Petrolio russo: come gli Usa raggirano le sanzioni attraverso l’Italia

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Petrolio

La videoinchiesta condotta dal Wall Street Journal che mostra il “raggiro dei prodotti petroliferi che hanno subito una trasformazione sostanziale”

Petrolio russo, un’inchiesta condotta dal giornale newyorkese Wall Street Journal avrebbe smascherato attraverso un video, come il petrolio da Mosca arrivi in Italia presso lo stabilimento Lukoil, secondo gruppo russo di raffinazione, dal quale una volta trasformato inprodotto italiano”, arriva negli impianti in New Jersey e in Texas, e in alcuni casi, anche in Europa.

Aggirate le sanzioni

Da febbraio gli Usa hanno proibito, nell’ambito delle sanzioni varate contro la Russia per il conflitti in Ucraina, l’importazione del petrolio russo, oltre alle sanzioni dirette agli oligarchi russi. In Ue l’embargo sul petrolio russo scatterà dal 5 dicembre, pertanto le aziende petrolifere presenti in Italia e in Europa possono comprare il greggio senza problemi e Lukoil, secondo gruppo russo dopo Rosneft, è scampata alle sanzioni. Le sanzioni hanno un’eccezione: nessuna sanzione per i prodotti petroliferi russi che hanno subito unatrasformazione sostanziale in un altro Paese”.

Lukoil

Lukoil rappresenta la raffineria petrolifera più grande e importante in Italia e la seconda in Europa con una presenza anche negli Usa, dove rifornisce circa 11 Stati.Petrolio La raffineria coinvolta si trova in Sicilia, precisamente a Priolo Gargallo in provincia di Siracusa ed è gestita da Isab, azienda controllata dalla svizzera Litasco Sa, a sua volta di proprietà della Lukoil. Dalle ricostruzioni emergerebbe che la petroliera SCF Baltica tra la primavera e l’estate di quest’anno avrebbe fatto la spola tra porto russo di Primorsk e il porto di Priolo.

L’inchiesta

Avvalendosi di immagini satellitari per il controllo del traffico marittimo, sarebbero emersi dalla denuncia di Wsj non solo gli spostamenti della petroliera SFC Baltica, ma anche di altre petroliere che hanno consegnato il petrolio proveniente dalla Sicilia in altri stabilimenti, come il gigante Exxon Mobile, erede della Standard Oil di David Rockfeller, e Litasko, società di trading controllata da Lukoil.

Dal 30% al 93%

Prima delle sanzioni la raffineria di Priolo trattava il petrolio proveniente da altro Paesi e quello russo si aggirava intorno al 30%, mentre adesso, la situazione sembra essersi ribaltata completamente e il petrolio proveniente dalla Russia è il 93% perché le banche hanno chiuso i rubinetti dei finanziamenti dopo il conflitto in Ucraina pertanto la maggior parte del petrolio arriva dai porti russi di Primorsk.

Un volume da 600 milioni di euro

La raffineria siciliana è responsabile del 20% del volume di raffinazione italiano con circa 10 milioni di tonnellate annue, le quali possono arrivare a un massimo di 14 tonnellate, potendo contare su mille dipendenti e indirettamente 2mila persone a cui dà lavoro, il volume finanziario che questa genera in Sicilia è di circa 600 milioni di euro, mentre l’area industriale del siracusano genera circa il 51% del Pil della provincia.

5 dicembre embargo Ue

PetrolioCon l’entrata in vigore dell’embargo in Ue per i prodotti petroliferi provenienti dal territorio russo, la situazione per la Lukoil potrebbe cambiare drasticamente inserendola nel pacchetto delle sanzioni, arrivando quindi a una probabile interruzione del servizio che potrebbe avere degli effetti a cascata sugli approvvigionamenti del greggio nel nostro Paese e per i molti lavoratori del siracusano.

Urso: «continuare a produrre»

Il nuovo ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, si è espresso in merito alla delicata vicenda sostenendo che «lo stabilimento della Lukoil di Priolo deve continuare a produrre, salvaguardando il lavoro di quasi 10 mila famiglie». E spiega: «Sappiamo che il 5 dicembre scattano le sanzioni sul petrolio russo e pensiamo che l’azienda possa reperire petrolio da altri Paesi, grazie anche alle misure che dovremo realizzare. Un primo provvedimento è già avvenuto, con la lettera del comitato per la sicurezza finanziaria del Mef, la quale certifica che la l’azienda non è sottoposta a sanzioni. Un primo e significativo passo a cui ne seguiranno altri per creare il miglior contesto possibile affinché l’azienda possa superare il passaggio decisivo del 5 dicembre e continuare la sua attività. Poi deciderà se vendere l’asset o continuare a produrre».

 

Gianfranco Cannarozzo

Foto © Reuters, Wikipedia, Linchiesta

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Gianfranco Cannarozzo
Lettore appassionato si avvicina al mondo del giornalismo mentre lavora presso uno studio legale che si occupa di ADR (Alternative dispute resolution). Nei suoi pezzi ama parlare di varie tematiche spaziando dall'attualità alla storia, alla politica.

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