La storia dei dipendenti licenziati dall’azienda nucleare sembra tingersi di giallo e animarsi di singolari coincidenze
Dopo aver scritto il precedente articolo sulla Sogin (società pubblica che si occupa della dismissione degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi), in cui erano sorte alcune domande sul perché la notizia di alcuni licenziamenti, avvenuti nella società di Stato, fosse stata data da un’agenzia stampa e non dall’azienda, è affiorato un tarlo nella mente. I tarli sono vocine odiose che, molte volte, possono mettere in evidenza ciò che si ci ostina a non voler vedere.
Le meraviglie del caso
Così, per capirci qualcosa, con la consapevolezza dei limiti umani, si è voluto cogliere questo stimolo per andare alla scoperta di quegli aspetti che potrebbero consentire di approfondire meglio le cose. Quando si cerca di comprendere, in fondo, altro non si fa che mettere in campo l’attitudine alla curiosità che, in alcuni casi, potrebbe rivelare delle inaspettate meraviglie. Le stesse che potrebbero suscitare dello stupore, nello specifico, sulla dinamica di come l’opinione pubblica sia venuta a conoscenza dei nominativi e del benservito riservato ad alcuni dipendenti Sogin.
Ripercorrere i fatti
Questo in seguito alle verifiche, del vertice aziendale, sulle spese del famoso Deposito Nazionale. L’azienda, dopo un primo comunicato stampa, non sembrerebbe aver mai annunciato l’esito di tale verifiche. E, anche se lo avesse fatto, sicuramente, in virtù di un certo bon ton, verrebbe da pensare che avrebbe pubblicato solo le decisioni con annesse motivazioni. Partendo da questa riflessione, convinti che la libertà d’informazione sia un caposaldo della democrazia per consentire, a tutti, di avere conoscenza dei fatti, ci limiteremo a ripercorrerli.
I dettagli originali della vicenda
Preso atto di quanto sopra menzionato, si rende utile seguire la strada di chi ha narrato i fatti, dando la notizia. Nel far questo non si può fare a meno di soffermarsi su alcuni dettagli, che sembrerebbero originali nell’episodio in sé e parrebbero portare a dei sentieri di un accattivante labirinto. Alla pari, e senza nulla da invidiare, a quelli presenti in alcuni castelli italiani. Caratteristica, che sembrerebbe ritrovarsi nella stessa circostanza accaduta in Sogin, quella di una sorta di castello dei destini incrociati.
Quelle combinazioni e tempistiche che porterebbero a riflettere
Un contesto dove si ritroverebbero una serie di combinazioni e di tempistiche, alquanto sorprendenti, che comunque lascerebbero qualche perplessità e che farebbero riflettere chiunque. L’agenzia stampa che ha fatto il suo mestiere, che è stata così solerte a diffondere la notizia, si chiama AGEEI (Agenzia di Stampa sull’Energia e le Infrastrutture). La stessa che quasi un mese prima aveva pubblicato il documento di verifica interna Sogin, stilato dalla Ernest & Young, classificato con la dicitura “ad uso ristretto”.
Il documento riservato poi reso pubblico
Materiale che poi risulterebbe essere stato inviato, con una gentile lettera di accompagnamento del presidente della Sogin, Luigi Perri, al ministero dell’Economia e delle Finanze. Tutto sarebbe dovuto rimanere talmente riservato che la stessa società incaricata avrebbe precisato, in base a delle procedure Sogin, che l’intero contenuto non sarebbe potuto circolare liberamente in ambito aziendale. Coloro che ne fossero stati autorizzati all’accesso, quindi all’interno dell’azienda, avrebbero dovuto adottare ogni eventuale precauzione, al fine di impedirne la divulgazione a terzi non autorizzati.
L’operazione trasparenza
Questo è un primo elemento noto, perché reso pubblico, che porrebbe già qualche interrogativo. È quel peculiare livello di tutela richiesto, che farebbe sorgere qualche perplessità, nella temporale “operazione trasparenza” annunciata prima dall’amministratore delegato della Sogin, Emanuele Fontani, e poi in qualche modo risultata monca nel pubblico esito. Già il termine “operazione” apparirebbe alquanto insolito per una società. L’espressione più appropriata sarebbe stata chiamarla con il suo vero nome, cioè verifica. Operazione sa più di titolo di un film, dove esiste una sceneggiatura e un finale già scritto.
Alle volte le assonanze
Del resto, in questo ultimo periodo, purtroppo, la parola operazione sembra essere stata un po’ inflazionata, per alcuni versi resa, anche, angosciante. Basti pensare “all’operazione speciale” di Putin in Ucraina, una strategia adottata per occupare dei territori e consolidare un’egemonia. Il tutto per il solo fine di eliminare il dissenso, nella totale mancanza di trasparenza dell’informazione russa. Vuoi vedere che il numero uno del Cremlino, vista l’eccellenza del made in Italy, abbia copiato l’incipit del suo piano da un’altra azione comunicativa? Allora significherebbe che, in entrambi i casi, il livello della comunicazione sarebbe inquietante.
Il vertice Sogin e la questione di fondo
Tonando alla verifica, se questa fosse stata così tanto riservata, verrebbe da pensare che in pochi avrebbero potuto essere in possesso di tali dati tanto delicati. Per così dire, un’operazione trasparente, ma in un’area riservata. Almeno da comuni mortali verrebbe, da subito, spontaneo fare questa semplice considerazione! Ci risiamo, eccolo là affiorare, come al solito, quel brutto vizio di porsi delle domande. Il vertice dell’azienda si sarà posto questa questione e, casomai, perché avrebbe lasciato correre un fatto così significativo?
Il fascino della sorpresa
La storia sembrerebbe tingersi di giallo e animarsi di singolarità, quando scorrendo il sito dell’Ageei, per avere qualche maggiore ragguaglio, si trova poco. Senza lasciar vincere la tentazione di rinunciare e spronati dal fascino di capirci qualcosa, abbiamo, con un semplice gesto, ricopiato su Google l’unico indizio presente sul sito, la partita Iva. Con somma sorpresa, si è trovato il nome di un’altra interessante agenzia stampa, Agricolae, che opera sempre nel settore dell’informazione, ma nel campo dell’agricoltura. Stessa grafica, stesso stile della precedente, probabilmente perché facente parte della stessa iniziativa editoriale.
Le curiosità sul tema
Come in tutti i siti, in basso sulla destra, digitando quello che si desidera trovare, è possibile visionare l’archivio articoli. Un esercizio che potrebbe tornar, comunque, utile per chi, appassionato al tema dell’agricoltura e ai risvolti del nucleare su questa, volesse soddisfare la propria curiosità. La medesima che rimane sul fatto di chi, all’interno della Sogin, sarebbe stato a conoscenza dei vari dati e sviluppi, della verifica che si stesse svolgendo. Ancor di più sarebbe sbalorditivo e, allo stesso tempo, interessante se, unite le due cose, in quel riquadro “cerca” dell’agenzia Agricolae, si ci ritrovasse di fronte a un’ennesima, pura, coincidenza.
Le coincidenze della faccenda
La vita è piena di coincidenze, come di tasselli. Proprio come quello che sembrerebbe mancare nella strana faccenda Sogin e dei suoi documenti “a uso ristretto”, pubblicati il 9 febbraio 2022, agli avvenuti licenziamenti. Quest’ultimi svelati il 7 marzo 2022, ma secondo l’agenzia stampa, avvenuti circa due settimane prima, quindi il 18/21 febbraio 2022. Sia ben inteso questa riflessione, che ha portato alla ricostruzione di alcune circostanze, non ha nulla a che vedere con il ruolo delle agenzie d’informazione menzionate. Queste hanno svolto la loro funzione, quella di dare delle notizie.
Quel labirinto di fatalità
Semmai vuole essere un elemento per cercare di arrivare a comprendere, sempre lungo quel labirinto intrecciato di cui sopra, delle singolari fatalità. Se qualcosa possa essere sfuggito di mano. Se quel qualcosa non si sia stato dettato da ipotetiche altre ragioni e, il tutto, abbia preso le caratteristiche del voler procedere per autorità, senza valutarne serenamente le ragioni. Un ragionamento che lascerebbe strada, anche, a un’altra congettura sulle rimozioni del personale e le notizie comparse dell’accaduto.
L’ipotesi del voler creare una condizione
Farle comparire all’esterno, per esempio, per sortire lo stesso effetto del fiammifero che poi incendia tutto, così da non evitare l’evitabile e giustificare il procedere a passo spedito. Insomma, potrebbe essersi verificata quella condizione, del voler rendere popolare un qualcosa di confidenziale, per creare una giusta causa nell’agire. In questo caso si potrebbe, inoltre, spiegare l’assenza di quel secondo comunicato stampa, relativo al risultato del riscontro, da parte dell’azienda. Farlo sarebbe stato inutile, in fondo, sotto altra forma sarebbe già comparso.
La toppa peggiore del buco
L’evenienza che possa uscire in seguito, aprirebbe un altro dubbio. Quello di mettere una toppa, a quanto sarebbe capitato, peggiore del buco. In breve un cul de sac. Tutto sommato, non sarebbe la prima volta in cui ci si troverebbe dinanzi all’eventualità che per cementare e rafforzare delle possibili posizioni, magari, preconcettualmente prese, queste le si rendessero operative in fretta e furia, al di là di un contraddittorio. La fretta è sempre una cattiva consigliera. In realtà nell’articolo dell’agenzia vi sarebbe un passaggio che lascerebbe trapelare questa tesi del preconcettuale, “…un contraddittorio che sembrerebbe abbia addirittura rafforzato il convincimento della governance societaria sul conto delle figure…”.
I ragionevoli dilemmi
Un’ipotesi sul potenziale chissà cosa sarebbe potuto verificarsi? La deadline di una nomina, l’arrivo di qualche preposto del ministero dell’Economia e Finanze per prendere tutto in mano, ancor prima della chiusura del bilancio, o un presunto commissariamento dell’azienda stessa, come paventato dal ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. Fatto sta che rimangono sempre quei ragionevoli dilemmi. Questi licenziamenti sarebbero stati effettivamente così necessari e presi con la dovuta ponderatezza, senza alcuna conflittualità preesistente? Alcuni di questi potrebbero essere stati eseguiti con l’intento di bloccare un qualcos’altro? “La vita, di ognuno di noi, comincia a finire il giorno che si diventa silenziosi sulle cose”.
Alessandro Cicero
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