Ucraina, l’Occidente c’è

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Ucraina

La Cina sembra stia facendo la sua parte per arrivare a un accordo di pace alla guerra iniziata un anno fa, ma gli Stati Uniti credono che, invece, stia aiutando la Russia

A quattro giorni dall’anniversario dell’inizio del conflitto Ucraina – Russia il presidente degli Stati Uniti Joe Biden arriva a Kiev in una visita a sorpresa. «Lei e tutti gli ucraini, signor presidente, ricordate al Mondo il significato della parola coraggio. Saremo con voi per il tempo che serve».

«Abbiamo costruito un’alleanza in tutto il Mondo, circa 50 Paesi hanno aiutato l’Ucraina a difendersi, abbiamo unito le democrazie del Mondo» ha sottolineato il presidente americano. Zelensky ha poi affermato che «La Russia non ha alcuna chance di vincere la guerra». E Biden ha aggiunto che “La Russia voleva cancellare l’Ucraina dalle mappe ma sta fallendo, l’esercito russo sta perdendo i territori una volta occupati, i soldati stanno scappando non solo dall’esercito ma dalla Russia stessa. Noi siamo rimasti uniti, la Nato è rimasta insieme, Putin non ci ha diviso, pensava di poterci sconfiggere ma credo che ora non lo pensi più… solo Dio sa cosa sta pensando».

Durante la sua visita il presidente Biden ha annunciato anche mezzo miliardo di dollari di assistenza aggiuntiva all’Ucraina. Il pacchetto includerà più equipaggiamento militare, comprese munizioni di artiglieria, più javelin e obici.

Quasi in contemporanea anche il premier giapponese Fumio Kishida ha annunciato 5,5 miliardi di dollari di aiuti supplementari per l’Ucraina.

La Russia sapeva

La Russia è stata «avvertita in anticipo» della visita di Joe Biden a Kiev. Afferma il consigliere per la Sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, in un briefing da Kiev con un ristretto gruppo di giornalisti sottolineando di «non poter rivelare la risposta di Mosca per motivi di sicurezza».  «Una visita rischiosa e complicata da organizzare, una scelta forte da parte di Biden che manda un messaggio importante all’Ucraina. Si tratta di una visita di un presidente americano in una zona di guerra dove non ci sono truppe americane, il che rende tutto più complicato. Ma Biden voleva dimostrare che gli Stati Uniti restano al fianco di Kiev»

A tal proposito Dmitri Medvedev, vicepresidente del consiglio di Sicurezza russo, su Telegram, scrive: “Biden, avendo ricevuto in precedenza garanzie di sicurezza, è finalmente andato a Kiev. Ha promesso molte armi e ha giurato fedeltà al regime neonazista fino alla tomba”.

 A Bruxelles i ministri degli Esteri cercano di trovare soluzioni

Intanto nella Capitale belga i ministri degli Esteri europei si riuniscono per discutere del decimo pacchetto di sanzioni anti-russe (che includerà anche misure restrittive all’Iran) e il sostegno militare all’Ucraina. I ministri discuteranno anche della situazione dei diritti umani in Afghanistan e della possibilità di revisionare le sanzioni alla Siria per permettere un più facile accesso degli aiuti umanitari dopo il devastante terremoto dei giorni scorsi.

UcrainaPer il Belpaese partecipa alla riunione il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ribadisce che l’Italia è «impegnata a fare tutto ciò che è possibile affinché non ci sia una sconfitta dell’Ucraina, per poi arrivare a un accordo di Pace. Stiamo inviando strumenti per la difesa aerea. Nelle prossime settimane si perfezionerà l’invio di Samp-T (missili terra-aria, ndr). Non si è parlato di caccia, abbiamo sempre inviato armi difensive, non offensive».

Estonia e Lettonia

Tra le proposte spicca quella dell’Estonia che, attraverso le parole del ministro Urmas Reinsalu, suggerisce di «lanciare un programma di approvvigionamento paneuropeo del valore di quattro miliardi di euro per avviare una consegna sistematica di un milione di proiettili di artiglieria» dato che in Ucraina iniziano a scarseggiare. Ha poi aggiunto che «con le attuali capacità dell’industria militare, possiamo raggiungere il bisogno ucraino in circa sei anni e questo è del tutto inaccettabile».

Anche da parte della Lettonia arrivano parole di incoraggiamento. Il presidente del Parlamento, Edvards Smiltēns, al termine dell’incontro, avvenuto a Riga, con il vice presidente del Parlamento ucraino Olena Kondratyuk ha affermato che la Lettonia «continuerà a supportare l’Ucraina fino alla vittoria. Sta per iniziare la seconda ondata di attacchi e proprio adesso l’Ucraina ha bisogno di aiuto. Forse il peggio deve ancora venire. La Lettonia intende fornire il suo appoggio attraverso il nuovo format 3+1 (Paesi baltici+ Polonia), così come in altri modi. Manterremo il nostro impegno fino alla vittoria dell’Ucraina». Nel corso dell’ultimo anno, la Nazione ha fornito un aiuto pari a circa 480 milioni di euro ossia oltre l’1% del proprio Pil. In Ucraina sono stati inviati due elicotteri, droni e sistemi di difesa antiaerea. Il Paese si è inoltre assunto la responsabilità dell’addestramento di circa 2.000 soldati ucraini.

Anche la Nato è pro armi

Dello stesso avviso l’alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera e di Sicurezza, Josep Borrell. Il quale annuncia: «andrò alla Nato insieme al ministro agli Affari esteri, Dmytro Kuleba e con il segretario generale della Nato avremo un incontro e il tema sarà come fornire velocemente armi all’Ucraina, specialmente munizioni. Il problema più pressante oggi per l’esercito ucraino è avere un flusso continuo di munizioni di calibro 1.55 che sono le più importanti. L’artiglieria russa spara circa 50 mila colpi al giorno e l’Ucraina deve essere allo stesso livello di capacità».

«Faremo tutto il possibile, usando l’European peace facility (Epf) per dare finanziamenti, cercando il modo con cui l’Agenzia europea per la difesa e la Commissione europea, tutti insieme, possiamo fare acquisti congiunti, chiedendo ai Paesi membri di dare parte delle riserve all’esercito ucraino. È il tema più urgente. Se falliamo questo, il risultato della guerra è a rischio», ha evidenziato Borrell.

Caso Cina

Nel frattempo il capo della diplomazia cinese, Wang Yi, va in visita a Mosca. Sembra che voglia discutere con i russi della proposta cinese di un piano di pace annunciata alla conferenza di Monaco.

Immediata la reazione degli Usa con Blinken, segretario di Stato, che avverte Pechino di conseguenze nel caso in cui la Cina invierà armi a Mosca che ha commesso “crimini contro l’umanità”. «Siamo preoccupati del fatto che la Cina stia valutando di sostenere lo sforzo bellico della Russia in Ucraina con aiuti letali, qualcosa che stiamo osservando molto, molto da vicino». Blinken non ha voluto illustrarele conseguenze” ventilate, ma ha detto di aver messo in guardia la Cina, parlandone direttamente con il capo della diplomazia cinese, Wang Yi, a margine della Conferenza sulla Sicurezza a Monaco di Baviera.

Secondo Blinken, gli Stati Uniti hanno già visto aziende cinesi fornire supporto non letale alla Russia.

Cerca, invece, di calmare le acque Josep Borrell. «Ho parlato con Wang Yi, ho espresso la nostra forte preoccupazione che Pechino fornisca armi alla Russia. Ho chiesto che la Cina non assista la Russia e ho detto che sarebbe una linea rossa delle nostre relazioni. Lui mi ha detto che la Cina non lo farà, ma dobbiamo restare vigili».

In un’intervista alla CNN, anche l’ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite ha affermato che “si oltrepasserebbe la linea rossa”. Aggiungendo «accogliamo con favore l’annuncio cinese che vogliono la pace perché è quello che vogliamo sempre perseguire in situazioni come questa. Ma dobbiamo anche essere chiari sul fatto che se ci sono pensieri e sforzi da parte dei cinesi e di altri per fornire un supporto letale ai russi nel loro brutale attacco contro l’Ucraina, ciò è inaccettabile».

La risposta della Cina

Piccata la risposta di Pechino attraverso le parole del portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, secondo cui «quelli che non smettono di fornire armi al campo di battaglia sono gli Stati Uniti, non la Cina. Gli Usa non sono qualificati per dare ordini alla Cina e non accetteremo mai dettino o impongano come dovrebbero essere le relazioni cino-russe».

 

Ginevra Larosa

Foto © Economist Intelligence Unit, Virgilio, CNN

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