Giuseppina Zarra, ambasciatrice d’Italia in Bulgaria

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Giuseppina Zarra

«Assicurare pari opportunità è un dovere ed è un impegno opportuno e necessario per servire meglio il nostro Paese»

Il 5 gennaio del 2021, Giuseppina Zarra, in piena pandemia, aveva assunto le sue funzioni presso l’ambasciata a Sofia come nuova ambasciatrice d’Italia in Bulgaria.

Nata a Salerno e laureatasi a Urbino in Scienze Politiche, successivamente ha frequentato la scuola di specializzazione della Società italiana per l’Organizzazione internazionale (Sioi) prima di superare il concorso diplomatico nel 1991. La Bulgaria è stata proprio la sua prima destinazione estera, dal 1994 al 1998.

Il giorno dell’insediamento nel 2021 queste le sue parole: «È una grande emozione per me tornare oggi qui in Bulgaria dove ho mosso i miei primi passi nella carriera diplomatica oltre vent’anni fa. Sarà un grande onore per me rappresentare, difendere e promuovere gli interessi dell’Italia e degli italiani in Bulgaria. E accrescere ancora di più la collaborazione e la profonda amicizia che legano storicamente i due Paesi».

Il mestiere dell’ambasciatrice ha quel tocco in più quando si è anche donna? Cosa significa per lei oggi fare diplomazia?

«Sono fermamente convinta della necessità di assicurare pari opportunità alle donne in tutte le carriere. Nella diplomazia negli ultimi anni c’è stato un grande impegno da parte dell’amministrazione e in particolare dell’attuale ministro, per promuovere le carriere femminili e coniugare impegno familiare e lavorativo. È sicuramente una carriera esigente, che chiede molto alla vita privata e alla pubblica, soprattutto quando si è all’estero ma anche quando si è a Roma. Noi lavoriamo duramente, non ci risparmiamo dal punto di vista personale ma facciamo anche un grande lavoro di squadra. Spesso diamo tanto del nostro privato alla carriera».

«Assicurare pari opportunità è un dovere ed è un impegno opportuno e necessario per servire meglio il nostro Paese. Cosa significa poi essere donna in diplomazia? Significa anche portare una capacità e una sensibilità negoziale diversa, frutto di un vissuto e di un’ottica differenti che possono arricchire e aiutare a risolvere le difficoltà da una angolatura diversa».

Nel 2019 si è celebrato l’anniversario dei 140 anni delle relazioni diplomatiche fra Italia e Bulgaria. Gli eccellenti rapporti tra i due Paesi si contraddistinguono per una particolare amicizia e vicinanza, rese più solide anche da intense relazioni commerciali e dalla comune appartenenza all’Unione europea e alla Nato. La pandemia sembra aver cambiato lo sguardo sulla società. Sul Mondo. E, naturalmente, sulle istituzioni e lo Stato. Nel 2022, dopo due anni di pandemia cosa è cambiato nelle relazioni tra i due Paesi?

«Italia e Bulgaria hanno sempre goduto di ottime relazioni politiche, economiche e culturali. Le quali, si sono arricchite e articolate ulteriormente dopo l’ingresso della Bulgaria nell’Unione europea e nella Nato. Io sono stata in Bulgaria dal ’94 al ’98 come prima sede all’estero e tornandoci dopo 22 anni ho potuto verificare il grande cambiamento che è intervenuto: grazie a questi due avvenimenti si può dire che la Bulgaria è tornata a far parte della grande famiglia europea».

«Per quanto riguarda il mio arrivo, in piena pandemia, l’avvio di una missione diplomatica non è stato dei più semplici perché questa professione, soprattutto quando è bilaterale, è innanzitutto basata sulla capacità di creare una rete di contatti per poter capire al meglio il Paese e promuovere le relazioni bilaterali limitate dalle restrizioni in vigore. Adesso, con la progressiva eliminazione delle misure, stiamo velocemente riprendendo il livello delle relazioni precedenti. In particolare per quanto riguarda l’interscambio commerciale e culturale stiamo cominciando a promuovere eventi dal vivo e non solo online. Per esempio i corsi di lingua italiana stanno tornando in presenza».

«L’italiano infatti è di grande interesse per la popolazione bulgara, non solo per la cultura e il patrimonio che veicolano, ma anche per tutto ciò che l’Italia rappresenta. Dal punto di vista prettamente politico, dopo l’incertezza dovuta al susseguirsi in Bulgaria di tre elezioni in un anno, vi è un nuovo Governo, insediatosi a metà dicembre, con un programma ambizioso e grande voglia di lavorare. Vedo un grande entusiasmo».

La cultura è un terreno privilegiato di cooperazione tra Italia e Bulgaria, anche sulla base del comune importante patrimonio artistico e architettonico. Nel 2019 le due città di Matera e Plovdiv sono state gemellate in qualità di Capitali europee della Cultura. I rapporti bilaterali sono molto vivaci e intensi con moltissimi eventi e scambi culturali tali che in questi giorni è stata da lei inaugurata la mostra “Il prezioso cammino di Dante. La Divina Commedia nei gioielli di Percossi Papi”. Ci illustra il progetto e la sua esegesi? Perché Percossi Papi?

Giuseppina Zarra«Conosco Diego Percossi Papi da molti anni, grazie a due amiche bulgaro/italiane che vivevano a Roma. Diego è una personalità poliedrica, un uomo di cultura classica e rinascimentale, una grande fonte di ispirazione. I suoi gioielli nascono da un’ispirazione culturale, letteraria, da visioni o ricordi di viaggio, e lui è da sempre un artista di grande fascino. Ero solita il sabato mattina a Roma, durante le mie passeggiate per il centro storico, bussare sulle vetrine del suo atelier. Lui mi invitava a entrare per illustrarmi i disegni dei suoi gioielli».

«In una di queste occasioni, qualche anno fa, mi mostrò dei disegni e mi disse che in vista delle celebrazioni per i 700 anni della morte di Dante nel 2021, stava pensando di creare un percorso di gioielleria ispirato ad alcuni passi della Divina Commedia. Mi mostrò un primo abbozzo degli occhi di Caronte e disse che stava pensando di fare questa esperienza con un museo privato a San Francisco. Poi con la pandemia tutto si è bloccato, incluso il progetto e si arenarono i contatti con il suo partner estero».

Giuseppina Zarra«Quando sono arrivata in Bulgaria all’inizio del 2021, mi è venuto subito in mente questo progetto. La Galleria nazionale di Sofia ha aderito subito con grande interesse. Inizialmente avevamo concordato di presentarlo a novembre, nell’ipotesi di un superamento della pandemia dopo l’estate. Purtroppo non è stato così, e non sarebbe valsa la pena organizzare una mostra di tale bellezza e di tale impegno con dei numeri chiusi e restrizioni stringenti, non ne sarebbe valsa la pena. Abbiamo quindi deciso, con la Galleria nazionale di Sofia, di spostarlo a marzo e farlo coincidere con due date importanti per la promozione della cultura italiana: 23 Marzo, ossia l’Italian Design Day, e il 25 Marzo, il Giorno di Dante».

Per quanto concerne i rapporti economici e commerciali, la Bulgaria rappresenta un importante mercato per l’Italia, sia in termini di sbocco del Made in Italy che di investimenti produttivi. Quante aziende italiane o con partecipazione italiana operano ad oggi in Bulgaria? E quali settori in particolare? Quale ad oggi il Pil e quanti posti di lavoro prodotti dopo 2 anni di pandemia?

«Non abbiamo ancora i dati definitivi del 2020 ma è tangibile una forte ripresa dell’economia in Bulgaria, rallentata purtroppo nelle ultime settimane dai drammatici eventi in Ucraina e dall’impennata dei prezzi delle fonti di energia. L’Italia si assesta come quarto partner commerciale del Paese, abbiamo circa 12.000 aziende registrate in Bulgaria che danno lavoro a oltre 50.000 persone. I settori principali sono tradizionalmente quello manifatturiero, che va dal tessile al metallurgico/metalmeccanico e il settore agricolo, anche questo un settore estremamente importante».

«La Bulgaria è un Paese che dà grandi possibilità perché ha un costo del lavoro ancora basso e una tassazione molto bassa, che ha attirato qui molti investimenti italiani. Non solo quelli destinati a produrre e a riesportare, ma anche a produrre per il mercato bulgaro».

«Ci sono insediamenti produttivi italiani molto importanti a Plovdiv, a Ruse, nel nord della Bulgaria, anche a Vratsa ho visitato degli stabilimenti molto interessanti. Io in genere concordo con Confindustria Bulgaria e con l’ICE un piano di missioni annuali, e come ho fatto l’anno scorso anche questo visiterò alcune città dove ci sono insediamenti produttivi italiani, incontrando le autorità locali, gli imprenditori e la collettività italiana residente, ascoltandoli, chiedendo loro quali sono le problematiche da risolvere. Ma anche, scambiando idee e cercando di far tesoro di tutto quello che mi dicono per poterlo poi tradurre in azione nei confronti delle istituzioni bulgare e del settore finanziario. Il fine è sostenere e migliorare la qualità del fare impresa e del vivere in Bulgaria».

«In genere sono tutti molto soddisfatti di come lavorano in Bulgaria, la problematica principale che hanno rilevato è la scarsità di manodopera. La Bulgaria ha un alto tasso di occupazione, e purtroppo anche un alto tasso di emigrazione. Quindi la manodopera qualificata non rimane nel Paese. Una delle azioni principali del nuovo Governo è infatti proprio volta a promuovere il rientro e la permanenza per evitare che le persone qualificate, formate, che lavorano bene o che hanno particolari specialità lascino il Paese e per attirare coloro che sono emigrati».

Quali sono i settori focus su cui maggiormente sta puntando per consolidare i rapporti bilaterali con l’Italia?

«Uno degli obiettivi del mio mandato è quello di migliorare la presenza delle imprese italiane in Bulgaria. Ma anche di cercare di stimolare una maggiore collaborazione nei settori di punta. Vale a dire la connettività, cioè la costruzione di vie di comunicazione che possono essere non solo fisiche. Parlo di ferrovie, strade e quant’altro, perché la Bulgaria ha un importante piano di sviluppo autostradale, ma anche nel settore digitale, dell’innovazione, delle energie rinnovabili. Spero di riuscire a impegnarmi con il sistema-Paese, quindi la Camera di commercio italiana in Bulgaria, con Confindustria, con ICE, con il sistema universitario in questi tre settori. Già abbiamo lavorato a lungo l’anno scorso e abbiamo seminato parecchio. Adesso continueremo per poi raccogliere in prospettiva i frutti di questa nostra azione coordinata».

La Bulgaria ricopre un ruolo importante nello scacchiere internazionale data la posizione strategica che le consente di essere sia un ponte tra l’Europa e l’Oriente, che avamposto dell’Est Europa verso la Turchia e il Mar Nero, su cui si affaccia anche la bellissima Odessa di fronte alle coste bulgare. La Bulgaria deve fronteggiare quella che è forse la più grande ondata di profughi della sua storia moderna. Secondo dati ancora incompleti 30.000 rifugiati ucraini, soprattutto donne e bambini, sono già arrivati dall’inizio dell’invasione russa. Ospitati soprattutto in strutture alberghiere sulle rive del Mar Nero. Come vive questa guerra l’ambasciatrice d’Italia in Bulgaria?

«Sicuramente la crisi che noi stiamo vivendo è la più drammatica e la più complessa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. La Bulgaria la vive con grande consapevolezza proprio perché c’è questa lunga frontiera marittima sul Mar Nero. Pertanto, essendo un alleato Nato e un attivo membro dell’Unione europea, sta collaborando bilateralmente a livello dell’Ue per rafforzare l’unità e la posizione comune degli alleati Nato e dei Paesi membri».

«Ed è anche ben consapevole della grave crisi umanitaria. La Bulgaria ha aperto le porte, come tutti i Paesi dell’Unione europea, ai profughi ucraini. Ne sono arrivati già 80.000, di cui oltre quasi 40.000 ha già manifestato desiderio di restare. La stanno affrontando con uno sforzo di coordinamento notevole, che fa capo a varie istituzioni governative e anche all’agenzia per i rifugiati. In particolare anche il ministero degli Esteri sta lavorando al coordinamento di questi sforzi per sviluppare procedure e modelli che riescano a far fronte all’ondata. Ma anche a dare ai profughi ucraini delle prospettive di vita in questo Paese».

«Quindi l’attenzione è fortissima. Abbiamo avuto recentemente, ambasciatori degli Stati membri dell’Ue, della Nato, incontri con la ministra degli Esteri. Tutto per stimolare ulteriormente l’eccezionale unità che abbiamo finora manifestato come Paesi alleati, come Paesi dell’Unione europea. La collaborazione è forte, stretta, assidua a livello bilaterale e a livello multilaterale».

 

Cecilia Sandroni

Foto © Ambasciata d’Italia a Sofia

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Cecilia Sandroni
Fondatrice della Piattaforma internazionale ItaliensPR. Cecilia Sandroni, per formazione semiotico del teatro, è membro della Foreign Press di Roma come Italienspr (italienspr.com/global press), oltre ad essere un'esperta di relazioni internazionali nella comunicazione. Le sue competenze spaziano dal teatro-cinema, alla fotografia, all'arte e al restauro, con la passione per i diritti umani. Indipendente, creativa, concreta, ha collaborato con importanti istituzioni italiane e straniere per la realizzazione di progetti culturali e civili.

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