Il Covid è un problema grave, ma la fame è peggio

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Fame

Allarme in Africa per una crisi alimentare senza precedenti

Il Mondo è in allarme da circa tre mesi per la pandemia del Coronavirus che finora ha causato l’infezione più o meno grave di oltre 230 milioni persone e la morte di oltre 5 milioni nel Pianeta, almeno fino ad oggi, mentre viene scritto l’articolo.

Cifre enormi anche per la violenza di come si è propagato il virus, stravolgendo in poco tempo gran parte del Globo e, come hanno scritto tanti insigni osservatori, tutto, dopo il Coronavirus, è cambiato e nulla può essere più come prima nelle nostre vite.

In Africa è peggio

Forse è un po’ esagerato, ma certamente la situazione è drammatica per i milioni di morti specialmente nell’emisfero “ricco” della Terra. Ma allora come potremo definire la previsione, speriamo sbagliata, della morte di almeno 250 milioni di persone in Africa?

Una cifra, per intenderci, quanto la metà della popolazione europea, 2/3 di quella statunitense, quasi tutta quella del nord Africa e tutto in pochi mesi.

Non è, purtroppo, il gioco delle probabilità di qualche scienziato “pazzo”, ma una certezza che sta dietro l’angolo di cui avremo i primi segnali già dai prossimi mesi.

Un rapporto del 2018 denunciava, già allora, che circa 113 milioni di persone in 53 Paesi del Mondo avrebbero sperimentato situazioni di scarsità alimentare acuta per quell’anno, con vaste fasce di popolazione colpite dalla vera fame cronica, dove una persona non è più in grado di consumare cibo sufficiente a mantenere una vita sana per lavorare o poter avere una famiglia per un periodo esteso di tempo.

Ora, l’ultimo rapporto di quest’anno, sullo stato della Sicurezza alimentare e della nutrizione della Fao, indica che la malnutrizione colpisce già 821 milioni di persone. Per fare un esempio di chiarezza sulle quantità numeriche, parliamo di una quantità di persone pari alla popolazione del Sud America aggiungendo ancora un terzo di individui.

Cifre immense di donne, uomini e bambini condannati non da un virus, ma da qualcosa che dovrebbe far vergognare ogni uomo sulla Terra. Carestia: una parola che sembrava relegata a tempi bui ormai trascorsi eppure attualissima e con un nome ancora più breve, ma più efficace: fame.

Pam (Programma alimentare mondiale)

Non parliamo solamente di denutrizione, già grave, ma proprio morire di inedia per la mancanza di cibo, anche un minimo per sopravvivere.

FameÈ questo l’allarme lanciato in questi giorni di Covid-19 da David Beasley, direttore esecutivo del Pam (Programma alimentare mondiale, World Food Program) con un accorato appello al Consiglio di sicurezza dell’Onu. «Siamo» – dichiara l’alto esponente – «a un passo da una pandemia di fame e abbiamo pochissimo tempo a disposizione per salvare milioni di persone».

L’intervento è avvenuto all’indomani della presentazione ufficiale di un rapporto scritto, oltre che dall’Onu anche da alte agenzie collegate, nel quale si afferma che prima della pandemia per il Coronavirus si stimavano circa 135 milioni di vittime, ora la previsione è salita in pochissimi mesi a quasi il doppio.

Le cause sono sempre le stesse da ormai troppi anni: arretratezza nell’agricoltura, guerre, terrorismo che distrugge intere comunità, corruzione, instabilità dei Governi e, non ultimo, impatto degli shock climatici.

Tante parole

Intenti giusti e certamente condivisibili, ma è come dire tutti vogliamo la pace nel Mondo e questo certo non basta per uscire da questa tragedia.

Tante, troppe guerre

«Ora» – ha affermato ancora David Beasley – «dallo scorso anno già 30 Paesi sono a rischio con le guerre in Siria e Yemen, le crisi in Sud Sudan, in Burkina Faso e nella regione centrale del Sahel», ai quali vanno aggiunti l’invasione di locuste in vasti territori dell’Africa, insieme i disastri naturali sempre più frequenti.

Un capitolo a parte meriterebbe poi la crisi economica in Libano che colpisce soprattutto milioni di rifugiati siriani e ancora la Repubblica democratica del Congo, e l’Etiopia, purtroppo, 13 Paesi, incluso Corea del Nord e Venezuela, non vengono considerati nello studio a causa della mancanza di dati.

FameA questo punto sorge una semplice domanda da cittadino comune: «Cosa ci sta a fare il costosissimo apparato della Fao, nato per combattere proprio la fame nel Mondo se dopo oltre settantacinque anni dalla sua fondazione siamo ancora a questo livello?».

Il problema è ancora più grave perché stiamo in quella che possiamo definire una tempesta perfetta. Il Mondo è alle prese con il Coronavirus, con le conseguenze di una gravissima crisi economica e mettere adesso nel pozzo senza fine della fame nel Mondo altri 3 miliardi sembra creare dei problemi a molte Nazioni, quando, invece, per risollevare giustamente le sorti economica dell’Europa, si prevede di spendere almeno un migliaio di miliardi, mentre non si trova una cifra “irrisoria”, perché tali sono tre miliardi nell’economia mondiale, che serve per salvare intere popolazioni.

«Se riceviamo il denaro e teniamo aperte le catene di approvvigionamento, possiamo evitare la carestia» – conclude Beasley – «ma solo se agiamo ora possiamo fermare tutto questo».

Non servono altre parole per disegnare la situazione.

 

Antonello Cannarozzo

Foto © Givingcompass, WorldVision, Themapreport, Fao

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Antonello Cannarozzo
Giornalista professionista dal 1982. Nasce come consulente pubblicitario, in seguito entra nella redazione del quotidiano Il Popolo, dove diviene vaticanista ed in seguito redattore capo. Dal 1995 è libero professionista e collabora con diverse testate su argomenti di carattere sociale. In questi anni si occupa anche di pubbliche relazioni e di uffici stampa. La sua passione rimane, però, la storia e in particolar modo quella meno conosciuta e curiosa. Attualmente, è nella direzione del giornale on line Italiani.net, rivolto ai nostri connazionali in America Latina, e collabora con Wall street international magazine con articoli di storia.

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