“L’uno vale uno”, si tramuta in “uno non vale l’altro”, questa la sensazionale scoperta fatta dal ministro degli Esteri. Peccato che la constatazione, sospetta, arrivi solo dopo il pericolo del limite al terzo mandato parlamentare
Insieme per il futuro, è il nuovo gruppo politico dell’ex grillino Luigi Di Maio che approda al Senato e alla Camera dei Deputati. Già il nome è un programma! Una proposta politica che nasce dal basso, tra i cittadini, contro l’anti-casta del palazzo? No, esattamente l’inverso, un disegno, se politico lo vedremo in seguito, che nasce dalle stanze del palazzo. Per salvaguardare lo status quo di quelli che dalla sede del potere non vogliono uscire.
Il virus della poltrona
Dietro alle tante sofferte parole, alte e nobili, trite e ritrite, esternate in queste ore dallo stesso “funzionario di Stato” Di Maio – come si definisce sul suo profilo twitter – sembra mascherarsi una precisa e inconfutabile volontà, quella di rimanere incollati alla poltrona. Un virus mai debellato, pare che nessun virologo sia mai riuscito a trovare un vaccino, tanto potente, da neutralizzare la carica virale. Tra l’altro, come si è avuto modo di constatare, molto contagioso per chi si immola nella vita politica. Visto anche i risultati in chi si ergeva, solo poco tempo fa, a innovatore disinteressato di questa.
Il paradosso di due non partiti
Proponendo il limite del secondo mandato parlamentare, e non solo, come cura fondamentale per una sana credibilità nell’attività politica. Il buon Di Maio, all’epoca, probabilmente fresco dell’ubriacatura dovuta all’investitura parlamentare, ma anche della prebenda raggiunta, consona al ruolo, dava in pasto, agli ignari elettori pentastellati, la promessa che tutto sarebbe stato diverso con il non partito. I casi della vita, adesso gli increduli militanti grillini, di non partiti, se ne ritrovano addirittura due!
L’identità perduta
Come dimenticare alcuni famosi cavalli di battaglia, divenuti pilastri d’identità e principi fondamentali dello stesso Di Maio in Peggio da Pomigliano d’Arco: “Niente alleanze, limite dei due mandati, reddito di cittadinanza individuale a 9 milioni di persone fino a 1.950 euro per una famiglia di 4 persone, referendum sull’euro o sforatura del limite del 3% nel rapporto deficit/PIL, fermare la TAV, fermare la TAP, no all’immunità parlamentare, il premier deve essere scelto dal popolo, la libertà vaccinale, l’anti–casta”.
Una comunità snaturata
Di norma un principio rappresenta una base con dei presupposti su cui si basa la propria teoria. E in base alla quale si agisce in modo coerente per rispettarla. La coerenza per molti, nella galassia del non partito dei cinquestelle, però pare non essere vista come una vera e specifica virtù ai propri valori e principi basilari, soprattutto quando questa si interfaccia con la propria comunità snaturandola.
Da anti-casta a sgretolatore del movimento
Quindi da anti-casta, apritore di scatolette di tonno, l’impeachment man Di Maio in Peggio da Pomigliano d’Arco si è tramutato in un inatteso sgretolatore di quegli stessi corpi celesti di cui inneggiava a seguirne la luce, lanciandosi verso una nuova galassia in cerca di una di una luce propria. Missione in cui si sono gettati altri parlamentari, come altrettanto corpi celesti quasi a voler rappresentare una nuova costellazione alla pari di quella di Cassiopea. Anch’essa formata da cinque stelle, ma di seconda e terza fila (magnitudine).
Insieme per l’attrazione del palazzo
Ecco, forse, spiegato il riferimento “per il futuro” nel nome, qualcosa che ha a che fare con il futuro degli italiani nello spazio. Come per le stelle che sono tenute assieme dall’attrazione gravitazionale, i parlamentari stellari che si sono lanciati in questa nuova creazione nebulosa, sono tenuti insieme dall’attrattiva della bellezza della volta celeste del seggio. Che s’addà fà pè campà! Esclamerebbero a Pomigliano d’Arco.
Lontani i tempi dei meet up e dei vaffa day
Naturalmente ciò detto, meglio precisare, onde evitare equivoci, che non si intende minimamente porre in discussione la presunta passione per il cosmo, dell’inquilino della Farnesina. Semmai evidenziarne la propensione, senz’altro, tutta tesa nell’interesse dei cittadini italiani. Così come, oramai, lontano appaiono alcune stelle nella galassia, allo stesso modo appare lontano il ricordo dei meet up e dei vaffa day nell’azione intrapresa dall’ex pentastellato pomiglianese.
La coerenza di Di Maio
Lo stesso che un tempo, forse parlando di galassie e stelle sarebbe meglio dire anni luce, comunque nel lontano 2017, sosteneva che chi non era in linea con le scelte del Movimento 5 Stelle, aveva tutto il diritto di cambiare forza politica, ma che per coerenza si sarebbe dovuto dimettere dalle proprie cariche, tornare a casa per poter combattere le proprie battaglie. Additava chi cambiava casacca, tenendosi la poltrona, come colui che tenesse solo a cuore il proprio status, il proprio stipendio e la propria posizione.
Il punto fermo della perdita del mandato
Era sempre lo stesso, che a dimostrazione di questo imprescindibile punto fermo, esprimeva l’apprezzamento per l’articolo 160 della Costituzione del Portogallo: “Perdono il mandato i Deputati che s’iscrivono a un partito diverso da quello in cui erano stati eletti”. Quindi, sempre secondo questo principio di coerenza, capo saldo dell’azione politica di Luigi Di Maio, a breve ci dovremmo aspettare le sue dimissioni da parlamentare e da ministro degli Esteri?
La riforma sui vitalizzi
In questo modo potrà dimostrare la propria congruenza e continuare a intraprendere le proprie battaglie politiche, tenendo fede a quanto sostenuto nel passato, ma al di fuori del palazzo. In fondo, chi mai vuoi che si ricordi che proprio i cinquestelle hanno votato la riforma dei vitalizzi assicurandosi, con soli cinque anni di mandato, un vitalizio di 1.200 euro mensili al compimento dei 65 anni di età!
Nove mesi per una collocazione in un seggio sicuro
Poi vi sono ancora nove mesi di tempo, se tutto va bene, vuoi che una candidatura sicura, per alcuni, in un apparentamento elettorale non possa capitare? Nella peggiore delle ipotesi, con le tante nomine da fare nelle varie aziende controllate dallo Stato, con una buona dose di fortuna e da uno strapuntino privilegiato di rilievo, come quello di Montecitorio, si potrebbe sempre trovare una collocazione. Mai dire mai! Ma bisogna vedere fino a che punto gli italiani resistano davanti a tutto ciò e se continueranno a rimanere in questo atroce silenzio.
Alessandro Cicero
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