Putin-Ucraina: mossa da scacchista o da giocatore d’azzardo?

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Ucraina

Conseguenze dell’attacco russo che, seppur previsto, ha spiazzato la comunità internazionale per le sue inattese dimensioni

Cosa accadrà ora in Ucraina? Quanto sta avvenendo lascia alquanto stupiti, e credo non sia solo una sensazione di chi scrive. La previsione era quella che i russi avrebbero occupato il Donbass, l’avrebbero trasformata in uno Stato-cuscinetto e avrebbero messo l’Occidente dinanzi al fatto compiuto. L’attacco su larga scala di queste ore invece era abbastanza imprevedibile, semplicemente perchè fuori da ogni logica. O almeno lo era sulla base delle informazioni disponibili a noi comuni mortali.

E ora?

Difficile fare previsioni con una situazione in continua evoluzione. Possiamo ipotizzare tre scenari:

1) I russi prenderanno tutto il Donbass fino alla costa, blindando l’intero confine e di fatto acquisendo il controllo del Mar d’Azov, mettendo però in conto che a quel punto nella Nato cadranno le ultime riserve sull’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza, e che i gruppi nazionalisti avranno buon gioco a rimuovere Zelensky e a insediare un Governo ancor più anti-russo.

2) I russi punteranno più a Ovest: su Kiev per insediare un Governo amico, con le truppe russe che si troveranno a operare in aree dove avranno seri problemi a controllare territori al quale sono già state fornite armi da Usa e Regno Unito. E il fantasma di un impantanamento inizierà a volteggiare in modo preoccupante.

3) I russi si fermeranno al fiume Dnipro o Dnepr, con l’intento di farne ciò che fu l’Elba per la Germania dal 1945, ovvero un confine naturale tra l’Ucraina orientale russofona e quella occidentale. Da qui imporranno all’Ue e alla Nato un tavolo di trattativa con la pistola fumante sul tavolo, una sorta di Minsk III molto ampliato (certo, se la comunità internazionale ne avesse preteso dalle parti in lotta l’applicazione dei due accordi del 2014 e del 2015…) per chiudere il conflitto, ridefinire i confini ma soprattutto gli equilibri di potenza nati dopo la fine dell’Urss.

Per tutti e tre questi casi, si presume che Putin, prima di agire, abbia avuto sul suo tavolo informazioni dettagliate sulle possibili reazioni dell’Occidente e sulle conseguenze per la Russia stessa, le abbia valutate e abbia deciso per l’attacco su larga scala. La domanda è: erano informazioni realmente attendibili? La domanda, a questo punto, è legittima.

Tensioni al Cremlino?

C’è un particolare che abbiamo colto l’altra sera durante la durissima conferenza stampa del presidente russo, ma che non riuscivamo a focalizzare. Solo stamattina l’abbiamo messo a fuoco: erano i volti del premier Mishustin, del ministro Lavrov, e del capo del Svr (il servizio segreto estero) Naryshkin. Non erano i soliti volti che siamo abituati a vedere. Erano quelli di chi non era propriamente sicuro che una soluzione militare di tale portata fosse l’opzione migliore sul tavolo.

La sensazione è stata quella di una spaccatura negli uomini più vicini a Putin, dettata dalla poca convinzione di riuscire nell’operazione a causa di effetti collaterali non prevedibili. Eloquenti l’indecisione, il balbettio e il tentennamento che ha contraddistinto l’intervento di un esponente notoriamente granitico come Sergej Naryshkin. L’impressione è che Putin, da analitico scacchista come l’abbiamo conosciuto finora, abbia stanotte vestito i panni dell’incallito pokerista che ha fatto l’all-in.

Tra apoteosi e polvere

Se le cose dovessero andare come il presidente ha preventivato in Ucraina, e la Russia nel giro di poco dovesse uscire indenne e vincitrice, allora ci troveremmo dinanzi ad un nuovo Aleksandr Nevskij, a un novello Generale Kutuzov o a un rinato Maresciallo Zhukov che ha compiuto un capolavoro di strategia militare degna dei migliori trattati sulla guerra. Ma se le cose dovessero invece andare storte, se l’Armata russa dovesse impantanarsi nelle pianure ucraine, se l’impatto dei costi della guerra dovesse andare oltre il preventivato e abbattersi sulla società, allora la stella di Putin potrebbe iniziare inesorabilmente a oscurarsi a causa di questo suo “avventurismo”. Lo stesso che, dopo il passo falso di Cuba nel 1962, portò alla defenestrazione di Nikita Krusciov nel 1964.

 

 

Alessandro Ronga

Foto © U.S. Air Force, Servizio Stampa della Presidenza della Russia, Wikicommons

Video © Eurocomunicazione

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Alessandro Ronga
Giornalista e blogger, si occupa di Russia e dei Paesi dell'ex Urss. Scrive per il quotidiano "L'Opinione" e per la rivista online di geopolitica "Affari Internazionali". Ha collaborato per il settimanale "Il Punto". Nel 2007 ha pubblicato un saggio storico sull’Unione Sovietica del dopo-Stalin.

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