Regno Unito, Truss contro Sunak per la successione di Boris Johnson

0
400
Regno Unito

La prima viene data in vantaggio, anche per il maggior appoggio interno al Partito Conservatore. Taglio delle tasse, pur con qualche differenza, al centro delle due agende politiche

Tra meno di un mese il Regno Unito dovrà avere un nuovo premier e i Conservatori hanno ridotto a due la rosa dei candidati. Sono Liz Truss, segretario di Stato per gli Affari esteri, e Rishi Sunak, ex cancelliere dello Scacchiere, a contendersi la successione di Boris Johnson.

Perdita di gradimento e pressioni interne

L’ormai ex primo ministro rimarrà in carica fino al 5 settembre, data dell’avvicendamento. Johnson si è dimesso lo scorso 5 luglio, in seguito a più scandali. Quello delle feste in regime di quarantena e le molestie perpetrate dal suo braccio destro Chris Pincher, di cui Johnson sarebbe stato a conoscenza. Se nel 2019 Johnson aveva ottenuto la maggioranza più larga dai tempi della Thatcher, il suo indice di gradimento era crollato negli ultimi mesi.

Secondo i sondaggi dell’agenzia YouGov, tre britannici su quattro considerano Johnson inaffidabile e il 69% sarebbe stato favorevole alle dimissioni. Pressioni che sono arrivate dalla sua stessa maggioranza parlamentare e di Governo, con decine di ministri che hanno preferito lasciare la loro posizione.

Processo di selezione

La selezione del prossimo premier nel Regno Unito vede più fasi a eliminazione. Gli ex segretari Sajid Javid (Salute), Grant Shapps (Trasporti) e Rehman Chishti (Esteri e Sviluppo) si sono ritirati. Altri membri del Governo come Jeremy Hunt e Nadhim Zahawi non hanno ricevuto i voti necessari dei parlamentari tories già al primo turno. Nei successivi sono stati scartati Suella Braverman, procuratore generale, Tom Tugendhat (commissione Esteri) e la parlamentare Kemi Badenoch.

Il voto finale, che coinvolge circa 150-200 mila iscritti al Partito Conservatore, sarà permesso fino al 2 settembre, mentre l’esito sarà reso noto il 5.

Liz Truss

Regno UnitoCresciuta politicamente nel solco lasciato da Margaret Thatcher, Liz Truss è iscritta ai conservatori dal 1996. E come la Iron Lady, punta la sua campagna su un drastico taglio delle tasse per creare poli imprenditoriali e dell’innovazione. Promette di limare l’incremento dal 19 al 25% verso le corporazioni, già programmato – proprio da Sunak – per aprile 2023. È anche contraria alla cosiddetta green levy, un’imposta “verde” per favorire progetti improntati sul rispetto ambientale e disincentivare il consumo di plastica e “cibo spazzatura”.

Il suo obiettivo è una spesa contenuta al 2,5% del Pil fino al 2026, da innalzare al 3% a partire dal 2030.

Rishi Sunak

Regno UnitoIn Parlamento dal 2015, Sunak è uno dei brexiteer più oltranzisti, tra quelli che hanno votato l’uscita dall’Unione europea anche senza un accordo. Secondo i più convinti Johnsoniani, sarebbe una specie di “traditore” nei confronti dell’ex premier. A insospettire è un dominio (Ready for Rishi, pronti per Rishi), registrato quando ancora la caduta di Johnson non era nell’aria.

Come la Truss, ha nel programma il taglio delle tasse, di un punto subito e di tre punti entro fine legislatura. Si impegna anche a ridurre del 5% l’Iva sul consumo di elettricità, qualora si superi la spesa media annuale di 3.000 sterline. Sostiene che i contratti pubblici debbano essere decisi da istituzioni indipendenti. Promette di mantenere stabile la spesa per la Difesa e di rivedere l’attuale 2% del Pil, da considerare una base e non un tetto.

Il dibattito in TV – opinioni su Johnson

L’emittente Sky ha da poco ospitato l’ultimo dibattito tra i contendenti. I due hanno cominciato con l’esprimere considerazioni diametralmente opposte nei confronti di Johnson. Se per Sunak era tempo di voltare pagina, restituendo credibilità alla politica, la Truss si è mostrata più indulgente. Riconosce le gravi mancanze di Johnson, ma anche la capacità di ammettere le colpe. Entrambi considerano comunque validi i risultati su Brexit, gestione della pandemia e opposizione all’invasione russa dell’Ucraina.

La guerra in Ucraina e l’immigrazione

In politica estera, posizioni radicali per la Truss sulla risoluzione del conflitto Russia-Ucraina, in passato criticate anche per l’appoggio ai foreign fighters britannici. Inaccettabile, sostiene, l’idea di sedersi al tavolo dei negoziati solo dopo che gli ucraini abbiano ceduto parti di territorio. Posizioni simili per Sunak, che si definisce «duro abbastanza» da poter imporre nuove sanzioni a Mosca.

Identità di vedute anche sull’immigrazione, con il sostegno alla discussa politica migratoria stipulata con il Ruanda. Il Paese africano è stato infatti finanziato per accogliere i richiedenti asilo di varie nazionalità che tentano di entrare nel Regno Unito.

Alla fine di quest’ultimo dibattito, il pubblico ha ritenuto Sunak più credibile. Ma al momento la Truss è data favorita, anche per il maggiore appoggio interno al partito.

 

Raisa Ambros

Foto © ITV, BBC, The Guardian

Articolo precedenteLa Repubblica d’Irlanda punta sul vento per l’autonomia energetica
Articolo successivoCortina d’Ampezzo, un luogo per chi ama la natura
Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui