L’Inferno in mostra alle Scuderie del Quirinale

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Inferno

L’esposizione, allestita per i settecento anni dalla nascita di Dante, aspira mostrare l’iconografia infernale dall’antichità ai giorni nostri

“E Rodin creò. Ridusse al reale tutte le forme e le figure del sogno dantesco, le innalzò dalla vibratile profondità del suo ricordo e donò a ciascuna la lieve redenzione dell’essere cosa”, scrive Rainer Maria Rilke riguardo la Porte de L’Enfer (La Porta dell’Inferno). Al calco in gesso di questo impressionante lavoro cui lo scultore francese dedicò gran parte della vita, realizzato per la fusione in bronzo dell’opera, è affidato il compito di aprire la mostra alle Scuderie del Quirinale, dedicata alla prima cantica del poema partorito dal genio di Dante in occasione del settimo centenario della morte (www.scuderiequirinale.it).

L’Inferno

Scelta obbligata quella dell’Inferno, considerando il fascino oscuro che il peccato ha sempre esercitato sugli artisti, in confronto alle più rassicuranti ma forse meno attrattive beatitudini. Un’esposizione a cura di Jean Clair e Laura Bossi, interamente realizzata durante l’emergenza pandemica, con tutte le difficoltà che questa situazione indubbiamente comporta. Duecentotrenta opere fra pitture, sculture e grafiche, a testimoniare l’impatto dell’immaginario dantesco sulla cultura di ogni epoca e dove. Un’iconografia che non mancherà di stordire lo spettatore, trascinandolo negli abissi più profondi della coscienza. Una mossa quasi provocatoria ma efficace, mentre l’umanità si trova alle prese con il flagello del Covid-19.

Le opere

Della Porte de L’Enfer abbiamo accennato. Basterà dire che Rilke ne apprezzava la vitalità, il desiderio inestinguibile di andare oltre l’umano. Il groviglio irrequieto dei corpi rimanda alla sovrabbondanza dei sentimenti espressi. Di fronte un’altra opera sorprendente, la caduta degli angeli ribelli di Francesco Bertos, incredibilmente estratta da un unico blocco di marmo. L’eterno dissidio fra il bene e il male non potrebbe trovare incarnazione più efficace e virtuosistica. Nella medesima sala troviamo il Giudizio finale del Beato Angelico, dal tono pacato lontano dalle rappresentazioni terrifiche di ambito nordico. Il tenebroso mondo del peccato trova efficace illustrazione nelle opere di Franz von Stuck, moderno Lucifero come recitava il titolo di una grande mostra a lui dedicata. Memorabili le sue ridde stregonesche e le sue cacce selvagge. Fra i prestigiosi prestiti, impossibili da riportare interamente, opere di Jan Brueghel, Manet, Cézanne e altri ancora.

Visioni dei seguaci di Bosch

L’inferno nordico è particolarmente terrifico. Pensiamo alla Visione di Tundalo partorita direttamente dalla bottega di Bosch. Il Cavaliere leggendario, impenitente peccatore, viene guidato nell’Averno da un angelo. La geografia infera è ricchissima di tormenti legati ai sette peccati capitali. Una inquietante testa umana domina il centro della composizione, attorno alla quale si dipanano le diverse scene.

La Divina Commedia

Composta negli anni dell’esilio, la Commedia ribattezzata Divina da Boccaccio ha alla base un chiaro intento moralizzatore. Il viaggio di Dante e Virgilio è il percorso che l’anima compie dal peccato alla redenzione. La Voragine infernale del Botticelli, in prestito dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, illustra con esattezza la dimora dei dannati in relazione ai diversi gradi di punizione. La sua architettura è precisa e inesorabile. Dante si rivela architetto puntiglioso. Il cono rovesciato si stringe sempre più verso il centro della terra, dove racchiude le colpe più gravi. Altra opera direttamente ispirata alla Commedia è Dante e Virgilio di William Bouguerau, nel quale si raffigura la punizione di Gianni Schicchi, reo di essersi messo nei panni di un’altra persona per ingannare il prossimo. Di grande impatto emotivo le pitture che Gustave Courtois e Gustave Doré dedicano al terribile episodio del Conte Ugolino, condannato a divorare senza fine la testa dell’arcivescovo Ruggieri.

Goya, Kubin e Redon

Di notevole interesse la parte grafica, impreziosita dalle immagini dei più grandi visionari. Troviamo allora l’incredibile ricchezza fantastica dell’universo creato da Alfred Kubin, le incisioni dei Disastri della guerra di Goya, sorta di denuncia delle atrocità di ogni conflitto, e ancora i mondi oscuri di Odilon Redon, fatti di cavità imperscrutabili e di esseri misteriosi dalle fogge più strane.

Il Cinema

La settima arte non poteva rimanere immune al fascino della Commedia. Sorprendono per modernità di concezione i fotogrammi, proiettati su grande schermo, della pellicola Inferno di Francesco Bertolini, risalenti al lontano 1911. Uno sforzo immane per l’epoca, un vero kolossal ricco di effetti speciali, prodotto dalla Milano Films. Una preziosità fornita dalla Fondazione Cineteca di Bologna.

L’inferno sulla terra: l’industria

L’avvento della società industriale riduce l’essere umano in schiavitù. Ad introdurre il tema ecco allora le prigioni di Piranesi, abissi senza via di fuga, architetture fantastiche e opprimenti. Città sotterranee rinchiudono i dannati della terra. L’uomo si piega sotto il giogo di ritmi di lavoro infernali. L’universo meccanizzato si mostra nella sua orrida evidenza. La metropoli industriale è davvero affine alla visione dantesca.

Inferni moderni: la guerra e l’olocausto

Le acqueforti di Percy Delf Smith dimostrano come l’arte europea sia indirizzata a rappresentare l’orrore della guerra appena conclusa (siamo nel 1919). Cicli ispirati alla danza macabra di medievale memoria uniscono la raffigurazione realista delle trincee fangose alle atmosfere apocalittiche del passato, con la morte che aleggia su tutto in forma scheletrica. Il dramma del Primo Conflitto Mondiale anticipa il Secondo. Gli artisti raffigurano gli internati nei campi di concentramento con insostenibile evidenza. Ricordi rimossi divengono presenti  con tutto il loro carico di morte. L’orrore non si trova in un fantomatico al di là, ma è ben presente sulla terra. “Se andrò all’inferno, ne farò dei disegni. D’altronde ne ho fatto l’esperienza. Ci sono già stato, e ho disegnato”, scrive Boris Taslitzky, internato a Buchenwald.

L’inferno interiore: la follia

Il dolore psichico è più terribile di quello fisico. La malattia viene definita sovente come possessione diabolica, come irruzione di un altro da sé la cui provenienza è incerta. Anche gli artisti, dietro queste suggestioni, raffigurano uomini e donne preda di una infernale follia.

Interrogativi

Parlare dell’inferno appare compito improbo per le forze umane. Il linguaggio non arriva a dirlo nelle sue innumerevoli, moderne incarnazioni. Ed ecco allora una moltitudine di opere, tutte terrifiche e molte magnifiche, che i curatori hanno scelto per illustrare quanto non è illustrabile. Non mancano piccoli inserti ironici come la foto nella quale Doisneau immortala la bocca dell’Inferno, che in realtà è solo il nome di un pittoresco locale notturno, mentre un accigliato gendarme vi passa davanti.

A riveder le stelle

Dopo l’immersione nell’orrendo in tutte le sue declinazioni, nell’ultima sala il visitatore attinge a una meritata catarsi. Lo accolgono le stelle e l’infinito, contrapposti agli spazi angusti dell’inferno. Allora davvero questi si identifica con Dante in un percorso immaginario di redenzione, davvero l’esposizione si fa esperienza vitale e salvifica. Se scendere agli inferi è facile, più arduo è uscirne, scrive Virgilio. In questo lo spettatore odierno appare facilitato. Il suo cammino attraverso le architetture infernali è anche un percorso negli abissi della coscienza. Alla fine del viaggio, egli uscirà certamente arricchito di nuove consapevolezze.

 

 

Riccardo Cenci

Video © Eurocomunicazione

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Inferno

Scuderie del Quirinale

Dal 15 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022

Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00

Costo del biglietto: intero € 15,00 ridotto€ 13,00 gratuito under 6 giovani 6-17 € 2,00

info@scuderiequirinale.it

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Immagini fornite dall’ufficio stampa (copyright indicato ove necessario)

In evidenza:

  • Anonimo, Inferno 1510 – 1520 circa, olio su tavola, Lisbona, Museu Nacional de Arte Antiga, out of copyright

Dall’alto verso il basso:

  • Auguste Rodin – La Porte de L’Enfer (1880-1917) calco in gesso in due parti del 1989, Parigi, Musée Rodin inv. E33 © 2021 Musée Rodin / ADAGP
  • Tondal’s Vision (oil on panel) by Bosch, Hieronymus (c.1450-1516); Museo Lazaro Galdiano, Madrid, Spain; Netherlandish, out of copyright.
  • William Adolphe Bouguereau, Dante e Virgilio, olio su tela 1850, Parigi, Musée d’Orsay © 2021 RMN-Grand Palais
  • Stuck, Franz von, 1863–1928, “Luzifer“ (Lucifer), c.1890. Oil on canvas, 161 × 152 cm.
    Inv. no. II–1–93 Sofia, National Gallery for Foreign Art.
  • Boris Taslitzky, Le petit champ à Buchenwald, 1945 olio su tela, Parigi, Centre Pompidou Inv. Am 2743 P ©2021. RMN-Grand Palais © Boris Taslitzky, by SIAE 2021

 

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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