Dopo la guerra, tra il mare della Romagna e del Veneto

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Italia

Nel 1946 e nel 1957 in Italia nacquero le Repubbliche di Bosgattia e delle Rose che però ebbero vita breve

L’ultima guerra, insieme a lutti e rovine, portò anche delle curiosità nel panorama non solo politico, ma anche geografico dell’Italia.

In quegli anni tumultuosi, alla frontiera orientale del Friuli, l’esercito del maresciallo Tito occupava con una feroce pulizia etnica, le terre dell’Istria da sempre italiane, mentre a sud, in Sicilia, nasceva il partito per l’indipendenza per fare dell’isola addirittura il 52° Stato degli Usa. E ancora a nord, i francesi si prendevano Briga e Tenda, antiche terre piemontesi, attuando il trattato di pace con l’Italia. Mentre tutto ciò accadeva, in Romagna o, meglio, sulle coste adriatiche nascevano, a distanza di dieci anni, l’una d’altra, ben due Nazioni sul vero senso del termine che, come vedremo, avevano una Capitale, emanavano leggi, stampavano moneta e francobolli, insomma non mancava loro nulla eccetto una sola cosa: la sovranità territoriale.

Ma come poté avvenire tutto questo? Potremo rispondere grazie all’inventiva italica, ma andiamo con ordine.

Repubblica di Bosgattia

Per sfuggire dalla vita drammatica e convulsa della Città in quegli anni post bellici, ci fu chi pensò bene di trasferirsi lontano da tutto questo, non solo per cambiare vita, ma addirittura per fondare un territorio libero e indipendente dove poter vivere tranquillamente, insomma una Nazione ex novo, nasceva così nel 1946 la Repubblica di Bosgattia seguita anni dopo, nel 1957 dalla Repubblica delle Rose che, purtroppo per loro, non ebbero però un epilogo fortunato.

Per motivi cronologici iniziamo il racconto con la Repubblica di Bosgattia, un nome certamente curioso, ma che nel dialetto locale significa il maiale, dunque, la ricchezza e con questo buon auspicio sorse questa iniziativa su un isolotto alla foce del Po, nel cuore del Polesine, tra Veneto e Romagna.

Ciò che spinse inizialmente, come accennato, fu per ritirarsi da quei difficili e dolorosi tempi e ritrovare un po’ di pace, oggi diremmo il relax, bisognava però trovare una zona tranquilla dove ricostruire la propria vita e questa venne scorta da Luigi Salvini, un uomo di cultura, professore di linguistica di origini milanesi che aveva sposato una donna del luogo e, grazie a questo matrimonio, aveva scoperto anche questo angolo che per lui era un vero paradiso.

Da questa idea nacque, una volta acquisito l’isolotto, il progetto per una vera e propria Nazione con un ideale spartano dove non c’era assolutamente alcuna comodità: per mangiare c’era solo la pesca che poteva fornire il mare e per dormire non case, ma le classiche e scomode tende canadesi, in compenso c’era in abbondanza la libertà e l’armonia. Inizialmente, però, non si parlava di dar vita a una vera Nazione indipendente, ma solo di un luogo tranquillo dove poter vivere in pace, ma una tale iniziativa non poteva rimanere ignorata per troppo tempo.

Una propria moneta

Ben presto questo stile di vita attirò molti curiosi e, visto il successo dell’iniziativa e l’aumento degli abitanti, in totale una decina di persone residenti stabilmente, si cominciò a ipotizzare l’idea di nuova Repubblica indipendente con un proprio consiglio di anziani, con tanto di bandiera e poche regole da osservare come quella di poter avere accesso all’isola con un contributo di pesce o di altra merce da barattare, nonostante la neo comunità avesse già una sua moneta, il Çievaloro, che tradotto significava il cefalo, raffigurante sulla banconota artigianale la tenda canadese, ormai simbolo della Nazione, e con un rapporto alla Lira di uno a cinque del suo corso, ovviamente illegale, sulle spiagge del Po. A questo si aggiunsero ben presto la stampa di cartoline postali e francobolli che raccontavano la vita della giovane Repubblica, il tutto creato sempre da Salvini.

Non poteva certo mancare uno spazio alla cucina del luogo creando ricette come il risotto di cefalo, la zuppa di pesce, la carpa arrostita, il pesce gatto in umido, le anguille e le uova cucinate in modo caratteristico, i meloni e le angurie, insomma un menù che, pur a distanza di quasi settant’anni, rimane ancora degustato nei ristoranti della zona, ma come tutti i sogni anche Bosgattia era destinata a finire.

Nel 1957 Luigi Salvini si ammalò gravemente e poco dopo morì improvvisamente e con lui il sogno della sua piccola Repubblica indipendente.

Repubblica delle Rose

ItaliaSe l’isola alla foce del Po non ebbe seri problemi con le forze dell’ordine, vista più come una goliardata che altro, assai diverso fu invece il destino, dieci anni dopo i fatti del Po, di un’altra iniziativa quasi analoga: la Repubblica delle Rose che sorse fuori dalle acque territoriali italiane di fronte ancora una volta la Romagna, per non avere problemi legali, ma così non fu.

Il suo ideatore era un talentuoso ingegnere bolognese, Giorgio Rosa, pieno di iniziative, ma con un difetto: amava la libertà fuori dalle burocrazie, dalle leggi e dalle tasse, insomma sognava un luogo affrancato da ogni servitù. Questo era il suo sogno, ma dove trovare un’isola con queste caratteristiche?

Rosa pensò bene di mettere in pratica i suoi studi di ingegnere e se non c’era in natura una tale isola la si poteva sempre costruire. Progettò così una struttura alta 36 metri composta di tubi d’acciaio saldati sul fondo marino a una profondità di 14 metri per una superficie di 400 mq e a soli 11 km da Rimini. Un sistema che si dimostrò, una volta realizzato, cento volte meno costoso delle piattaforme petrolifere in mare e anche assai più solido.

La prima emittente radiofonica diversa dalla Rai

Una volta creata la piattaforma, era il 1965, la neo Repubblica delle Rose cominciò a formarsi: c’era una piazzetta, un bar, un piccolo residence, una lingua ufficiale come l’esperanto, una moneta il Milo a cambio fisso con la Lira, addirittura 1 a 1, e, novità assoluta, anche una radio libera in pieno conflitto con l’allora monopolio Rai che rese celebre la neo Nazione proprio per questa emittente che trasmetteva, fuori dai paludati radiogiornali dell’epoca, notizie dette assai liberamente.

L’iniziativa della Repubblica non era certo vista di buon occhio dalle autorità e ben presto cominciò una vera e propria guerra per boicottarla con pretesti sempre nuovi e assurdi visto che la Repubblica delle Rose sorgeva fuori dalle acque territoriali italiane.

Gli abitanti, anche qui appena una decina, cercando di difendersi dalle pretese italiane e nel maggio del 1968 proclamarono la loro piattaforma un vero e proprio Stato indipendente con un Governo e addirittura cinque ministri. A questo punto la vita per la piccola Nazione fu ancora più complicata.

Le autorità italiane cercarono in tutti i modi di crearle problemi, prima con una sedicente proibizione di estrazione petrolifera, cosa del tutto inventata, poi denunciando un accordo mai dimostrato con l’allora Urss per una base di sottomarini atomici e non contenti si passò alla buon costume denunciando che sulla piattaforma si praticava l’amore libero con tanto di casinò e di bordello accluso, insomma l’elenco delle insinuazioni, tutte ovviamente mai provate, era lunghissimo.

La natura è incontrollabile

Dopo una serie di sconfitte legali nei confronti dell’Italia, le autorità decisero di minare la struttura e, dopo aver fatta allontanare i pochi abitanti, si cominciò a collocarvi esplosivi, ma senza successo: l’impianto dell’isola si dimostrò essere stato costruito in maniera solida e fu solo con una violenta mareggiata anomala nell’Adriatico che nel 1969 travolse l’isolotto artificiale lasciando solo l’armatura della costruzione e facendo di essa una struttura fantasma.

La repubblica non risorse più, ma il suo ricordo è rimasto sempre vivo nelle popolazioni del litorale romagnolo/veneto e chissà se un giorno un altro Giorgio Rosa non darà vita a una nuova Nazione libera e indipendente, ma questa volta dovrà essere ancora più lontana dalle coste italiane.

 

Antonello Cannarozzo

Foto © ItRovigo, Riviera romagnola

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Antonello Cannarozzo
Giornalista professionista dal 1982. Nasce come consulente pubblicitario, in seguito entra nella redazione del quotidiano Il Popolo, dove diviene vaticanista ed in seguito redattore capo. Dal 1995 è libero professionista e collabora con diverse testate su argomenti di carattere sociale. In questi anni si occupa anche di pubbliche relazioni e di uffici stampa. La sua passione rimane, però, la storia e in particolar modo quella meno conosciuta e curiosa. Attualmente, è nella direzione del giornale on line Italiani.net, rivolto ai nostri connazionali in America Latina, e collabora con Wall street international magazine con articoli di storia.

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