Azione, il primo congresso nazionale del partito di Carlo Calenda

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Azione

Il punto di vista di un giovane che vede nel futuro grandi possibilità di riuscita per una politica diversa e migliore che include tutti

Il 19 e il 20 febbraio scorso ho partecipato al congresso di Azione a Roma.

Diciamo subito che sono di parte. Sono iscritto ad Azione da quando è nata ed ero uno dei delegati.

Credo che la chiarezza tra chi scrive e chi legge faccia parte di un patto di fiducia che non deve essere mai compromesso. Quindi questo articolo non sarà solo la cronaca di quelle due giornate, ma il punto di vista di una persona che ne ha fatto parte.

AzioneNella mia militanza ho partecipato a congressi comunali, provinciale e regionali. Ma un congresso nazionale ha un altro sapore.

Intanto è un luogo dove si incontrano persone che condividono gli stessi valori, gli stessi ideali, ma poi è un momento in cui i big della politica vengono a parlarsi.

Letta che cerca di portare Azione nell’asse del centro sinistra, Rosato che ricorda le battaglie fatte insieme, Giorgetti che non può promettere di vincere insieme ma che faremo battaglie comuni. Come Tajani che sottolinea i punti di contatto.

Azione, in due anni, è riuscita a ritagliarsi uno spazio importante. Quando è nata, pochi mesi dopo Italia Viva, in tanti pensavano che sarebbe durata poco, che quello spazio era già occupato dal partito di Renzi.

Probabilmente è stato sottostimato non solo Calenda, ma anche la base che ne fa parte. Non è un partito nato in Parlamento, ma sui territori. Persone che non hanno mai fatto politica attiva o che hanno ricoperto ruoli di secondo o terzo piano. Certo ci sono amministratori locali, anche ex assessori regionali e consiglieri regionali, qualche sindaco, ma, soprattutto, ci sono persone che hanno scoperto, o ritrovato la passione per la politica.

Da tutto questo nasce il 20% ottenuto alle ultime elezioni amministrative di Roma dove è diventato il primo partito. Certo, ospitando anche candidati di altre liste, ma la lista era quella di Calenda, quindi, direttamente legata ad Azione.

I 1.500 partecipanti al congresso, tra delegati, iscritti e ospiti, sono una parte delle 26mila persone che hanno aderito e partecipato ai congressi locali. Azione, come la definisce Calenda, è una comunità di persone appassionate. Esprime una delle classi dirigente più preparate tra tutti i partiti. Basta leggere i curriculum vitae di chi siede nel direttivo nazionale.

Non ci sono politici di professione, forse solo Matteo Richetti, eletto presidente del partito. Ma, per Azione e gli azionisti, la politica è una professione. E credo sia una comunità di aspiranti politici di professione. Laddove per politica si intende, citando Calenda, «la capacità di prendere voti e rappresentanza sulla base di idee che portano ad un Governo concreto (…) La capacità di prendere delle scelte».

La chiarezza delle scelte. Il primo partito che si schiera senza dubbi sul nucleare, ma che ritiene un dovere difendere i posti di lavoro, la lotta all’evasione fiscale, l’investimento nella sanità e nella scuola, il monocameralismo secco, un federalismo che funzioni veramente.

Un partito che non ha paura di dire che la responsabilità di un mal Governo è, prima di tutto, in chi ha votato e rivotato coloro che hanno male amministrato e mal governato.

La comunità degli Azionisti si posiziona nel campo dove la cultura di Governo e l’etica funzionano insieme. C’è chi li chiama liberali, liberalsocialisti o liberal progressisti. C’è chi non sa se siano di destra, di sinistra o di centro. Sicuramente non sono populisti o sovranisti. Assenti infatti esponenti del Movimento5Stelle o di Fratelli di Italia, i cui leader sono stati più volte attaccati dagli interventi di Calenda e di Richetti. Una comunità europeista, ma che vuole essere protagonista in Europa e non dipendere dall’Europa, e che vuole che la stessa Europa non sia fatta da chi pensa di prendere e non dare, un Europa che può fare a meno di Polonia e Ungheria.

Una comunità, quella di Azione, che ha applaudito fortemente Cottarelli, ma soprattutto due donne.

Suor Paola, che ha sottolineato come i politici si debbano occupare di tutti e non dimenticare dei poveri. Che ha ricordato come sia importate mettersi al servizio dello stato.

E poi Emma Bonino, leader di +Europa con cui Azione è federata. Non è possibile ridurre il suo intervento; che comunque potete ascoltare anche sui canali social (Facebook, Twitter, YouTube e Instagram) di Eurocomunicazione. Mi piace ricordare il suo passaggio sulle crisi mondiale dimenticate: Siria e profughi in Bielorussia prima di tutto. O il ruolo delle donne in politica. E su questo Calenda le ha risposto: «il 50% del gruppo dirigente di Azione è composto da donne, ma non perché siano donne, ma perché sono competenti e appassionate. Così come sono competenti e appassionati il restante 50% fatto di uomini».

Il direttivo nazionale di Azione rappresenta appieno tutti gli iscritti e la loro volontà, non essendo contenti del Paese in cui vivono, di rimboccarsi le maniche per cambiarlo, mettendoci la faccia e l’impegno.

 

 

Giacomo Zucchelli

Foto e video © Eurocomunicazione

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Giacomo Zucchelli
Giacomo Zucchelli, classe 1973, laureato in sociologia dell’organizzazione, del lavoro e dell’economia. Svolge la sua professione di formatore e consulente per le risorse umane in Toscana. Negli anni ha approfondito le tematiche della comunicazione relazionale, ha realizzato ricerca sociali legate alle relazioni tra gli individui con un’attenzione particolare alle ultime generazioni. Da sempre interessato alla politica e alla sua relazione con la vita reale

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