Dalla polemica sull’aborto Ferragni – Meloni alla vera problematica etica e giuridica che l’Ue non ha risolto, anzi
È di questi giorni la polemica tra l’influencer Chiara Ferragni, “paladina”, come è noto degli interessi degli ultimi, con i suoi 27 milioni di followers, e Giorgia Meloni, la prima donna in ascesa nella politica italiana a diventare, almeno stando ai sondaggi, capo del Governo.
Il contrasto tra le due donne è sorto in merito all’interruzione di gravidanza dove, a dire della Ferragni, nelle Marche, governata da Fratelli d’Italia, è sempre più difficile abortire e si domanda cosa accadrebbe se andasse al potere la destra in tutta Italia, sicuramente nessuna donna potrebbe più abortire liberamente.
Problema etico e giuridico
Non vogliamo entrare in questa polemica, ma avremmo preferito sentire argomentare dalla Meloni più sul problema etico e giuridico dell’aborto e non che nelle Marche si eseguono più aborti che nella precedente gestione “rossa” o nella difesa della 194, una legge, ci permettiamo di ricordare, piena di incongruenze e mai effettivamente applicata nel suo iter come quello di dare uno spazio importante ai consultori.
In realtà l’aborto ormai è diventato qualcosa di talmente naturale nella cultura popolare che quasi ci si domanda dove sia lo scandalo: se la donna che è quella che partorisce deve avere ovviamente anche la libertà totale e insindacabile di fare ciò che vuole del suo corpo, dimenticando però che il corpo del feto, pur nutrito da essa, non le appartiene, è un altro essere biologicamente, insomma un’altra persona, come sarebbe logico definirlo.
Il caso Ue
Circa un anno fa, il Parlamento europeo ha approvato, dopo otto anni di discussioni, la proposta del deputato croato Predrag Fred Matic per accedere senza alcun impedimento alla “salute sessuale e riproduttiva della donna” (leggi interruzione di gravidanza, ndr), esortando i Governi europei a rimuoverne tutte le barriere legislative. Un modo per derubricare una “tragedia” per la donna, a un semplice diritto tra i tanti, da garantire senza limitazioni.
E quali sono questi impedimenti denunciati da Matic?
Ovviamente la negazione dell’obiezione di coscienza e dei consultori perchè ostacolerebbero la pratica abortiva, nonostante siano sancite in molte legislature, ma mai applicate.
Perché non è possibile
In merito alla contestazione dell’obiezione di coscienza ci sono evidenti anomalie, come è stato già definito da molti giuristi questo modo di procedere.
Se, infatti, diamo una illimitata possibilità alla donna incinta di avvalersi dell’interruzione di gravidanza, allo stesso modo non può venire meno uno dei diritti fondamentali di ogni democrazia; quello della libertà individuale che permette, davanti a scelte morali, politiche o religiose, l’obiezione di coscienza come nel caso specifico del personale sanitario di praticare l’aborto che non è certo una operazione da fare a cuor leggero. Anche perché è pur sempre una creatura e non una massa informe gelatinosa, ma un essere umano a tutti gli effetti costituito da un corpo già formato in poche settimane dal concepimento e da una coscienza attiva già nei fatidici tre mesi di gestazione nei quali per la legge si può ancora abortire.
La (ipotetica) soluzione
Sarebbe stato utile e probabilmente più onesto affrontare insieme al diritto di poter abortire liberamente affrontare anche giuridicamente e biologicamente che cos’è, dunque, realmente un feto: un vegetale, un minerale, un animale, oppure è la base dell’essere umano, ciò che ognuno di noi è stato per nove mesi, ma, non volendolo definire, si evita l’ostacolo di affermare il diritto di essere considerato persona.
Affermazione che, comprendiamo bene, farebbe cadere ogni liberalizzazione abortiva, meglio allora essere considerato per legge persona solo alla sua nascita, ma prima di questo evento, se ne deduce che ci sia solo il nulla, insomma, il feto non esiste come individuo, facendolo rimanere colpevolmente in un limbo non solo giuridico, ma anche morale.
Il problema normativo
Per fortuna, tornando alla legislazione europea, c’è un vulnus giuridico in tutta questa storia da non sottovalutare.
Secondo i Trattati europei, sempre riconfermati, i temi riguardanti l’educazione e la politica sanitaria “sono di competenza degli Stati membri” e il documento Matic, “Vìola” – secondo una recente risoluzione del Parlamento di Bratislava – “palesemente la regola della sussidiarietà e oltrepassa i poteri del Parlamento europeo”.
Staremo a vedere, pur non facendoci illusioni, conoscendo la “macchina da guerra” della Ue, l’importante è poter reagire, sarebbe questo un bel messaggio per il futuro dove non esiste solo la morte, come in fondo è l’aborto, per risolvere i problemi, ma anche poter scegliere per la vita, specialmente accettando un nuovo nascituro nella società umana.
Andrea Weber
Foto © Il Riformista, Nurse24, La Voce delle Lotte, Agi