Regno Unito, dal 26 gennaio via l’obbligo mascherine e Green Pass

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Regno Unito

Il Governo Johnson, fiducioso sull’aver ormai superato il picco dell’ondata omicron, fa decadere il “Piano B” dell’ultimo inverno. Da marzo basta quarantena per i positivi

Superato il picco della quarta ondata di Covid19, dal 26 gennaio il Regno Unito si prepara ad allentare le misure previste dal cosiddetto “Piano B”. Varato dal premier Boris Johnson per fronteggiare il diffondersi della variante Omicron, il pacchetto prevedeva obbligo di mascherina al chiuso, Green Pass e smart working.

Decisione politica prima che clinica?

La sensazione di parte dell’opinione pubblica è che l’annuncio di Johnson sia dettato più da ragioni politiche che dall’analisi dei dati. Al 19 gennaio ancora si segnalavano 359 decessi ma, più di questo, l’Associazione dei medici britannici segnala un’ospedalizzazione doppia rispetto all’inizio del “Piano B”. Il Sistema Sanitario Nazionale resta dunque sotto pressione.

Ma il desiderio di un ritorno alla normalità è ormai bipartisan, non più solo prevalente nell’area conservatrice e di Governo. Nonostante il numero di morti e ricoverati sia ancora alto, Omicron non è stata devastante come temuto. E grazie alla diffusione dei vaccini e al miglioramento delle cure ospedaliere, la popolazione stessa sta riconsiderando la maniera di convivere con il virus.

Dubbi sugli allentamenti

Regno Unito Oltre al prossimo decadimento dell’obbligo di mascherina e Green Pass, dal 24 marzo – o anche prima, se i dati lo consentiranno – finirà l’autoisolamento dei positivi. In pratica, il Covid-19 non sarà più considerato una pandemia ma un’influenza endemica, come tante altre.

Insieme a vaccini e booster, la London School of Hygiene & Tropical Medicine ritiene che il contenimento delle ospedalizzazioni sia dovuto al comportamento dei cittadini. In autunno e inverno, infatti, la popolazione adulta nel Regno Unito ha ridotto i contatti medi giornalieri a meno di tre.

Tornare verso una normale socializzazione potrebbe rialzare il livello di guardia. Ma in primavera non ci si aspetta un numero di ricoveri e decessi paragonabile a quello invernale. Questo, tuttavia, non è l’unico punto da prendere in considerazione. Ancora non è chiaro, infatti, quanto la variante Omicron sia destinata a essere la prevalente nel lungo periodo.

Continuare il monitoraggio

Il monitoraggio per fasce d’età resta fondamentale, dato che non tutte sono colpite allo stesso modo. Bisogna tenere d’occhio soprattutto le scuole e i ragazzini sotto gli 11 anni, che non sono vaccinati. Dal 26 gennaio anche nelle classi elementari nel Regno Unito, però, non sarà obbligatoria la mascherina, né in aula né nelle aree comuni degli istituti.

Quello delle mascherine a scuola è stato un motivo di forte dibattito, con molti dirigenti scolastici schierati a favore di questa misura preventiva. Per il professor Stephen Reicher, scienziato comportamentale all’Università St. Andrews, l’allentamento delle restrizioni serve solo per tenere buono il Comitato del 1922, gruppo parlamentare conservatore.

Popolarità di Johnson in calo

Regno Unito Il premier si trova infatti in una difficile posizione all’interno del suo stesso partito. Pesa sulla reputazione di Johnson lo scandalo denominato partygate, l’organizzazione di feste private in piena quarantena, quando il resto della popolazione era chiuso in casa. La difesa di Johnson, secondo la quale “tecnicamente” gli incontri di Downing Street rientravano nelle regole, non convince l’opinione pubblica e nemmeno molti dei suoi. Più che altro per una questione di essere da esempio per tutti i britannici.

Secondo i principali media locali, Johnson, per il crollo d’immagine tra i tories, avrebbe forzato la mano anticipando la fine delle restrizioni. Praticamente come una sorta di contropartita per placare quella parte dei conservatori che sopporta mal volentieri tanto lui quanto le limitazioni dovute al Covid.

La replica del Governo

Dal canto suo, il Governo cerca di rispondere con i numeri. Tra infezioni contratte e vaccinazioni, l’Ufficio nazionale per le Statistiche ha calcolato che il 97% dei britannici sia protetto dagli anticorpi. Questo non vuol dire immunità automatica, ma una migliore risposta al possibile contagio. L’ondata Omicron, di fatto, non è stata particolarmente severa in relazione all’altissimo numero di persone colpite. Il tasso di mortalità è stato molto più basso che nelle ondate precedenti, assimilabile a quello di una più classica influenza stagionale. Ma si tratta anche della visione più ottimistica.

Per il Sistema sanitario nazionale, come detto, la pressione ospedaliera è ancora alta, con più di 15 mila ricoveri in tutto il Regno Unito. Gli esperti ribadiscono che sarà cruciale un comportamento responsabile da parte di tutti, in linea con quanto avvenuto finora. Le minori imposizioni non significano quindi un “liberi tutti” e il ritorno alla normalità resta un percorso lungo.

Smart working e trasporti

Regno UnitoDifatti, se molte grandi aziende hanno annunciato il ritorno al lavoro in presenza, la maggior parte proseguirà in maniera flessibile. Anzi, qualche compagnia teme che la mossa di rinunciare allo smart working sia prematura e che questo potrebbe addirittura aumentare le assenze del personale.

La metropolitana di Londra però ha già segnato un aumento dei viaggiatori dell’8% rispetto alla settimana precedente. Nessuna particolare differenza, invece, per quanto riguarda il traffico su strada.

Negozi, servizi e palestre

I negozianti sperano che il ritorno all’attività in ufficio possa, di riflesso, aiutare anche altri esercizi commerciali. A metà della settimana scorsa i visitatori nel centro di Londra sono saliti del 2% rispetto a sette giorni prima. Una catena di ristorazione popolare come Pret a Manger, al momento, ha recuperato solo il 71% della clientela media rispetto al pre-pandemia. Per le associazioni di categoria è prematuro pensare a un ritorno immediato ai livelli del 2019, ma si prevedono miglioramenti nel breve periodo.

Il settore turistico e ricettivo, particolarmente in sofferenza durante le festività natalizie, sta recuperando parzialmente a gennaio. Un terzo dei consumatori, rileva un sondaggio dell’agenzia di analisi dati CGA, sta pianificando più spostamenti già da questo mese.

Per quanto riguarda le banche, molto dipenderà dal ruolo ricoperto e dalle decisioni prese dai singoli istituti. Goldman Sachs auspica un ritorno negli uffici appena possibile, HSBC andrà avanti in forma ibrida, altre come Santander devono ancora decidere. Durante l’applicazione del “Piano B” le banche hanno avuto appena il 15% dello staff in sede, rispetto a circa il 50% di prima dell’ondata Omicron.

Ottimismo anche tra le palestre, con gli iscritti più sicuri di tornare ad allenarsi al chiuso. Gli ingressi sono risaliti dell’8% da dicembre nel Regno Unito.

Situazione economica

Gennaio ha registrato il tasso di crescita più basso degli ultimi dodici mesi, per l’impatto di Omicron sulle attività. Le più in difficoltà sono quelle con un contatto diretto con i clienti, mentre altri settori hanno retto, come i servizi finanziari. Lloyds Bank ha segnato un +27% di spese su carta di credito o debito rispetto ai primi due mesi del 2020, appena prima della pandemia.

Secondo la banca, i pagamenti in bar, ristoranti e cinema hanno fatto da contraltare ai meno viaggi.

 

Raisa Ambros

Foto © Imperial, Rand, Theguardian, Cambridge-news, Reuters

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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