Immigrazione 2021, dossier statistico

0
1756

Sono le donne migranti ad avere pagato maggiormente la crisi. “Con l’imporsi della pandemia e delle difficoltà socio-economiche che ne sono seguite”

È arrivato alla sua 31esima edizione il dossier statistico Immigrazione 2021. Realizzato dal centro studi e ricerche Idos, in partenariato con Confronti e con il sostegno dell’otto per mille della Chiesa Valdese. Presentato giovedì 28 ottobre presso il Nuovo Teatro Orione di Roma.

Migrazione e Covid

Questa edizione, grazie al contributo di oltre 100 autori e organizzazioni attive nello studio delle immigrazioni, si concentra su come la vita di italiani e migranti è stata condizionata dalla pandemia di Covid-19 e dalla conseguente crisi sanitaria, sociale, economica e lavorativa.

Luca Di Sciullo, presidente del centro studi e ricerche Idos, afferma: «Abbiamo appena visto come l’irruzione del Covid e le pesanti conseguenze che ne sono derivate abbiano letteralmente sconvolto, tra le molte cose, anche il quadro migratorio mondiale, europeo e italiano».

«I blocchi della mobilità internazionale, la chiusura di uffici e sportelli in presenza, i lockdown e i distanziamenti sociali, la riduzione di servizi anche essenziali, la sospensione di tantissime attività economiche. E quindi – a cascata – il ricorso massivo a prestazioni online (che hanno emarginato o addirittura isolato la popolazione meno abbiente e più vulnerabile), la venuta meno della manodopera immigrata in settori vitali per le economie nazionali, il crollo dell’occupazione, l’aumento dell’inattività e del lavoro nero, l’allentamento delle reti sociali, la caduta nell’irregolarità da parte di molti immigrati (con il collegato rischio di espulsione o di sfruttamento): tutti questi effetti della pandemia globale hanno pesantemente colpito – lo sappiamo – anche le aree più ricche del Pianeta, Europa e Italia comprese».

Pochi cambiamenti

«Bisogna prendere atto che è almeno da una dozzina d’anni che» – prosegue Di Sciullo – «nella politica italiana e comunitaria in materia di immigrazione e asilo, noi assistiamo, ormai imbambolati, a una stucchevole oscillazione tra due poli sempre uguali: immobilismo, da una parte; e coazione a ripetere (cioè – come insegnano gli psicologi – l’impulso irriflesso a reiterare, perpetuare, sempre le stesse azioni) dall’altra. Un’oscillazione che ha resistito ininterrotta ai vari cambi di Governo e di autorità sovranazionali, mettendo in chiaro così un sostanziale pensiero unico sulla gestione dell’immigrazione. Occorre una classe dirigente che sblocchi finalmente il passaggio dalle buone prassi alle politiche, dalle buone proposte alle policy».

«Occorre comprendere che la realtà sociale non è nel centro, che ciò che consideriamo scarto sociale è in realtà il protagonista forte. La battaglia urbana da vincere è nelle periferie. Se non si comprende questo, altro che smart city, le politiche d’immigrazione attuali non fanno che alimentare ghetti e conflitti sociali», dichiara Paolo De Nardis, presidente dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”.

«Il Dossier di Idos presenta le varie forme in cui si manifesta e si rafforza il razzismo strutturale della nostra società, in molti casi alimentato dallo stesso sistema istituzionale. Dalla chiusura dei confini alla mancata applicazione dell’obsoleta legge sulla cittadinanza”, osserva Ada Ugo Abara, presidente dell’associazione Arising Africans e Founder di D-tech 4 Good.

Le donne sono le più fragili

«La tratta degli esseri umani pone il focus sulla vulnerabilità delle persone migranti in ambienti non protetti dal punto di vista legale. Il dossier di Idos affronta diverse prospettive. Tra queste, la dimensione di genere dell’immigrazione: le donne sono le più fragili tra i fragili» afferma Suor Gabriella Bottani, coordinatrice della Rete internazionale contro la tratta Talitha Kum.

«Per salvare vite nella frontiera più letale del Mondo, quella della rotta mediterranea, abbiamo bisogno di strumenti come il dossier di Idos. Cioè, di dati e numeri che riportino alla realtà il dibattito pubblico, troppo spesso inquinato da una narrazione tossica e falsa» afferma in videomessaggio Cecilia Strada, responsabile della comunicazione di ResQ- People Saving People.

Occupazione femminile in forte calo

ImmigrazioneMa sono le donne migranti ad avere pagato maggiormente la crisi. “Con l’imporsi della pandemia e delle difficoltà socio-economiche che ne sono seguite – si legge nel dossier – in un quadro generale in cui spesso sono tornati ad aumentare i divari tra italiani e immigrati, essere donna e straniera si conferma fonte di accresciuta vulnerabilità: un doppio svantaggio con chiari riflessi nel tessuto occupazionale. Se la pandemia ha prodotto un eccezionale calo dell’occupazione (-456mila, -2,0%), infatti, questo ha riguardato innanzitutto gli stranieri (-159mila, -6,4%). E, tra loro, le più penalizzate sono senz’altro le donne (-109mila, -10,0%), che da sole coprono quasi un quarto della perdita totale di posti di lavoro (24%).

I dati mostrano dunque un andamento peggiore per le lavoratrici straniere, diminuite in misura più alta sia rispetto agli immigrati uomini (-10,0% a fronte di -3,5%) sia alle donne italiane (-1,6%), che invece risultano colpite in misura simile ai connazionali maschi (-1,3%). Il loro tasso di occupazione ha subito un calo di 4,9 punti percentuali. Quindi, più che doppio rispetto al -2,2 degli uomini stranieri. E 8 volte quello delle donne italiane (-0,6, valore in linea con quello dei connazionali uomini). In forte aumento anche la quota delle sotto-occupate, ossia le donne che lavorano meno di quanto vorrebbero. Nel 2020 sono il 14,0% tra le straniere (erano l’8,1% nel 2019) e il 9,1% tra le italiane.

Livello d’istruzione non considerato

Resta elevata anche la percentuale delle sovraistruite: il 42,3% delle lavoratrici straniere vanta un livello di competenze superiori alle mansioni svolte. Una quota, anche questa, nettamente superiore sia a quella delle donne italiane (24,8%) che degli immigrati maschi (27,7%). Più della metà delle donne immigratelavora in sole 3 professioni: collaboratrici domestiche, badanti, addette alla pulizia di uffici ed esercizi commerciali (a fronte di 13 professioni per gli uomini stranieri e 20 per le donne italiane). E ben il 39,7% è un’addetta ai servizi domestici o di cura. Sul calo dell’occupazione femminile straniera, dunque, ha pesato anche la lentezza con cui procede la regolarizzazione dell’estate del 2020. Relativa al settore domestico nell’85% dei casi (a fine luglio 2021 solo il 27% delle domande era giunto a definizione con il rilascio di un permesso di soggiorno)”. Un dato sul quale dovemmo riflettere.

«Sconcertante l’assenza della parolaImmigrazionenel Pnrr. Occorre un’impegno serio e cruciale, attraverso l’analisi scientifica del fenomeno garantita da questo dossier, per contribuire all’effettivo sviluppo del nostro Paese». Le parole di Alessandra Trotta, moderatrice della Tavola Valdese.

I lavori della presentazione del dossier sono stati coordinate da Claudio Paravati, direttore del centro studi Confronti e conduttore di Protestantesimo su RaiDue.

 

Tiziana Ciavardini

Foto © Gruppo Crc, Tiziana Ciavardini

Articolo precedenteManovra 2022, tutte le principali misure e novità
Articolo successivoG20 Italia: Persone, Pianeta, Prosperità

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui