Lavoro, in Italia straordinari non retribuiti e conflitto per orari antisociali

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Occupazione

Metà degli occupati del Belpaese lavora in orari non sostenibili con la vita privata. Necessario un cambiamento organizzativo e buona gestione delle risorse umane

Qualità del lavoro? L’Italia è messa male. Secondo i ricercatori dell’Inapp – Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche – il Belpaese, in Europa, è in una sorta di Terra di mezzo tra quelli dove la qualità della vita lavorativa è più elevata, come nei Paesi scandinavi, ma anche in Austria, Germania, Svizzera. Siamo in fondo alla classifica con i Paesi dell’Est Europa per una scarsa protezione del mercato del lavoro e dell’ambiente lavorativo. Nel Mezzogiorno il 69% degli occupati lamenta immobilismo nelle carriere professionali, con valori elevati tra i dipendenti pubblici e i giovani tra i 18 e i 34 anni ove  si raggiunge il 73%.

Il rapporto di Inapp ci dice che i lavoratori del Mezzogiorno, ben il 71%, lamenta di svolgere attività ripetitive e molti risultano incardinati in realtà produttive di piccole dimensioni (da 1 a 5 dipendenti).

Straordinari non retribuiti

L’indagine dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, ha coinvolto nel 2022, ben 45.000 individui dai 18 ai 74 anni, e ha focalizzato il problema degli straordinari. Il risultato è che un lavoratore su sei, svolge straordinari ma non gli vengono retribuiti. Si tratta di un dato preoccupante perché sono fatti da sei occupati su dieci, pari al 60%. In maggioranza si tratta di uomini (64,7%) mentre le donne sono al 54,1%. Le motivazioni sono varie, ma nella maggior parte dei casi, il 51,2%, i lavoratori sono concordi nell’affermare che i carichi di lavoro sono eccessivi e debbono far fronte a carenza di personale. Solo un 18,4% lo fa per guadagnare di più.

Lavoro svolto in orari “sballati” ovvero antisociali

Il problema degli straordinari ha fatto emergere un altro dato allarmante. Circa la metà degli occupati, svolge il proprio lavoro in orari che possiamo definire antisociali. Più specificamente il 18,6% lavora sia di notte che nei giorni festivi. Si tratta di ben 3,2 milioni di persone, di questi oltre seicentomila la notte e circa trecentomila anche il sabato e la domenica. Le donne invece sono impegnate maggiormente il sabato o nei festivi.

Occupazione che si scontra con esigenze di vita

«Spesso la domanda di lavoro richiede disponibilità che confliggono con le esigenze di vita» – afferma il prof. Sebastiano Fadda presidente dell’Inapp – «in alcuni settori economici come il commercio o la sanità o in alcune professioni di addetti ai servizi. In questi casi il lavoro notturno o nei festivi è insito nella prestazione, ma è anche vero che ora sembra diffondersi dove non è strettamente necessario. Quindi, è urgente avviare una seria riflessione sulla organizzazione e sulla articolazione del tempo di lavoro ma anche sulla sua quantità e distribuzione».

I lavoratori che stanno peggio

Secondo il rapporto Inapp vi sono in Italia circa 900mila dipendenti che oltre ad avere un parttime involontario, svolgono la propria attività la notte o nei festivi e non per scelta. A questi lavoratori subordinati, si aggiungono molti autonomi i cui tempi di lavoro sono  impegnativi perché legati alle esigenze della clientela. È un modo di lavoro che è particolarmente oneroso, dicono i ricercatori, perché si concentra la loro attività, in momenti in cui non sono disponibili i servizi e comunque in generale, costituisce uno sfasamento rispetto gli orari diffusi nella maggioranza della popolazione.

All’estero si parla di orari ridotti e in Italia?

Mentre altrove si discute e si avviano sperimentazioni di orari ridotti o settimana corta, nel Belpaese restano ancora da superare vecchi modelli di organizzazione del lavoro, che incidono pesantemente sui tempi di vita. Il mondo del lavoro diventa sempre più digitale, veloce in costante evoluzione ma per gran parte dei “lavoratori tradizionali” che non riescono a stare alla pari, si presentano problemi spesso irrisolti sulla distribuzione degli orari. Occorre quindi trovare soluzioni organizzative equilibrate, sia in termini di turnazione che di alleggerimento dei vincoli di orario in generale, che consentano sostenibilità tra vita dei lavoratori e vita privata – sociale per giungere ad un “lavoro dignitoso”. Le nuove tecnologie e appropriati modelli organizzativi, devono quindi sconfiggere il “lavoro disumano” e garantire altresì occupazioni ben retribuite, tutelate e alta produttività.

Il problema dei “permessi”

OccupazioneIl Rapporto parla di datori di lavoro particolarmente restii a concedere permessi. 4,7 milioni degli occupati dichiarano di non poter o non volere prendere permessi per motivi personali. Gli uomini hanno maggiore autonomia e quasi il 24% può modulare l’impegno lavorativo. Per le donne si evidenziano “pressioni” che disincentivano l’uso dei permessi. Sono soprattutto gli autonomi che svolgono attività in para – subordinazione che dichiarano che nel proprio contesto di lavoro, non sono previsti permessi e che non è ben visto chi li prende.

I sottooccupati e la voglia di lavorare di più

C’è una consistente quota di sottooccupati che vorrebbero lavorare per un maggiore numero di ore. Questa sottoccupazione è più presente tra le donne in quanto nel part-time è maggiore la componente femminile. Si tratta quasi sempre di lavoratori con bassa scolarità che svolge la propria attività in aziende di piccole dimensioni e che, purtroppo, è destinata a non ottenere risposte ai loro desideri.

Il futuro del lavoro ai tempi del “digital transformation”

Il 16 febbraio nel rapporto della UnionCamere si parla di quale sarà la richiesta occupazionale nei prossimi cinque anni sia per le Imprese che per la Pubblica Amministrazione. In ambito digitale le imprese avranno bisogno tra i 275mila e i 325mila lavoratori con competenze matematiche e informatiche (Impresa 4.0). Il fabbisogno riguarderà cinque filiere: salute e benessere, education e cultura, meccatronica e robotica, mobilità e logistica, energia.

I settori che offriranno maggiori possibilità lavorative

In dettaglio, secondo le stime, il maggiore fabbisogno occupazionale sarà per l’industria della fabbricazione di macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto sulle 94mila unità, industrie metallurgiche 69mila, l’industria alimentare 56mila e il comparto tessile abbigliamento, pelli e calzature con 52mila unità.

Tra i servizi i maggiori fabbisogni saranno nel commercio – riparazioni con oltre 400mila unità, sanità e assistenza sociale 415mila, turismo e ristorazione con 258mila.

Titoli di studio più richiesti nel futuro

I laureati e i diplomati rappresentano il 62% del fabbisogno. Di questi il 54% è previsto per il settore privato ed il 98% nel pubblico. Per i laureati la domanda di personale supera il milione di unità, si concentra per lo più in ambito sanitario con una richiesta che raggiunge le 176mila unità, seguito da quello economico con 162mila, da ingegneria con una domanda di 136mila lavoratori e quindi l’area giuridica con 103mila unità.

Auspicabile che si apra ora una fase di discussione a livello governativo per il miglioramento delle attività di orientamento degli studenti, che si basino sulle effettive prospettive occupazionali future che nei passati Governi sono state colpevolmente disattese.

 

Giancarlo Cocco

Foto © Casartigiani, Edizioni Simone, Studio Riitano, Informagiovani Ferrara

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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