Isabel Russinova: una carriera dalla parte dei Diritti Umani

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Isabel Russinova

Intervista alla testimonial ufficiale di Amnesty International per la quinta edizione della rassegna T.E.H.R., da lei ideata, ai nastri di partenza

Isabel Russinova, splendida donna e attrice, nasce a Sofia e cresce a Trieste, da madre bulgara e padre istriano. Un mix di bellezza, talento e tanta dedizione al suo mestiere. Ha condotto per la Rai molti programmi televisivi di successo, e ha interpretato più di 40 film e altrettante pieces teatrali, diretta tra i più importanti registi in circuiti nazionali e internazionali. È anche esperta sceneggiatrice: allieva di Luciano Vincenzoni, script doctor, tra i più stimati del cinema.

Una carriera ricca, variegata, ma sempre in nome e per conto del sacro fuoco dell’Arte. Dal 2017 è direttore artistico della rassegna ricorrente dedicata ai diritti umani T.E.H.R. (Thematic Exibition on Human Rights), da lei ideata, in collaborazione con Università Roma tre, eCampus University, Conservatorio Santa Cecilia, Cineteca nazionale, Centro sperimentale di cinematografia, Riff (Rome Independent Film Festival). La quinta edizione di T.E.H.R  è in programma dal 25 novembre al 21 dicembre. Partirà con la programmazione della striscia dedicata al cinema, che sarà presente sulla piattaforma indiecinema, partner del festival. La incontriamo a Roma, dove vive.

Isabel, in quale altro modo, oltre a riguardare il cinema, si sviluppa il programma della kermesse T.E.H.R.?

Isabel Russinova«Nella programmazione dedicata a TEHR ci sarà anche un incontro live presso la Casa internazionale delle donne, a cui parteciperanno tutti i registi delle opere cinematografiche selezionate che, naturalmente, porteranno con sé tematiche legate ai diritti umani. Dal 26 dicembre partirà poi la programmazione delle conversazioni, fruibili su piattaforma Canale Europa, a cui parteciperanno Fawad al Raufi – scrittore afaghano in uscita con il suo nuovo libro, Ultimi respiri a Kabul –  suor Gabriella Bottani –  la suora comboniana che lotta contro la tratta di esseri umani – e infine, Gian Micalessin, giornalista e inviato di guerra».

«Il festival si chiuderà al Teatro Palladium, il prossimo 21 dicembre, con la prima assoluta di Le parole di Rabia, il mio testo dedicato ai sessanta anni di Amnesty International, animando il personaggio di Rabia Balkhi e le donne afghane. Tutti gli appuntamenti avranno valore di credito formativo per gli studenti dell’Università Roma tre, partner del Festival».

Nel tuo percorso artistico e professionale hai voluto sempre affinare la tua ricerca di personaggi, storie e tematiche rivolte alla memoria, al femminile e ai diritti umani, sia come drammaturga, scrittrice e sceneggiatrice, che come attrice. Dal  2013 sei diventata anche testimonial ufficiale di Amnesty International: come si è incrociato il tuo cammino con una realtà importante e impegnativa come Amnesty? Che cosa stai facendo in questo periodo?

«Il mio impegno come testimonial ufficiale di Amnesty International Italia è nato nel 2012 ed è indirizzato soprattutto a raccontare il femminile attraverso la drammaturgia e il teatro, approfondendone i diversi aspetti: la violenza di genere, la violazione dei diritti umani, la memoria, la storia, il sociale. Ho scritto diversi testi per raccontare le campagne di Amnesty attraverso il teatro. Per la campagna contro la pratica delle spose bambine, ad esempio, ho scritto Safa e la sposa bambina, tratto da una storia vera e ambientato nella Siria in guerra».

«Un testo che fa parte del mio repertorio, Sui gradini del cielo, dedicato a Sara di Pietrantonio – vittima di femminicidio – è un altro scritto che amo molto e che ho portato tante volte in teatro. E non è stato soltanto interpretato da me, ma anche da altre attrici. Presto sarà in scena con Galatea Ranzi per la regia di Manuel Giliberti, ed è stato pensato per la campagna contro la violenza di genere».

«La viaggiatrice con le ali è un altro testo che sento molto mio; racconta Olympe de Gouges, eroina e vittima della Rivoluzione Francese. Ancora: Leonora e il bianco, dedicato a Leonora Fonseca Pimentel, simbolo della Rivoluzione Napoletana; Il veleno del buio, che affronta la tematica della droga dello stupro, portato in scena con la magnifica interpretazione di Paola Quattrini. Mi viene in mente anche Galla Placidia, l‘ultima imperatrice romana che ha visto protagonista Laura Lattuada, e Berenice, interpretata da Raffaela Azim».

Donne in primo piano

«Alcuni dei miei testi sono raccolti nel volume Reinas, storie di grandi donne, edito da Armando Curcio editore; Si tratta della stessa casa editrice con la quale ho anche editato il mio La regina delle rose. Il quale, narra –  attraverso la storia di Giovanna di Savoia e zar Boris di Bulgaria – l’Europa tra il 1927 e 1943. Ho poi in programma la pubblicazione di due altri volumi dedicati al femminile. In questo momento sono, però, impegnata a raccontare, con il nuovo testo di cui ho accennato prima, questi sessanta anni di Amnesty International. Anni di battaglie che hanno ridato libertà e dignità a oltre cinquanta mila persone e salvato tre vite al giorno».

In qualità di direttore artistico hai sempre cercato di costruire collaborazioni e relazioni tra teatri e università, accademie e conservatori, sia in ambito nazionale che internazionale, per dare vita a importanti momenti culturali e sociali. La cultura nel nostro Paese che stato di salute ha? E dove stiamo andando, secondo te, dopo due anni di pandemia da Covid-19?

«La cultura è l’unico strumento che ha l’uomo per emanciparsi e quindi crescere, trovando benessere interiore e qualità di vita. La storia dell’uomo, però, è fatta di contrasti e della continua lotta tra il bene il male. La storia e la letteratura sono ricche di esempi, e potrei citarne uno per tutti: Pinocchio di Collodi. Il personaggio di Lucignolo ben descrive la fine scontata dell’ignoranza. La pandemia ha sicuramente messo a dura prova l’umanità tutta, costringendo a un accelerazione di cambiamenti nei ritmi, nelle necessità, nelle abitudini e nelle regole. È il passo del nuovo Millennio, e mai come ora è indispensabile la conoscenza».

«Tutti i grandi cambiamenti sono descritti nella storia dell’uomo, ed è lì che si può immaginare il futuro. Ora dobbiamo affrontare i cambiamenti con consapevolezza, attenzione e senza paura. Conservando sicuramente un misurato ottimismo. Parisi, il nostro Nobel per la fisica, dice grossomodo: Potete usare la storia per prevedere il futuro (…) ma il futuro vi sorprenderà».

Nel 1998, con il tuo compagno Rodolfo Martinelli Carraresi, hai deciso di fondare Ars Millennia production come strumento per realizzare e valorizzare progetti ed eventi trattando le tematiche a te più care: sociale, mondo femminile, valore della memoria. Oggi è tra le società indipendenti più interessanti nel panorama italiano. Quali sono i progetti più importanti realizzati finora? E i prossimi?

«Con Ars Millennia Production abbiamo ideato e realizzato molti progetti interessanti, è vero. Per quanto riguarda il cinema, potrei citare il film L‘ultimo re, per la regia di Aurelio Grimaldi, che ha conosciuto proprio quest’anno – a dieci anni dall’uscita e dopo aver vinto molti festival – un restyling e una nuova programmazione. Adesso è fruibile sulle piattaforme Amazon Prime e Chili. Si tratta di una trasposizione cinematografica e  adattamento originale da le Troiane di Seneca, e racconta il genocidio di Troia a opera degli Achei attraverso la storia di Astianatte, l’ultimo re bambino di Troia».

«Sempre su Amazon Prime e Chili, dopo una vita di festival, è programmato L’incredibile storia della signora del terzo piano. Una coregia (da sceneggiatura originale) mia e di Rodolfo Martinelli Carraresi. Uno spaccato delle nostre periferie raccontato attraverso una favola nera. Indiecinema, interessante piattaforma dedicata al cinema indipendente con la quale collaboriamo, ha programmato alcuni nostri documentari e cortometraggi. Ad esempio Il popolo di re Heruka, è un mio testo per la regia di Martinelli Carraresi che narra la storia e l’origine del popolo rom».

«Oppure Là dove continua il mare, cortometraggio pluripremiato, che ho scritto dedicandolo a mio padre. Ars Millennia Production ha prodotto molti spettacoli di teatro e rassegne tematiche. Inoltre sta raccogliendo il successo di Ether il quinto elemento, podcast di intrattenimento culturale volto a raccontare il femminile, le arti e l’ambiente attraverso interviste a eccellenze contemporanee. Questo è nato in tempo di pandemia, e incontrando l’interesse del pubblico è approdato, con punte di ascolto molto alte, su Canale Europa tv, la più grande piattaforma di tv web. Ideato da me e condotto insieme a Tiziana Primozic, direttrice di Daily Cases, e da Macri Martinelli Carraresi, mia figlia. La regia è sempre del mio compagno Rodolfo Martinelli Carraresi».

 

Lisa Bernardini

Foto © Isabel Russinova

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Lisa Bernardini
Toscana, classe 1970, Lisa Bernardini è giornalista pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio e alla Stampa Estera in Italia, Presidente dell’Associazione Culturale “Occhio dell’Arte APS”, art director. Si occupa di Organizzazione Eventi, Informazione, Pubbliche Relazioni e Comunicazione. Fine Art Photography. Segue professionalmente per lo più personaggi legati alla cultura, all'arte e alla musica

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