La situazione dei penitenziari italiani

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Dai rapporti emergono problemi di sovraffollamento, suicidio e la presenza di detenuti over 50

Il rapporto annuale del Consiglio d’Europa sulla situazione dei penitenziari dei Paesi membri rileva ancora per l’Italia gravi problemi di sovraffollamento. Preoccupante il numero di suicidi ed elevata la presenza di detenuti malati over 50.

Il tasso di affollamento in Italia si attesta intorno al 105,5%. La percentuale di detenuti in attesa di sentenza definitiva è il 31%, uno su tre.

Uno dei dati più rilevanti del rapporto Space 2021 (Statistiques Pénales Annuelles du Conseil de l’Europe) presentato nelle scorse settimane, è l’elevata presenza di detenuti anziani nei penitenziari italiani. Rispetto a una media europea del 16,3%, i detenuti over 50, in Italia, sono il 26,7% dell’intera popolazione carceraria. Il sovraffollamento è per le carceri italiane, il problema maggiore e più urgente.

L’intervento della Corte costituzionale

La Corte costituzionale, che si era in passato occupata di questo problema, si era espressa affermando “questo problema va risolto, altrimenti dobbiamo risolverlo noi”.
Può darsi che la questione torni davanti alla Corte. Potrebbe la Consulta definire incostituzionali certe norme per evitare il sovraffollamento?

La relazione di Antigone

La relazione dell’Associazione Antigone che si batte per i diritti nelle carceri, XVIII Rapporto, indica come «I tassi di recidiva ci raccontano di un modello che non funziona. Ha bisogno di importanti interventi, aprendosi al mondo esterno, puntando sulle attività lavorative, scolastiche, ricreative e abbandonando la sua impronta securitaria» ha commentato il presidente dell’associazione Patrizio Gonnella.

Altro dato rilevante e inquietante è il numero dei suicidi

Nel 2021 i detenuti suicidi sono stati 61 e secondo i dati di Antigone dall’inizio del 2022 ce ne sono stati già 17. «Questi numeri ci suggeriscono alcune riflessioni. Ogni suicidio è una scelta personale che non va standardizzata né bisogna andare alla ricerca forzata di capri espiatori. Ma ogni suicidio è anche una sconfitta istituzionale in quanto non ci si è resi conto della disperazione di quella persona», ha sottolineato anche il presidente di Antigone.

Il ministero della Giustizia sta investendo sulla Polizia penitenziaria

Penitenziari«È fondamentale che la Polizia Penitenziaria venga tenuta al centro di ogni riforma strutturale come lo è assicurare uno sviluppo qualificato del personale» ha affermato Donato Capece, segretario generale del SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) in occasione del convegno sulla Polizia penitenziaria nel sistema sicurezza nazionale che si è tenuto il 30 Marzo 2022 presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica. «I decreti svuota carceri, che più di qualcuno continua a invocare ad ogni piè sospinto, da soli non servono. Serve una riforma strutturale dell’esecuzione» ha aggiunto.

Nel 2021 il Governo ha autorizzato l’assunzione di 2.204 unità e ha previsto un milione di euro per garantire il supporto psicologico degli agenti penitenziari. Inoltre, finanziati 154 interventi relativi alla videosorveglianza nelle carceri. L’operazione, del valore di 22 milioni, potrebbe completarsi entro il 2024.

La Pastorale Penitenziaria

Dal 2 al 4 maggio, si sono riuniti ad Assisi presso la Domus Pacis nel IV convegno nazionale, i cappellani e gli operatori per la Pastorale Penitenziaria.
Il tema dell’incontro è “Cercatori instancabili di ciò che è perduto”.

Una figura, quella dei cappellani, che sta provando a evolversi insieme alla popolazione carceraria. Secondo l’ultimo rapporto Antigone sono 17.344 i detenuti stranieri, cioè il 32,5%.

«Abbiamo a che fare con diverse fedi. Nonostante questo, nessuno viene escluso, il cappellano accoglie tutti», sottolinea don Raffaele Grimaldi, ispettore generale cappellani carceri italiane, durante la presentazione del programma del convegno al Regina Coeli di Roma.

Il cappellano è un aiuto importante anche quando la detenzione sta per finire. Molti sono i detenuti stranieri che sul territorio spesso non hanno riferimenti abitativi o familiari.
Col cappellano individuano risorse che vanno a supplire anche a queste carenze.
«Sono preziosissimi» racconta Silvana Sergi, direttrice del carcere Regina Coeli, «perché riescono a offrire un vero e proprio supporto materiale. Ma anche a costruire percorsi di reinserimento con prospettive future».

 

Rossella Vezzosi

Foto © Polizia Penitenziaria, Antigone, Giustizia News

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