Pandemia, green pass, vaccini: perché tante obiezioni?

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Pandemia

L’alternativa è mettere l’obbligo vaccinale. Ma è giusto? È costituzionale? E a chi non si vaccina cosa si fa?

Quando scrissi il mio libro sul lockdown non avevo preso in considerazione le divisioni che si sarebbero create a causa di questa pandemia. Molti, in quei giorni, hanno messo alla finestra il disegno con l’arcobaleno e la scritta: ne usciremo migliori. Non ci ho mai creduto.

In quel periodo, in cui iniziavo a immaginarmi come saremmo realmente stati una volta usciti dalla costrizione di stare in casa, iniziava una battaglia tra chi crede nell’informazione che ci viene data dai telegiornali e dai mass media, e quelli che invece non si fidano, approfondiscono, oppure, semplicemente, amano le teorie complottiste.

Da una parte c’era chi non credeva alla pandemia, dall’altra chi segnalava tutti quelli che uscivano di casa o facevano feste in casa.

In tutti gli Stati, chi più, chi meno, hanno realizzato chiusure, soprattutto nei periodi di picco. Poi, con l’introduzione dei vaccini, hanno inserito sistemi più laschi, che permettano a chi si vaccina, di fare una vita più o meno normale.

Resta il distanziamento e la mascherina nei luoghi chiusi aperti al pubblico. E questo apre un dibattito: perché se sono vaccinato non posso toglierla? Perché accanto a te può sedere una persona che non sai se è vaccinata ma se ha fatto il tampone. Quella persona sa di non essere contagiata, tu sai che anche se ti contagi, non rischi nulla. Ma, se lui si contagia, magari grazie a te che sei asintomatico, rischia la pelle. Quindi meglio tenere la mascherina.

Infatti non possiamo sapere, e giustamente, chi ha un green pass per vaccino, guarigione o tampone.

L’alternativa è mettere l’obbligo vaccinale. Ma è giusto? È costituzionale? E a chi non si vaccina cosa si fa? È vero che in Italia esiste l’obbligo vaccinale per i neonati, ma questo non impedisce che esistano i novax, genitori che non vaccinano i propri figli. E poi come la mettiamo con l’obbligo scolastico? È una discussione aperta. Che mette a confronto i diritti e i doveri collettivi e sociali, tra libertà individuale e collettiva.

Il green pass, a mio avviso è un buon compromesso tra libertà individuale e collettiva. Si regolamenta l’accesso a luoghi pubblici, ad alto rischio, solo a chi è vaccinato (e quindi ha un rischio grave decisamente ridotto), a chi è guarito (e quindi ha anticorpi propri) e a chi si è sicuro che non sia infetto. Chi non accetta una delle due condizioni, resta a casa. Certo, esistono le persone che non posso vaccinarsi. Ed è loro che dobbiamo tutelare di più.

Ma chi è escluso dalle attività perché non vuole vaccinarsi, nè farsi il tampone, non ci sta. Ed è comprensibile. Probabilmente anche io mi incazzerei se mi impedissero di andare al cinema perché non accetto un’imposizione di una norma.

Allora cerco di capire perché uno non dovrebbe farsi un vaccino o un tampone.

PandemiaIl tampone va fatto ogni tre giorni, ha un costo e una famiglia no-vax potrebbe spendere circa 90 euro a settimana, per andare al lavoro, per andare a fare sport, per andare al ristorante.

Inoltre, se per caso uno della famiglia risulta positivo, si va tutti in quarantena. Il vaccino invece è gratuito.

E qui mi trovo nella situazione di non capire. O meglio, molte delle obiezioni non le capisco.

  • È sperimentale! A parte che ora è quasi un anno che è in giro, che è stato somministrato a miliardi di persone e che quindi la sperimentazione di massa la possiamo definire conclusa. Quello che veniva sperimentato era solo la parte relativa allo specifico virus. Non sono un virologo e nemmeno un medico, ma credo che sia semplice da capire che se questo virus è dello stesso ceppo del virus delle normali influenze, che cambiano di anno in anno, le tecnologia e gli eccipienti che permettono al vaccino di funzionare, sono sperimentate da tempo. Ogni anno cambia il virus, e quindi cambia una parte del vaccino. È come il restyling di un automobile. Anche se non sempre ha la stessa efficacia, i vaccini hanno una sicurezza ormai acclarata e, sicuramente, maggiore di quella del virus. È più facile stare male se non ti vaccini e prendi il virus che se ti vaccini.
  • Non si conoscono gli effetti nel lungo periodo. E quali possono essere? E come si fa a conoscere quali effetti comporta l’aria che respiriamo? I cellullari che portiamo all’orecchio, i campi magnetici generati dagli impianti elettrici che ci circondano? Siamo sottoposti a tantissimi stimoli tutti i giorni ed è impossibile prevedere quali siano gli effetti di lungo periodo di qualunque cosa. Inoltre non esistono due persone uguali. Che abitano sempre nello stesso luogo, mangino le stesse cose, nella stessa quantità e abbiano la stessa struttura. Non è quindi possibile prevedere, soprattutto nel lungo periodo, effetti uguali per tutti, o gli effetti per ciascuno. Personalmente il mio medico mi ha proposto due cure prima di trovare quella che andava bene al mio organismo. E le altre vanno bene per altri organismi.
  • Non si sa cosa c’è dentro. Non è vero. Lo sappiamo, basta leggere il foglietto illustrativo. E se qualcuno crede che non ci dicano tutta la verità, la domanda sarebbe perché? Chi è che non ce la dice? Perché qualcuno dovrebbe volere che ci vacciniamo tutti? Perché ci vogliono controllare? (a parte che lo fanno già molto bene con i telefonini e con i pc) Cosa vogliono ottenere? Ma qui si cade nel complottismo, e con i complottisti non si può parlare: hanno ragione loro! Noi non capiamo o siamo complici.
  • Nessuno si prende la responsabilità se poi mi succede qualcosa. Nessuno si prenderà mai la responsabilità di quello che non conosce. Le reazioni conosciute sono state comunicate. Quelle sconosciute non si possono comunicare (è abbastanza evidente). Nessuna medicina, nessun medico, ma nessun professionista e nessuna persona si prende, ad occhi chiusi, la responsabilità di tutte le possibili conseguenze di quello che potrebbe accadere, ma solo se questo dipende da una imperizia del professionista (somministrazione di più dosi, ad esempio).
  • La vita è mia, decido io per me. Vero, verissimo. Ognuno è libero di ammalarsi e di curarsi come vuole. Ma si dimentica che le cure in Italia sono a carico del contribuente, che i posti letto, soprattutto quelli in terapia intensiva, sono limitati. E quindi lo stare male di una persona ha conseguenze su tutti. Questo vale sempre: vale per chi non si preoccupa di ammalarsi perché tanto poi sta a casa perché al lavoro ha, giustamente, diritto alla malattia. Ma quel diritto lo pagano tutti, con le tasse. Giustamente uno ha diritto di stare a casa ammalato, ma dovrebbe cercare invece di stare bene, per evitare di pesare sulla società.

PandemiaE di obiezioni che ne sono ancora tante. Insomma, chi non si vaccina si pone un sacco di domande, e giuste, per lo più. I dubbi sono sempre corretti, ma il problema è dove cerchiamo le risposte. Perché, sembra banale ripeterlo, su internet si trova di tutto. E quando abbiamo dei dubbi cerchiamo, inconsciamente, le risposte che ci diano conferma delle nostre ipotesi, che ci diano ragione. Raramente ascoltiamo chi ci dice una cosa che non vogliamo sentire. E questo aiuta a formare i due gruppi in lite oggi: chi ha paura del vaccino e chi ha paura dei non vaccinati. Ognuno ascolta la sua campana. E non ascolta l’altro. Io ho provato a dare una risposta a chi ha paura del vaccino. Non sono certezze le mie. Le mie sono riflessioni, e sono mie, di una persona che ha tantissimi dubbi.

Ma di una cosa sono certo: la vita è un percorso a termine. Di un’altra sono convinto: l’uomo è sempre riuscito a prolungare la durata della vita e a risolvere i problemi che incontrava nel suo percorso.

 

Giacomo Zucchelli

Foto © Dreamstime, Osservatoriomalattierare, Copan, Internetmatters

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Giacomo Zucchelli
Giacomo Zucchelli, classe 1973, laureato in sociologia dell’organizzazione, del lavoro e dell’economia. Svolge la sua professione di formatore e consulente per le risorse umane in Toscana. Negli anni ha approfondito le tematiche della comunicazione relazionale, ha realizzato ricerca sociali legate alle relazioni tra gli individui con un’attenzione particolare alle ultime generazioni. Da sempre interessato alla politica e alla sua relazione con la vita reale

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