Milano, inaugurato il Master in Fashion e Luxury Law – MiFeLL

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FASHION

La Camera nazionale della moda Italiana impegnata anche per il sociale

L’Italia, primo produttore di Alta moda al Mondo e Milano, con Parigi, Londra e New York, restano le piazze più apprezzate dagli addetti ai lavori.

A poche giornate dall’inaugurazione della Milano Fashion Week la città aggiunge un tassello al prezioso mondo della moda: il Master universitario di secondo livello in Fashion e Luxury Law – MiFeLL.

Sistema moda e ripresa economica: il ruolo del Fashion Lawyer

L’avvio del percorso di specializzazione post lauream rappresenta la prima opportunità di proseguire nell’offerta formativa dedicata all’approfondimento del Fashion Law e, ora, anche del Luxury Law.

FASHIONL’iniziativa, inaugurata nel pomeriggio di oggi presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, ha trovato la convinta adesione e il sostegno della Camera nazionale della moda italiana – Cnmi, che la promuove in collaborazione con l’Ateneo meneghino e l’Alta Scuola “Federico Stella” sulla Giustizia Penale. Perché l’industria della moda e del lusso non riguarda solo la produzione di meravigliosi abiti e accessori in linea con le ultime tendenze, ma molto di più.

Giurisprudenza e moda

Il Master, infatti, ambisce a diventare il punto di riferimento per quanti desiderano affrontare con taglio interdisciplinare le molteplici questioni giuridiche che attraversano la filiera della moda e del lusso. Dall’ideazione dei prodotti alla loro realizzazione, dalle nuove forme di commercializzazione sostenibile alla tutela della proprietà intellettuale.

Gli ambiti affrontati nell’anno di studi concernono difatti anche la “difesadei prodotti dai fenomeni di contraffazione e l’elaborazione di soluzioni per la compliance delle attività creative e manageriali. Per arrivare alle normative fiscali, lavoristiche e penali.

Insomma, al discente sarà dato un pacchetto di conoscenze e competenze indispensabili a operare, dal punto di vista giuridico, nel settore di fashion e lusso.

Risposta alle esigenze aziendali

Il percorso formativo risponde alla domanda degli studi legali e delle aziende italiane e internazionali di avvalersi di figure professionali altamente qualificate. In grado di affrontare le complesse questioni legali che interessano i settori del Fashion Law e del Luxury Law. Ciò anche alla luce delle nuove esigenze produttive e commerciali scaturite dalla pandemia da Covid-19.

Un anno di studi

Il Master prevede un programma intensivo, articolato su oltre 350 ore. La formula scelta ne permette la frequenza in contemporanea con lo svolgimento delle attività lavorative e professionali.

L’obiettivo è fornire una formazione giuridica di eccellenza per governare un sistema di norme e prassi in continua evoluzione e che investe numerose aree disciplinari. “Fare Fashion e Luxury Law in Cattolica” significa approfondire numerosi temi.

Studi professionalizzanti

Si spazia da diritto civile, commerciale, penale a proprietà intellettuale, lotta alla contraffazione, tutela del Made in Italy. E poi, contrattualistica, diritto doganale e dei trasporti, diritto internazionale privato, concorrenza, diritto tributario e delocalizzazione della produzione, diritto dell’ambiente e tutela degli animali, diritto del lavoro. Non possono mancare diverse ore dedicate alla prevenzione e contrasto della contraffazione, punto nevralgico del settore.

Ma non basta, per acquisire il titolo di studio occorre avere rudimenti di businessmanagementmarketing, supporto alla creatività, attenzione a temi sociali, sostenibilità e charity.

Molto più del solo business

Se qualcuno crede che charity non vada d’accordo con moda, fashion e luxury, significa che non ha mai partecipato a sfilate di beneficenza, a supporto di cause sociali, per raccogliere fondi sulla ricerca. E molto altro.

Il Terzo Settore, oggetto di riforma dal 2016 ad oggi, mantiene difatti – anche in ambito fashion e luxury – il profilo di co-protagonista dello sviluppo del Paese.

Promuovere l’inclusività e la valorizzazione della diversità all’interno della moda

La Camera nazionale della moda italiana conferma il proprio ruolo di leader nella promozione di un’evoluzione inclusiva del sistema della moda internazionale.

Durante la Giornata mondiale del rifugiato del giugno scorso, Cnmi ha lanciato in collaborazione con Mygrants il progetto pioneristico “Fashion Deserves the World”.

Inserito nel prestigioso calendario di eventi dell’agenzia Onu per i rifugiati. UNHCR è l’organizzazione globale che si occupa di salvare vite, tutelare i diritti e garantire un futuro a rifugiati, sfollati e apolidi.

Innovazione dalla Costa d’Avorio

Mygrants è un’innovativa startup – e società benefit – fondata e guidata da Christian Richmond Nzi. Ivoriano di nascita, con doppio passaporto americano e svizzero, ex funzionario Frontex, ha avuto un’idea folgorante.

La sua piattaforma fondata a Bologna aiuta i richiedenti asilo e offre alle aziende delle eccellenze lavorative. Mette a disposizione, insomma, a rifugiati e migranti un’ampia gamma di programmi di micro-learning in tre lingue per aggiornare e consolidare le proprie competenze. Facilitando, così, il loro ingresso – dalla porta principale – nel mondo del lavoro.

Trasformazione delle politiche aziendali

La Camera nazionale della moda italiana ha mandato in scena a dicembre una serie di conversazioni legate ai temi dell’inclusività e della diversità che, oltre alla moda, hanno trattato le tematiche secondo ambiti e prospettive più ampie. La seconda edizione dell’Including Diversity talk è – di fatto – un continuum rispetto alle iniziative estive.

Le parole di Carlo Capasa, Chairman di Cnmi, riferite al “Fashion Deserves the World” sono una dichiarazione d’intenti. «Siamo davvero orgogliosi di presentare questo nuovo progetto, che marca un momento importantissimo nel processo di evoluzione del nostro sistema moda verso una maggiore inclusione».

«Dopo la pubblicazione del nostro Inclusion and Diversity Manifesto nel 2019 abbiamo iniziato a declinarne i punti in azioni concrete, come l’iniziativa “Fashion Deserves the World».

Il processo di formazione si avvia al termine

Cnmi e Mygrants garantiscono a 15 giovani rifugiati, migranti e apolidi che desiderano trovare lavoro nel settore del tessile e abbigliamento, la possibilità di accedere gratuitamente a una serie di servizi di formazione tecnica in vari ambiti dell’industria del fashion.

FASHIONTra gli argomenti trattati troviamo conoscenza dei materiali e tecniche di produzione, distribuzione, comunicazione e tematiche della sostenibilità. “Fashion Deserves the World” ha, quindi, lo scopo ultimo di agevolare l’inserimento nelle realtà industriali e creative italiane di nuovi talenti internazionali.

Il valore aggiunto? Porteranno un contributo unico e la loro peculiare visione, il loro vissuto, contribuendo così al progresso dell’industria della moda.

Moda etica e sostenibile

L’iniziativa, grazie al suo alto valore di integrazione e impegno sociale ha ottenuto il patrocinio dell’Ethical Fashion Initiative delle Nazioni Unite sulla moda etica. Che attualmente presiede anche la UN Alliance for Sustainable Fashion.

Con questo progetto Cnmi intende raccogliere l’esigenza del settore che sempre di più sta integrando politiche inclusive nel proprio modello di business. Inoltre schierarsi in prima linea e agire da driver per un cambiamento sempre più necessario.

UNHCR Italia

«Ci teniamo a esprimere il nostro apprezzamento per questa importante iniziativa che va nella direzione di una maggiore inclusione dei rifugiati nel mondo del lavoro e della valorizzazione del loro talento». Questo il commento di Laura Iucci, Responsabile Private Sector Partnerships di UNHCR Italia.

Iniziative nate per il bene comune

Simone Cipriani, Chairperson UN Alliance for Sustainable Fashion, Founder and Head Ethical Fashion Initiative, ha un pensiero chiaro. «Noi crediamo che le sfide della società globale contemporanea, legate a ineguaglianza e sempre nuove forme di conflitti locali, si affrontino anche con un coraggioso impegno sociale sul fronte dell’inclusione di rifugiati e migranti».

Accanto a queste, vi sono molte altre iniziative e azioni mirate ad accorciare le distanze tra fashion e mondo reale.

Un esempio tra tanti è quello della Fashion Minority Alliance – Fma, partner ufficiale di Cnmi per la diversità e l’inclusione.

L’organizzazione no profit e apartitica con sede a Londra intende contribuire ad accelerare la missione della Camera nazionale della moda italiana di creare opportunità per gli individui che provengono da minoranze. In particolare quelli che si definiscono come neri, indigeni, persone di colore (Bipoc) e/o individui con disabilità.

Chapeau.

 

Chiara Francesca Caraffa

Foto © Where Milan, Dress Trends, Business Manager, Community Charity Clothes

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Chiara Francesca Caraffa
Impegnata da sempre nel sociale, è Manager del Terzo Settore in Italia, ove ricopre ruoli istituzionali in differenti Organizzazioni Non Profit. Collabora con ETS in Europa e negli Stati Uniti, dove promuove iniziative per la diffusione della consapevolezza dei diritti della persona, con particolare attenzione all'ambito socio-sanitario. Insegna all'International School of Europe (Milan), dove cura il modulo di Educazione alla salute. Cultrice di Storia della Medicina e della Croce Rossa Internazionale ed esperta di antiquariato, ha pubblicato diversi volumi per Silvana Editoriale e per FrancoAngeli.

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