Regionali Lombardia, intervista esclusiva alla candidata Ester Pungolino

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Ester Pungolino

Espressione del PSI, il medico ematologo fa una disamina della questione pubblico – privato in ambito sanitario nella Regione che, nell’immaginario collettivo, traina l’Italia

La candidata Ester Pungolino è una delle 13 donne – altrettanti gli uomini – che il PD mette in campo a Milano, capolista la dirigente penitenziaria Cosima Buccoliero. La dottoressa Pungolino è un medico ematologo, proviene dal mondo della sanità, un vanto per la Lombardia. Ma è davvero così? Ne parliamo con lei appartenente alla lista per Majorino presidente/governatore di Regione Lombardia. Accanto al volto della candidata, diffuso dalla stampa, sorridente e franco anche dal vero, troviamo il garofano che rappresenta il PSI, sua appartenenza politica e identitaria.

Dottoressa Pungolino, se dovesse declinare in poche parole il suo progetto per Milano e la Lombardia, quali sceglierebbe?

Nessuna esitazione, poi tre parole, corrispondenti ad altrettante aree che meritano particolare attenzione da parte di tutti i portatori di interesse: sanità, disagio sociale, trasporti. Seguiamo il ragionamento della candidata, e decidiamo di porle le domande secondo i blocchi tematici indicati.

Sanità

In studio da Lucia Annunziata sabato scorso, Pierfrancesco Majorino ha cercato – nonostante il mantra della sua ospite alla possibilità del voto disgiunto – di sottolineare le profonde differenze con Letizia Moratti. Una per tutte proprio quella relativa al tema sanità, questione non locale o regionale, ma con una importante – anche in termini economici – ricaduta a livello nazionale.

Vorremmo sapere dove, a suo avviso, la Regione è forte e dove invece occorre intervenire. Milano influenza molto la Regione: come risolleverebbe dunque la nostra sanità pubblica?

«Lo farei in primis sostenendo gli ospedali pubblici come primo strumento del Ssr e come centri di eccellenza. Integrando realmente ospedale pubblico e territorio. E poi aumenterei il numero di medici, infermieri e figure tecnico sanitarie sul territorio, secondo le esigenze mappate», esordisce, per continuare il suo pensiero.

«Occorrerebbe, quindi, arrestare l’avanzata della sanità privata, ora attorno al 40%: sono troppi gli accordi presi con la sanità privata a discapito del Ssn: occorre investire e rilanciare la sanità pubblica, gratuita, accessibile. La questione sanitaria, peraltro, si intreccia drammaticamente con quella sociale, altro tema che mi sta particolarmente a cuore. Pensiamo agli anziani soli, ai poveri: quanti riescono davvero a vederli, riconoscendone i veri bisogni?».

Recenti dati mostrano, infatti, che aumenta il numero degli anziani soli: spesso con poli-patologie e ad alta complessità, restano in ospedale ben oltre il tempo necessario.

Quali politiche prevede per alleviare il carico del Ssr – e, anche, del privato accreditato – e favorire il riconoscimento del caregiver familiare? Quale il ruolo che potrebbe avere il medico di famiglia?

«L’intervento dovrà essere diversificato, dall’Ospedale di comunità al supporto domiciliare, attingendo quindi a risorse del territorio, ivi compreso il controllo periodico da parte dei medici di famiglia, ma anche attraverso un corretto coinvolgimento di terzo settore e volontariato. Il riconoscimento della figura del caregiver familiare è stato timidamente avviato, e purtroppo nel frattempo le famiglie, le persone, non sanno da che parte voltarsi. Saremo attenti a seguire l’iter politico per garantire maggiori tutele sia ai malati che alle figure che se ne prendono cura».

Ricorre la questione del privato accreditato: cosa comporta, anche in termini economici, la sua avanzata inarrestabile?

«Le scelte degli ultimi anni non hanno collocato il privato accreditato come struttura in grado diintegrareil Ssr nella risposta al “bisogno di salute” dei cittadini lombardi, variabile nel tempo per qualità, quantità, distribuzione. Al contrario, si è osservata una sostituzione”».

Cosa intende per sostituzione?

«Diciamo che per una serie, per definirle così, di “congiunture” e “circostanze”, i tempi di attesa nelle strutture pubbliche si sono molto allungati negli ultimi anni e le scelte di Regione non sono state quelle di rinforzare il pubblico. Si è, viceversa, dato maggior spazio al privato, ivi compreso il sostegno all’edilizia sanitaria, riducendo la disponibilità economica per le strutture pubbliche».

In quale misura il privato accreditato pesa sulle nostre tasche?

«É bene sapere che la spesa sanitaria si è progressivamente spostata verso il privato accreditato, diciamo da meno del 20% ad oltre il 40% della spesa totale. Inoltre, la coerenza al budget di previsione delle attività non è stata gestita egualmente nel privato e nel pubblico. Il primo, infatti, quando si avvicina alla soglia massima di prestazioni erogabili può sospenderne l’esecuzione (sia visite che interventi). Il pubblico, al contrario, non può rifiutarsi di erogare prestazioni. Per di più, le prestazioni fuori budget vengono rimborsate con una cifra sempre più bassa quanto maggiori sono gli extra budget. Ora si può scegliere fra “ulteriore decurtazione economica per le strutture pubbliche” e.. oltre al danno la beffa!».

Disagio sociale

La città metropolitana di Milano mostra quasi plasticamente e ormai da diversi anni la miopia della dirigenza politica, non sufficientemente celere a dare risposte sollecite e concrete alle differenti forme di disagio sociale sul territorio.

Chi, oggi, è maggiormente organizzato e quindi abbastanza forte per farsi carico delle problematiche sociali? Qual è il ruolo delle Istituzioni e quale la percentuale di interventi promossi dal terzo settore?

«Oggi nessuno è sufficientemente forte da solo! Ma le Istituzioni non possono rinunciare al proprio ruolo di primi responsabili, per scelte ed indirizzo, e di coordinatori degli interventi. Questi saranno in parte gestiti dal pubblico, in parte da terzo settore e volontariato qualificati. Naturalmente, si dovrà trovare il giusto equilibrio nella distribuzione degli interventi per evitare che si possa scivolare verso una sorta di monopolio”. Con il rischio di incorrere negli stessi errori commessi con il privato accreditato».

Come immagina una rete della solidarietà funzionale alle esigenze della Lombardia?

«Immagino l’utilizzo di strutture diverse, dalle case famiglia a quelle di accoglienza (per periodi brevi), alle grandi strutture simil-alberghiere, con livelli diversificati di accoglienza e di partecipazione del volontariato che coinvolgerà sia esterni che ospiti della struttura. Le mense e la distribuzione di alimentari dovranno assecondare le mappature dei bisogni ed essere quanto più possibili affidate al volontariato».

Trasporti

Durante la pandemia sono state prese decisioni controverse in merito alla mobilità, soprattutto nella prima ondata pandemica. Ne è emersa una certa fragilità nella visione, nella opportunità, nella risposta concreta al bisogno dei lavoratori e degli studenti, soprattutto se pendolari.

Quali sono le effettive criticità della mobilità a livello locale e regionale?

Ester Pungolino«L’inadeguatezza dei mezzi si misura per il livello di manutenzione, ma soprattutto per numero; e quello, già inadeguato, spesso si riduce ulteriormente perché saltano treni, corse degli autobus e dei tram, creando anche situazioni di sovraffollamento rischioso nei periodi di epidemia, evento che ha avuto effetti drammatici nella fase di pandemia».

Mobilità efficace significa tra l’altro aggiornamento delle infrastrutture necessario per garantire anche alle persone con disabilità – ogni tipo di disabilità – di utilizzare i mezzi pubblici. Che non è un regalo dell’amministrazione, ma il riconoscimento del diritto dei cittadini.

Quali azioni sono necessarie e con quali fondi potrebbero essere sostenute?

«Molti dei mezzi attuali devono essere sostituti con altri più moderni e flessibili. Il ricorso ai fondi europei ed al Pnrr è fondamentale e deve essere gestito con rapidità sia progettuale che operativa. Non è più possibile tergiversare, occorre affrontare le questioni più urgenti senza esitazioni».

Sicurezza dei lavoratori che operano sui mezzi di trasporto. Come affrontare il problema?

«L’argomento è estremamente complesso. Esistono aree degradate in cui non può essere sufficiente aumentare la presenza delle forze dell’ordine, cosa comunque necessaria e urgente. Si dovrà puntare a un recupero del tessuto sociale con interventi che sgretolino il ghetto, soprattutto psicologico, e creino flussi positivi di persone».

Un pensiero in vista del voto

«Se siamo stati davvero coerenti nei comportamenti, e forti tanto da poter essere talvolta discontinui nell’azione politica rispetto ad alcuni orientamenti del passato, avremo la fiducia dei cittadini», afferma la candidata dopo un intenso scambio di vedute.

Riemerge il suo vissuto di medico, professione – missione che implica il dover affrontare problematiche serie, scenari complessi. Ester Pungolino chiude con una riflessione: «Sa, ho imparato molto dai miei pazienti, straordinariamente capaci di resilienza».

 

Chiara Francesca Caraffa

Foto © Mario Sirio Levati, Partito Socialista Italiano

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Chiara Francesca Caraffa
Impegnata da sempre nel sociale, è Manager del Terzo Settore in Italia, ove ricopre ruoli istituzionali in differenti Organizzazioni Non Profit. Collabora con ETS in Europa e negli Stati Uniti, dove promuove iniziative per la diffusione della consapevolezza dei diritti della persona, con particolare attenzione all'ambito socio-sanitario. Insegna all'International School of Europe (Milan), dove cura il modulo di Educazione alla salute. Cultrice di Storia della Medicina e della Croce Rossa Internazionale ed esperta di antiquariato, ha pubblicato diversi volumi per Silvana Editoriale e per FrancoAngeli.

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