionale che nel tempo tenderà a complicarsi, o ci si salva tutti insieme con politiche di solidarietà o il destino della Terra è già dolorosamente segnato.

 

Antonello Cannarozzo

Foto © Ravenna Today, FocusTech, Terre Marsicane, Molise network,

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Antonello Cannarozzo
Giornalista professionista dal 1982. Nasce come consulente pubblicitario, in seguito entra nella redazione del quotidiano Il Popolo, dove diviene vaticanista ed in seguito redattore capo. Dal 1995 è libero professionista e collabora con diverse testate su argomenti di carattere sociale. In questi anni si occupa anche di pubbliche relazioni e di uffici stampa. La sua passione rimane, però, la storia e in particolar modo quella meno conosciuta e curiosa. Attualmente, è nella direzione del giornale on line Italiani.net, rivolto ai nostri connazionali in America Latina, e collabora con Wall street international magazine con articoli di storia.

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