Il post-Guerra Fredda è finito nel Donbass

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Donbass

Più che alle due repubbliche secessioniste russofone, a Mosca ora interessa riscrivere gli equilibri di forza in Europa

Il riconoscimento di Mosca alle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk va di fatto a “cristallizzare” lo status quo in Ucraina e nel Donbass. In termini di realpolitik la mossa di Putin, seppur azzardata, un senso ce l’ha: l’invio di “truppe di pace” su richiesta dei due Governi indipendentisti può paradossalmente evitare una ulteriore escalation del conflitto.

La storia si ripete?

Gli eventi degli ultimi giorni per certi versi possono riportare alla mente quelli della costruzione del Muro di Berlino, che Kennedy definì non «la miglior soluzione alla crisi, ma pur sempre meglio di una guerra». Allora nell’ex capitale del Reich si materializzò la “cortina di ferro” evocata anni prima. Con i sovietici che, anzichè attaccare la Nato, si autoreclusero nella loro sfera d’influenza. Riconoscendo agli americani la loro.

A Lugansk e Donetsk è accaduto qualcosa di simile: Putin ha concretizzato la linea rossa di cui ha parlato spesso negli ultimi tempi. Ha ottenuto ciò che voleva e che tutte le cancellerie occidentali sapevano che voleva, avendo già messo in conto quanto poi accaduto. Il fatto stesso che i servizi di intelligence avessero informato i vari Governi occidentali delle intenzioni russe, fatte teatralmente trapelare da Mosca, la dice lunga su come non si possa parlare di mossa a sorpresa.

Cosa accadrà ora

È difficile che Putin andrà oltre quella linea rossa: politicamente e militarmente i costi sarebbero insostenibili, come insostenibili sarebbero stati quelli per l’Armata Rossa se nel 1961 avesse deciso di attaccare Berlino Ovest anzichè trincerarsi a Berlino Est. È invece probabile che ora il leader russo vorrà sedersi ad un tavolo negoziale da un punto di forza. Per rivedere tutta la struttura di sicurezza venutasi a costituire in Europa orientale a partire dagli anni Novanta, quando al tavolo sedeva una Russia debole e ininfluente. La partita difficile si giocherà qui, e adesso dovranno scendere in campo players come l’Onu, l’Ue e l’Osce. In colpevole ritardo oggi sullo sviluppo degli eventi delle ultime settimane nel Donbass.

 

 

Alessandro Ronga

Foto © Wikicommons/Bundesarchiv Bild

Video © Eurocomunicazione

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Alessandro Ronga
Giornalista e blogger, si occupa di Russia e dei Paesi dell'ex Urss. Scrive per il quotidiano "L'Opinione" e per la rivista online di geopolitica "Affari Internazionali". Ha collaborato per il settimanale "Il Punto". Nel 2007 ha pubblicato un saggio storico sull’Unione Sovietica del dopo-Stalin.

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