L’ombra del default frena gli aiuti Ue all’Ucraina

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Il rischio-bancarotta a Kiev avrebbe spinto l’Unione europea verso la cautela, bloccando l’erogazione di un prestito da 1,5 miliardi di euro

Uno spettro si aggira per l’Europa comunitaria: è quello di un default in Ucraina, e tanto sarebbe bastato per far scattare l’allarme nei piani alti della Commissione e per congelare una linea di credito da 1,5 miliardi di euro richiesta da Kiev e da erogare attraverso la Bei, Banca europea degli investimenti. A riportarlo giorni fa l’agenzia Bloomberg, citando fonti anonime interne all’Ue, ma che hanno confermato che il prestito richiesto dall’Ucraina sarebbe stato bloccato per via della scarsa affidabilità finanziaria del Paese.

Rischi che crescono

Bruxelles teme infatti che Kiev non sia più in grado di rimborsare i prestiti: secondo le fonti anonime citate da Bloomberg, prima di aprire i cordoni della borsa la Commissione vuole essere sicura di poter assorbire le perdite che una possibile mancata restituzione da parte ucraina potrebbero generare. Per farlo, starebbe cercando di coinvolgere anche gli Stati membri e la stessa Bei nella condivisione dei rischi legati all’operazione.

Tedeschi contrari

La questione del sostegno all’economia ucraina si è già ripresentata negli scorsi mesi di guerra, e ha generato recentemente spaccature tra i 27. L’Ue si era infatti detta pronta a erogare a Kiev una prima tranche di finanziamento da 9 miliardi per far fronte alle spese correnti, ma la Germania non avrebbe dato la propria disponibilità, impedendo quindi l’erogazione di liquidità. Durante la Ukraine Recovery Conference tenuta a Lugano il 4 e 5 luglio, diversi Paesi avrebbero manifestato il proprio malcontento per questa mancata assistenza finanziaria, invitando Bruxelles a dare seguito agli impegni presi.

Lo stesso ministro delle Finanza ucraino, Serhiy Marchenko, intervistato dal Corriere della Sera, ha dichiarato: «L’Unione europea ha concordato un’assistenza finanziaria per l’Ucraina da 9 miliardi di euro, ma cosa vediamo al momento? Forse un miliardo questo mese. Poi potrebbe esserci una pausa: non c’è accordo tra i Governi dell’Unione».

Nel frattempo l’Ucraina aspetta, e per prendere tempo il Governo starebbe valutando la possibilità di una ristrutturazione del debito, più che altro un modo nell’immediato per alleggerire gli oneri sul Paese e restare in buoni rapporti con gli investitori internazionali.

Bielorussia (e Russia) già in default

Sempre nei giorni scorsi l’agenzia di rating Fitch ha declassato la valutazione sul default a lungo termine del debito sovrano in valuta estera a lungo termine della Bielorussia da C a Restricted default (default limitato).default La misura è scattata in conseguenza del mancato pagamento della cedola di un bond in dollari. La scadenza era fissata per il 29 giugno, data dalla quale era iniziato un periodo di grazia di 14 giorni. Pertanto, la Bielorussia tecnicamente è uno Stato in default, in quanto il periodo di grazia è decorso infruttuosamente. Di fatto, Minsk aveva già pagato la cedola, ma in valuta locale, il che contraddice gli accordi in merito alle obbligazioni.

Le azioni della Bielorussia “costituiscono un default” sul debito sovrano, ha stabilito anche Moody dopo che le sanzioni internazionali hanno escluso il Paese, come l’alleata Russia, dai mercati finanziari internazionali, in seguito all’inizio dell’invasione dell’Ucraina che Minsk ha facilitato. Il ministero delle Finanze a Minsk ha denunciato una “provocazione” da parte dell’agenzia di rating del credito con l’obiettivo di creare uno “shock artificiale” sugli eurobond bielorussi. Minsk non ha versato quanto dovuto in dollari per il pagamento degli interessi sul suo debito estero. Ricordiamo che la stessa Russia era entrata in default il mese scorso per gli stessi motivi.

 

Alessandro Ronga

Foto © Whyy, Jrs, IntelliNews

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Alessandro Ronga
Giornalista e blogger, si occupa di Russia e dei Paesi dell'ex Urss. Scrive per il quotidiano "L'Opinione" e per la rivista online di geopolitica "Affari Internazionali". Ha collaborato per il settimanale "Il Punto". Nel 2007 ha pubblicato un saggio storico sull’Unione Sovietica del dopo-Stalin.

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