Il Nobel per la pace al Programma alimentare mondiale

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L’agenzia Onu con sede a Roma premiata per gli sforzi e la solidarietà internazionale nella lotta contro la fame

Il comitato norvegese per il Nobel (Norwegian Nobel Commitee) ha deciso di assegnare il premio per la pace al Programma alimentare mondialeWorld Food Programme (Wfp, o in italiano e francese Pam), agenzia Onu con sede a Roma, per gli sforzi e la solidarietà internazionale nella lotta contro la fame, sottolineando il ruolo che sta avendo anche in questo momento di aumentate sfide a causa dell’epidemia di Covid.

Le motivazioni

Ecco le parole esatte usate dalla presidente del comitato per il Nobel, l’avvocato norvegese
Berit Reiss-Andersen, per motivare la scelta ricaduta sul Wfp: «per i suoi sforzi per combattere la fame, per il suo contributo al miglioramento delle condizioni per la pace in aree colpite da conflitti e per il suo agire come forza trainante per evitare l’uso della fame come arma di guerra e di conflitto».

Il Norwegian Nobel Commitee ha evidenziato che la pandemia di coronavirus ha pesato sulla riflessione alla base della scelta del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. «La pandemia ha contribuito a una forte impennata del numero di vittime della fame nel mondo», afferma il Comitato, citando come esempi Yemen, Repubblica democratica del Congo, Nigeria, Sud Sudan e Burkina Faso. E mettendo in evidenza che «davanti alla pandemia, il World Food Programme ha dimostrato un’abilità impressionante di intensificare gli sforzi» (…) «Finché non avremo un vaccino medico, il cibo sarà il miglior vaccino contro il caos».

Multilateralismo chiave di volta

Fondamentale il richiamo specifico al multilateralismo: per il comitato, la pandemia ha reso chiaro che «la cooperazione multilaterale è assolutamente fondamentale per affrontare sfide globali». Il World Food Programme «gioca un ruolo chiave nella cooperazione multilaterale per rendere la sicurezza alimentare uno strumento di pace e ha dato un forte contributo per la mobilitazione degli Stati membri dell’Onu per combattere contro l’uso della fame come arma di guerra e conflitto».

Alla vigilia dell’assegnazione del Nobel per la Pace, le speculazioni si erano concentrate su un possibile premio all’attivista ambientalista Greta Thunberg (nel giorno di un nuovo sciopero di venerdì per il clima, “Friday climate strike”), all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per il ruolo nella gestione della pandemia di coronavirus, al dissidente russo Alexei Navalny o agli attivisti di Hong Kong. I candidati erano 318, di cui 211 persone e 107 organizzazioni. Il premio consiste in 1,1 milioni di dollari e una medaglia d’oro.

La più grande organizzazione umanitaria del mondo

«Il Programma alimentare mondiale è la più grande organizzazione umanitaria del mondo che si occupa della fame e promuove la sicurezza alimentare» – ha proseguito Reiss-Andersen nella dichiarazione con cui ha spiegato la decisione – «Nel 2019, il Pam (o Wfp) ha fornito assistenza a quasi 100 milioni di persone in 88 Paesi vittime dell’insicurezza alimentare acuta e della fame. Nel 2015, l’eliminazione della fame è stata adottata come uno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Il Pam è lo strumento principale dell’Onu per realizzare questo obiettivo.

Negli ultimi anni la situazione ha preso una piega negativa. Nel 2019, 135 milioni di persone soffrivano di fame acuta, il numero più alto da molti anni a questa parte. La maggior parte dell’aumento è stata causata dalla guerra e dai conflitti armati». Il Programma alimentare mondiale ha partecipato attivamente al processo diplomatico che è culminato nel maggio 2018 nell’adozione all’unanimità da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite della risoluzione 2417, che per la prima volta ha affrontato esplicitamente il legame tra conflitti e fame. Il Consiglio di Sicurezza ha inoltre sottolineato l’obbligo degli Stati membri dell’Onu di contribuire a garantire che l’assistenza alimentare raggiunga chi ne ha bisogno e ha condannato il ricorso alla fame come metodo di guerra.

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Milioni di persone soffrono la fame

«Con il premio di quest’anno, il comitato norvegese per il Nobel vuole volgere lo sguardo del mondo verso i milioni di persone che soffrono o affrontano la minaccia della fame». Il Programma alimentare mondiale svolge un ruolo chiave nella cooperazione multilaterale per fare della sicurezza alimentare uno strumento di pace. E ha dato un forte contributo alla mobilitazione degli Stati membri dell’Onu per combattere l’uso della fame come arma di guerra e di conflitto. L’organizzazione contribuisce quotidianamente a far progredire la fraternità delle nazioni citate nel testamento di Alfred Nobel. In quanto maggiore agenzia specializzata dell’Onu, il Programma alimentare mondiale è una versione moderna dei congressi di pace che il Premio Nobel per la pace intende promuovere.

«Il lavoro del Programma alimentare mondiale a beneficio dell’umanità è un’impresa che tutte le nazioni del mondo dovrebbero essere in grado di sostenere e sostenere» (…) «Il Comitato norvegese per il Nobel desidera sottolineare che fornire assistenza per aumentare la sicurezza alimentare non solo previene la fame, ma può anche contribuire a migliorare le prospettive di stabilità e di pace. Il Programma alimentare mondiale ha assunto un ruolo guida nel combinare il lavoro umanitario con gli sforzi di pace attraverso progetti pionieristici in Sud America, Africa e Asia».

Senza parole

«Penso che sia la prima volta nella mia vita che sono rimasto senza parole». Questa è stata la prima reazione di David Beasley, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale dell’Onu (Wfp). Con 86,7 milioni di persone assistite in circa 83 Paesi ogni anno, il World Food Programme è la principale organizzazione umanitaria e agenzia delle
Nazioni Unite impegnata a salvare e cambiare le vite. Fornendo assistenza alimentare nelle emergenze e lavorando con le comunità per migliorarne la nutrizione e costruirne la resilienza. Fu fondato nel 1961 quando George McGovern, allora direttore del programma di aiuto alimentare degli Stati Uniti, propose, durante la conferenza della Fao, di creare un programma di distribuzione alimentare.

Il Wfp venne costituito nel 1962 dalla Fao e dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per tre anni su base sperimentale. Nel 1965 il programma venne ratificato. Ogni giorno, il Wfp mobilita circa 5.000 camion, 20 navi e 90 aerei per fornire cibo e altri tipi di assistenza a chi ne ha più bisogno. All’anno distribuisce circa 15 miliardi di razioni alimentari, a un costo stimato di 31 centesimi di dollaro a razione. Le attività del Wfp si concentrano nell’assistenza d’emergenza, nel soccorso e nella ricostruzione, nello sviluppo e nelle operazioni speciali. Due terzi dei suoi interventi si svolgono in Paesi colpiti da conflitti. Dove il rischio per le popolazioni di essere denutrite è tripla rispetto ai Paesi in pace.

L’Ue e l’Italia

«Il World Food Programme è un degno vincitore del premio Nobel per la Pace. Oltre che cibo, portano speranza e vita alle persone in estrema sofferenza e povertà. L’Ue è orgogliosa di essere un grande contributore del Wfp. La cooperazione globale dà risultati» ha scritto nelle ore successive alla decisione del premio su Twitter l’Alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell. «Molto felice che un meritato Premio Nobel per la Pace vada al World Food Programme. Congratulazioni! È nostro dovere morale, in particolare, fare in modo che nessun bambino vada a letto affamato. Per raggiungere questo obiettivo, l’Ue continuerà a collaborare con il Programma alimentare mondiale per lavorare per un mondo senza fame». Lo scrive sempre su Twitter Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea.

Ma è con l’Italia che esiste col Pam da sempre un rapporto speciale. Sin dalla sua fondazione, nel 1961, il Wfp ha il quartier generale a Roma. Da dove coordina tutte le operazioni attraverso i suoi sei uffici regionali (Bangkok, il Cairo, Nairobi, Johannesburg, Dakar, Panama City). E i suoi uffici di rappresentanza (Washington, New York, Ginevra, Londra, Parigi, Madrid, Pechino, Tokio).

Fu proprio l’Italia a volere la sede centrale del Wfp nella capitale. Nell’ambito della scelta strategica del governo italiano di ospitare sul proprio territorio le organizzazioni multilaterali che costituiscono il cosiddettoPolo agroalimentare” delle Nazioni Unite. Oltre al Wfp, infatti, hanno sede a Roma diverse organizzazioni del settore. Fra cui la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e l’Ifad (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo).

In questo quadro si inserisce la decisione più recente del Wfp e del governo italiano di aprire la prima Base di Pronto Intervento Umanitario (Unhrd) a Brindisi. Inaugurata nel 2001 e da allora gestita dal Wfp, la base è subito diventata un modello di efficienza e di tempestività nel rispondere rapidamente ad alcune fra le più gravi emergenze che hanno colpito diverse aree del Pianeta.

Appuntamento al 10 dicembre

Il World Food Programme ritirerà il Premio Nobel per la pace il 10 dicembre ad Oslo nel corso di una cerimonia online. Visto che anche la cerimonia di assegnazione del prestigioso premio si è dovuta adeguare ai divieti e le restrizioni imposti a causa della pandemia di coronavirus. Come annunciato dal comitato norvegese per il Nobel, la cerimonia si sposterà dalla consueta sede del municipio di Oslo all’aula magna dell’università della città. Già luogo della premiazione dal 1947 al 1989.

Di solito partecipano all’evento circa 1.300 ospiti, inclusi membri della famiglia reale svedese, diplomatici, accademici, politici e leader del mondo degli affari e delle arti. Per quest’anno, però, saranno presenti un numero limitato di ospiti. E il Wfp avrà l’opzione di ritirare il premio tramite una presenza online. Sarà annullato anche il banchetto che tradizionalmente segue la cerimonia. Stessa cosa anche in Svezia, dove invece si celebrano i premi in medicina, fisica, chimica, letteratura ed economia.

 

Giovanni De Negri

Foto © NDTV

Video © Eurocomunicazione

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Giovanni De Negri
Giornalista professionista ed esperto di comunicazione ha iniziato come conduttore in alcune emittenti televisive locali per poi passare a ogni altro genere di media: quotidiani, periodici, radio, web. Ha alternato l’intensa attività giornalistica con quella di amministratore di società e di docente, a contratto titolare di insegnamento o come cultore della materia, presso Università pubbliche e private, italiane e straniere, per l’Esercito e per la Scuola superiore dell’economia e delle finanze. Ha inoltre lavorato presso Uffici stampa della P.A. (Palazzo Chigi, Regione Lazio e Comune di Roma) e realizzato eventi/convegni presso la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL)

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