Omicron, la variante dilaga: operatori sanitari allo stremo

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L’obbligo vaccinale per gli over 50 sarà sufficiente a dar loro respiro?

Operatori sanitari al collasso. Tra i professionisti della salute gli infermieri hanno affrontato forse le ore più lunghe, tanto nelle strutture di ricovero che al domicilio.

I numeri

I casi totali di cittadini italiani positivi al Covid-19 registrati ieri toccano il record negativo: 219.441 persone.

Del totale dei contagi tra le professioni sanitarie+210% in un mese – l’82% sono infermieri, la cui carenza crea seria preoccupazione.

L’Istituto superiore di sanità dirama dati allarmanti: 4.142 operatori sanitari positivi il 2 dicembre 2021 e 12.870 il 2 gennaio 2022.

+8.728 in totale, 7.160 gli infermieri. Tra questi ultimi sono 135.000 i contagiati da inizio pandemia.

Silenzio assordante

Listato a lutto il sito della Federazione nazionale ordine medici chirurghi e odontoiatri – FNOMCeO, presieduta da Filippo Anelli. Lungo oltre i giorni di un anno l’elenco dei caduti in servizio. “I morti non fanno rumore, non fanno più rumore del crescere dell’erba”, ricorda il presidente citando Ungaretti.

Il ruolo dei militari è prezioso

Aprendo The Guardian vediamo immagini che ritraggono militari dispiegati negli ospedali di Londra a causa della carenza di personale sanitario. Sono 200, e ben motivati.

OPERATORITornano in mente i video e le fotografie di un anno e mezzo fa, quando ci abituammo a vedere militari nei luoghi più colpiti dalla prima ondata pandemica. Non solo quelli addetti alla logistica, ma anche quanti appartengono alle professioni sanitarie, la cui abnegazione è stata riconosciuta in tutto il Mondo. Tanto da essere stati candidatiinsieme ai colleghi civilial Nobel per la Pace 2020, poi assegnato al World Food Programme dell’Onu.

Ricordiamo volentieri la motivazione della candidatura. “Medici, infermieri, farmacisti, psicologi, fisioterapisti, biologi, tecnici, operatori civili e militari tutti, che hanno affrontato in situazioni spesso drammatiche e proibitive l’emergenza Covid19 con straordinaria abnegazione” leggiamo.

“Molti dei quali sacrificando la propria vita per preservare quella degli altri e per contenere la diffusione della pandemia: il personale sanitario italiano è stato il primo nel mondo occidentale a dover affrontare una gravissima emergenza sanitaria, nella quale ha ricorso ai possibili rimedi di medicina di guerra combattendo in trincea per salvare vite e spesso perdendo la loro“.

Eroi per un giorno

Abbiamo osannato gli operatori sanitari, chiamandoli eroi, utilizzando per troppi mesi la sola retorica, senza pianificare – alla mano manuali di strategia e tattica – azioni concrete per evitarne il sovraccarico fisico e psicologico. Certo, nessuno avrebbe mai pensato che la durata della pandemia sarebbe stata questa, e ci troviamo così all’inizio del 2022 a registrare ancora quotidianamente il numero di casi e decessi da Covid-19.

Gli ospedali campali montati fuori da diverse strutture della Penisola, del resto, sono ancora attivi. Ciò a provare che la variante Omicron è devastante e che il Sistema sanitario nazionale ha ancora bisogno del supporto delle donne e degli uomini con le stellette e il caduceo.

Aumenta l’incidenza di casi

Gli ultimi dati della Cabina di regia evidenziano l’aumento dell’incidenza settimanale a livello nazionale: 1.669 ogni 100.000 abitanti contro i 783 ogni 100.000 abitanti dell’ultima settimana del 2021.

OPERATORIGarantire adeguata assistenza sia negli ospedali sia sul territorio a breve potrebbe non essere più possibile.

La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche – Fnopi alza la voce: che tutta la popolazione si vaccini al più presto!

E mentre qualcuno definisce l’obbligo vaccinale Orwelliano, la foto notizia del Sole24Ore di oggi riporta i risultati di una ricerca: se fossimo tutti vaccinati, avremmo il 92% in meno di persone ricoverate in terapia intensiva.

I vaccini

Non si può negare che la vaccinazione di massa abbia diminuito drasticamente la sintomatologia nella larga maggioranza delle persone con almeno due dosi, e che ulteriori sono i benefici per chi hai ricevuto il booster.

Il capo dello Stato, nel messaggio di fine anno agli italiani, definì “un’offesa” lo spreco di questo strumento prezioso. “Non perché garantiscano l’invulnerabilità, ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri”.

Infermieri in prima linea

OPERATORIE tuttavia il contagio che dilaga tra gli infermieri italiani non permette di perdere altro tempo. Fnopi tuona. “Sia chiaro che la prima cosa da fare è assicurarsi che tutti siano vaccinati, anche perché l’evidenza mostra che i casi più gravi nelle terapie intensive sono quasi tutti non vaccinati. Ma non basta. Tutti devono capire che vanno mantenute le misure di sicurezza che rallentano la diffusione del virus“.

Auspicando un immediato intervento delle istituzioni, Fnopi propone una ricetta che a suo dire, però, non vuole essere ascoltata e compresa. “Chissà per quali ragioni, visto il ruolo determinante degli infermieri nella pandemia sotto gli occhi di tutti”.

Aumentare la qualità dell’assistenza

“Dopo averci definiti eroi, senza capire che quello è il nostro lavoro di tutti i giorni, dopo averci applauditi e premiati con bellissime parole, con pochi passi sarebbe ora di passare ai fatti, per rendere più forte, sicura e di qualità l’assistenza“.

Ecco, appunto: l’assistenza. Indispensabile non solo alla spesso generalizzata fascia dei più vulnerabili, ma a tutti i cittadini che necessitano di cure ospedaliere, agli anziani residenti nelle case di cura, ai disabili, alle persone che stanno vivendo la fase avanzata di malattia inguaribile. A chi necessita di dialisi, interventi chirurgici, esami diagnostici, terapie avanzate.

Snellire la burocrazia

La federazione che rappresenta gli infermieri a livello nazionale riprende il discorso. Una premessa: gli oltre 456.000 gli infermieri iscritti agli albi rappresentano il 60% circa del personale sanitario del Ssn.

“Tre sono i passi a breve, medio e lungo termine per dare forza all’assistenza: eliminare lacci e lacciuoli di una burocrazia barricata dietro il muro dell’incompatibilità che bisognerebbe abbattere per far fronte alla carenza, gravissima, di professionisti”.

Carenza “che non consente oggi di mettere a disposizione dell’assistenza almeno 600.000 ore a settimana in più di assistenza infermieristica, vitale per il territorio, i pazienti Covid, ma soprattutto per i non Covid, che si sono trovati soli nella pandemia”.

Programmazione a medio e lungo termine

“Il secondo e il terzo passo sono per il medio e lungo periodo” – prosegue la Fnopi – “e riguardano la necessaria formazione di più operatori, soprattutto specializzati, prevedendo una formazione con sbocchi anche clinici determinati dalle esigenze delle persone, per garantire la qualità dell’assistenza”.

OPERATORISi tratta dell’infermiere di famiglia e comunità, infermiere scolastico, infermiere per la non autosufficienza, per le cure palliative, per l’assistenza agli anziani, per i cronici che ne hanno bisogno per la loro vita di tutti i giorni e così via. Serve poi che siano aumentati, gradualmente, i posti a bando nelle Università per gli infermieri.

Numeri insufficienti

La carenza di personale infermieristico – oggi riconosciuta da centri di ricerca e istituzioni – va dagli 80mila a oltre 101mila unità. Per aumentare i posti a bando occorre quindi aumentare il numero di docenti-infermieri in grado di garantire la giusta formazione di qualità. Risposta non pervenuta dalla legge di Bilancio 2022.

Secondo Fnopi sarebbe opportuno dare un riconoscimento tangibile a chi non ha mai lasciato solo nessuno e – ancora oggi, come del resto sempre – rischia la propria salute per mettere in primo piano quella delle persone.

La federazione si riferisce all’indennità di specificità infermieristica, già finanziata nella legge di Bilancio 2021 (e quindi senza bisogno di ulteriori oneri), agganciata a un contratto la cui applicazione definitiva non pare imminente. Alcuna notizia dell’emendamento per assegnare l’indennità, già percepita dalla dirigenza sanitaria a inizio 2021.

Il fondo di solidarietà #NoiConGliInfermieri non è più attivo dal 31 dicembre scorso.

Resta, tuttavia, ancora aperta la possibilità di prendere in esame le richieste di contributo – vi sono ancora due miliardi da assegnare – avanzate dai familiari degli infermieri deceduti che non abbiano già contattato la Fnopi in precedenza.

Il progetto, nato nell’aprile 2020 con uno stanziamento iniziale di 300.000 euro in favore degli infermieri più duramente colpiti dal Covid-19 e delle loro famiglie, ha consentito di raccogliere – grazie alla generosità di aziende, associazioni, cittadini – 6.104.293,64 euro.

Uniti si fa meglio

Il naturalista britannico, David Attenborough, parlando alla Cop26 ha spronato il Mondo, e quindi anche gli operatori sanitari a fare squadra. “Se lavorando divisi siamo una forza abbastanza potente per destabilizzare il nostro Pianeta, sicuramente lavorando insieme siamo abbastanza potenti per salvarlo”, ha dichiarato.

Anche la nuova assistenza deve rispondere al principio di unità: occorre lavorare tutti insieme, senza gerarchizzazioni e divisioni, per il bene dei cittadini e delle persone malate.

Prudenza

La comunità scientifica internazionale fa fatica a diramare raccomandazioni univoche, specifiche, visti gli scenari così vari. Dopo oltre 700 giorni di pandemia gli operatori sanitari devono fronteggiare uniti Omicron, variante che – secondo Ilaria Capua, intervenuta su La7 – evade una parte della risposta immunitaria.

Dovremo, insomma, convivere con questo virus – nelle sue tante varianti – ancora a lungo, diretti verso una fase di endemizzazione. Siamo stanchi e sfiduciati, talvolta interdetti. Saturi.

Ma abbiamo imparato che non si deve resistere, bensì sviluppare resilienza.

Sarebbe certamente di aiuto un buona pratica dei Media da aggiungere alla nostra prudenza e prevenzione – fare il vaccino, indossare i DPI e mantenere la distanza sociale.  Non fare terrorismo, così da placare il meccanismo patologico dilagante dell’infodemia (neologismo datato 2020), sempre più impossibile da governare.

 

Chiara Francesca Caraffa

Foto © Avvenire, TorinoToday, Esercito Italiano, Nurse24, Fnopi, InfoDifesa, Radio Lombardia

 

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Chiara Francesca Caraffa
Impegnata da sempre nel sociale, è Manager del Terzo Settore in Italia, ove ricopre ruoli istituzionali in differenti Organizzazioni Non Profit. Collabora con ETS in Europa e negli Stati Uniti, dove promuove iniziative per la diffusione della consapevolezza dei diritti della persona, con particolare attenzione all'ambito socio-sanitario. Insegna all'International School of Europe (Milan), dove cura il modulo di Educazione alla salute. Cultrice di Storia della Medicina e della Croce Rossa Internazionale ed esperta di antiquariato, ha pubblicato diversi volumi per Silvana Editoriale e per FrancoAngeli.

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