L’Ucraina un esempio, Putin uno scempio

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Ucraina

Una guerra senza alcuna logica in cui l’Unione europea ha dimostrato grande compattezza

Lo scempio della guerra ingaggiata da Putin nei confronti dell’Ucraina, per la conquista dei suoi territori, lascia tutto il Mondo con il fiato sospeso e incredulo. La minaccia di una guerra nucleare lanciata dalle stanze, comode, del Cremlino, è stata l’intimidazione messa sul tavolo per persuadere i Paesi europei e la Nato dall’intervenire. La ragione, per fortuna, ha preso il sopravvento sulle reazioni che potevano affiorare di primo acchito, nelle decisioni dei vari Governi posti sotto ricatto.

Tutte le cancellerie occidentali, nonostante lo sbandierato spauracchio, sono intervenuti per fornire, ai confini, mezzi militari per consentire una qualche difesa all’Ucraina e al suo presidente Volodymyr Zelenskyj. Intanto i corpi dei civili e militari continuano a ricoprire il territorio ucraino, la disperazione spinge verso i confini chi cerca di scappare da una assurda guerra.

La paura lascia il campo al coraggio

Chi rimane è consapevole di poter perire sotto il fuoco nemico, ma non per questo si tira indietro, la paura di come potrebbe essere la propria vita e quella della propria famiglia, sotto il potere di Putin, lascia il passo al coraggio. Lo stesso coraggio necessita di speranza, la stessa che bisogna continuare a nutrire per addivenire a una soluzione di pace, nonostante i fallimenti dei tentativi posti in campo per giungere a un vero e proprio negoziato. L’Europa, con somma sorpresa, sta dimostrando un’unità di azione e umanitaria, francamente inaspettata, che sembrava per lo più essere, come accaduto per il passato, solo per questioni burocratiche.

Un salto indietro di ottant’anni nella storia

Le sanzioni coraggiose intraprese in campo finanziario, nei confronti della Russia, i quali frutti si vedranno in un tempo medio-lungo e gli aiuti che si stanno fornendo al popolo ucraino in fuga, da un territorio dilaniato dalle bombe, è un qualcosa che non ha precedenti. A meno ché non si torni indietro nella storia di ottant’anni, alla seconda guerra mondiale. Eppure, proprio quella memoria, di quella storia avremmo dovuto far tesoro, senza pensare che questa fosse solo un capitolo del passato e che, invece, oggi riscopriamo, drammaticamente, essere stato solo accantonato.

Un prezzo altissimo di vittime

La colpa degli uomini è quella di permettere che la storia si ripeta, anche se in apparenza,Ucraina con sembianze diverse, ma purtroppo con l’ennesimo risultato, il danno per noi stessi e il prezzo altissimo che, tutti, paghiamo in termini di vite. Le stesse che ritroviamo giacere sul suolo ucraino ogni qual volta si accende la tv e impotenti assistiamo, giorno dopo giorno, alla visione di un massacro che, in nome di “un’operazione speciale”, a detta di Putin, viene perpetuato per il riconoscimento delle entità separatiste delle repubbliche popolari del Donbass.

Il sogno di far parte dell’Unione europea e della Nato

Nella pratica, un cercare di ristabilire dei confini storici, ristabilendo così un nuovo assetto politicogeografico, attraverso l’occupazione del maggior territorio possibile con sbocco sul mare, a discapito, in questo caso, dell’Ucraina. Una Nazione che ha mosso i primi passi verso la democrazia che, altrettanto democraticamente, ha eletto un proprio presidente, Volodymyr Zelenskyj, e che avrebbe però un unico torto, quello di aver espresso il desiderio di far parte dell’Unione europea e della Nato.

Un sogno del popolo ucraino. Adesso si sa, i sogni molte volte son desideri e non realtà, ma quello che sta accadendo lì ci fa, amaramente, render conto che questa volta il sogno si è tramutato, per questo popolo, in un vero incubo a occhi aperti. La sfida dell’Europa, e dei Paesi della Nato, è proprio questa, far invertire questi fattori attraverso le negoziazioni, il cercare di realizzare, almeno in parte, questo sogno ardente degli ucraini che stanno dimostrando di essere un esempio di coraggio agli occhi del resto del Mondo.

La responsabilità storica di Putin

Mentre per Putin la sfida di 13 giorni fa, è già la vittoria dell’identità ucraina, nonostante come vadano le cose. Rimane comunque un’indelebile onta, quella del presidente dellaUcraina Federazione russa che, prima o poi, dovrà fare i conti con il sangue versato, sia ucraino che russo. Una responsabilità storica, che rimarrà scritta nelle vicende della nostra umanità, con un’ulteriore aggravante, la colpa di aver spezzato, una volta per tutte, quel legame che univa questi due popoli legati, oggi, da un’unica disgrazia, le scelte scellerate di Putin. Un folle? No, semplicemente un uomo solo al comando, freddo, legato a un passato nostalgico e che ha un piano strategico, ben preciso, rafforzare la propria forza interna e dimostrare all’Occidente dei nuovi confini.

La disinformazione di Putin ai russi

Il tutto non solo imbracciando le armi, ma anche attraverso un’arma ben più sottile, la disinformazione. Manipolando l’opinione pubblica interna con la storiella di aver condotto una sorte di missione russa nel Mondo, una propaganda al solo fine di coprire, attraverso una menzogna, la verità. Ma chissà, se queste menzogne e la guerra in atto, con il tempo, non si tramutino in una strada lastricata di tradimenti per lo stesso Putin? Nel frattempo, per le strade in Ucraina, continua a riecheggiare un solo grido: “Slava Ukraïni“.

 

 

Alessandro Cicero

Foto © Dailysabah, Newsmd, Azionecattolica, 24newsrecorder, Csinternational, Esquire, Formatoberliner

Video © Eurocomunicazione

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Alessandro Cicero
Alessandro Cicero è nato in Africa settentrionale, da genitori italiani di origine siciliana, si è trasferito da piccolo nella città di Salerno, oggi vive a Roma, svolge la sua attività tra la capitale e Londra. Scrive su alcune testate giornalistiche nazionali e su un organo di informazione europeo ed internazionale incentrato su tematiche politiche, economiche, industriali e su argomenti sociali e del lavoro inerenti il Parlamento Europeo e i rapporti con gli Stati membri ed esteri. È, inoltre, impegnato nella cura di rapporti istituzionali internazionali e di interfaccia con i media, creando campagne di stampa e cura dell’immagine istituzionale. Ha maturato esperienze nell’ambito del public relations, relations intelligence, crisis management e strategie digitali, corporate communication & public affair. È stato impegnato nello sviluppo e nella cura della comunicazione e delle relazioni esterne, anche in campagne di comunicazione elettorali internazionali. È stato consulente per l’elezione a Presidente della Repubblica di un importante Stato africano conseguendo la nomina, nell’ambito di quella specifica coalizione, di Consigliere per le Pubbliche Relazioni, Relazioni Istituzionali, Commerciali, Economiche per la Comunicazione in Italia e presso le Istituzioni Europee a Bruxelles. Ha fondato e diretto, come direttore editoriale, un settimanale nazionale sia cartaceo che online, ha scritto su alcune testate nazionali ed europee, ha partecipato come commentatore in alcune trasmissioni televisive come RaiNews24, Uno Mattina Rai, Rai Radio 1, Rai 2, intervistato su TG1 economia Rai. Tra le varie esperienze è stato osservatore per le elezioni presidenziali in Ucraina, nelle quali fu eletto Viktor Yushchenko e alcuni anni prima osservatore e corrispondente per le elezioni presidenziali in Albania, che portarono all’elezione di Sali Ram Berisha. Ha operato nel settore mass media, editoria e comunicazione in joint venture con la tedesco-romena Roumanainvest, il primo gruppo televisivo privato in Romania. Ha svolto incarichi nell’ambito del settore Ambiente ed Energia È stato cofirmatario, assieme all’amministratore delegato dell’Enel dell’epoca, Alfonso Limbruno e al Direttore Generale, Claudio Poggi, del Contratto Nazionale di Lavoro del Settore Elettrico nell’ambito delle relazioni industriali. Come editorialista e appassionato della materia, ha scritto e rilasciato anche interviste su organi nazionali d’informazione su temi di energia, ambiente, industria e riorganizzazione aziendale e di settori industriali, in particolare su aziende come ENI, Enel e Sogin.

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